Sterzata a Palazzo San Giacomo
di Mimmo Carratelli
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Napoli, la città dei fori imperiali - Sesta puntata -Il neoassessore Nugnes è partito in quarta. Sbloccati gli appalti per i canali circondariali di Pianura. Cinque punti critici del sottosuolo sul tavolo degli interventi più urgenti. La deviazione per bypassare la strozzatura fognaria che allaga il “San Paolo”. Chiesti 20 milioni di euro alla Protezione civile per affrontare il grosso problema dell’Arena Sant’Antonio. E’ giovane, è forte e non si dà per morto. Giorgio Nugnes, un petalo della Margherita, 46 anni, sposato, due figli, neoassessore comunale alla Protezione civile e alla difesa del suolo e sottosuolo, è stato scelto per il suo preciso incarico dal sindaco Rosa Russo Iervolino anche perché “è un uomo di Pianura”, abita cioè in uno dei quartieri più a rischio di dissesto idrogeologico.
Nugnes, sfuggendo ad ogni campanilismo di quartiere, si è messo subito al lavoro, con l’entusiasmo e l’ambizione del neofita, per venire a capo del complesso e costoso problema del sottosuolo napoletano in tutta la sua estensione. Nasce una speranza. Che si faccia finalmente qualcosa, e qualcosa si sta facendo partendo proprio da Pianura che si allaga e va in tilt ad ogni pioggia consistente.
Sul tavolo dell’assessore Nugnes sono in evidenza cinque punti critici del sottosuolo sui quali vuole intervenire senza indugio. Essi sono: 1) la via Ben Hur a Soccavo; 2) il cavone degli Sbirri nei pressi dell’ippodromo di Agnano; 3) il vallone San Rocco; 4) l’Arena Sant’Antonio; 5) le fogne Pisani a Pianura.
L’assessorato ha rimesso in moto tutto l’iter burocratico e tecnico per intervenire sulla sistemazione idrogeologica della collina dei Camaldoli incombente su Soccavo e Pianura chiedendo alle imprese la ripresa dei lavori non conclusi e l’inizio di quelli mai iniziati ma appaltati.
Si tratta della sistemazione dei cosiddetti canali circondariali di Pianura per la disciplina delle acque che scendono dalla collina dei Camaldoli a valle. Gli interventi richiederanno una spesa complessiva di 8.725.239,41 euro, finanziati dai protocolli di intesa fra la Regione e il Commissariato di governo ad eccezione di un solo intervento a carico del bilancio comunale. Le imprese appaltatrici sono la Ati Iaccarino Costruzioni, il Gruppo Gre, la Minedil, l’Ati Spinosa Costruzioni, l’Allerta, l’Ati Mga, la Costruzioni generali, l’Elettrovit. Che si diano da fare. L’assessore Nugnes ha promesso di fargli sentire il fiato sul collo.
Per la sistemazione dell’alveo Torciolano, iniziata nel novembre 2004, lo stato di avanzamento è al 50 per cento e dovrà concludersi nell’estate prossima. Per gli alvei e collettori Sant’Antonio, Nazareth e per il canale pedemontano Eremo, i lavori, sospesi nel dicembre 2005, sono maggiormente in ritardo: solo il 25 per cento è stato portato al termine. Sono fermi al palo i lavori per gli alvei e collettori Varchetta, Piccola Lourdes e Soffritto e per gli alvei Grottole, villa Tufo e Palmentiello. Su questi ritardi e le sospensione degli interventi, l’assessore Nugnes ha garantito il pugno di ferro. Intanto, assicura di avere sbloccato gli appalti. Si può ricominciare a lavorare.
Per la risoluzione dei problemi dell’Arena Sant’Antonio, il condotto maggiormente critico che incombe sulla conca di Soccavo, è stato chiesto un finanziamento di 20 milioni di euro attraverso un contatto diretto tra l’assessore Nugnes e il capo della Protezione civile Guido Bertolaso, impegnato sino al collo nelle emergenze napoletane (rifiuti in testa).
Di recente, si è allagato nuovamente lo stadio “San Paolo”. Il problema è sempre quello della strozzatura dell’Arena Sant’Antonio nei pressi dello stadio per cui le acque pulite e fecali fuoriescono. La strozzatura, deviando il percorso lineare dell’Arena e costringendolo in un tratto tortuoso, è una eredità dei lavori di Italia 90 per il “San Paolo”. L’intervento urgente, già in atto, mira a deviare il percorso dell’Arena, prima della strozzatura, collegandolo all’emissario di Bagnoli, il collettore del Consorzio Ricostruzione (Co.Ri) che, fra molti problemi, corre parallelo all’Arena Sant’Antonio nella sua parte terminale.
Sull’Arena Sant’Antonio e sulla collettrice Montella, che sono i condotti più problematici del sottosuolo napoletano, l’assessore Nugnes ha promesso di fare il punto la prossima volta.
Com’è noto, l’Arena Sant’Antonio è un alveo borbonico a cielo aperto in alcuni tratti, tombato in altri, lungo 4,5 chilometri, che dai Camaldoli, nei pressi dell'Eremo dei Benedettini, scende a Soccavo e a Fuorigrotta sboccando in mare sulla spiaggia di Coroglio. Convoglia acque di rifiuto con difficoltà per le sezioni non uniformi, le pendenze variabili, il sovraccarico dovuto alla selvaggia urbanizzazione della collina vomerese e i manufatti obsoleti.
La collettrice Montella parte dalla collina dei Camaldoli, sottopassa via Acitillo, si allunga sotto via Aniello Falcone e via Tasso e sfocia nel collettore di Cuma. Spesso cede per l’abbondanza delle acque piovane ed è stata all’origine dei continui dissesti stradali, con avvallamenti e voragini, di via Aniello Falcone, forse la strada napoletana più bersagliata dagli incidenti e dalle sciagure.
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