Napoli, la città dei fori imperiali
di Mimmo Carratelli
|
Text Size |
|
Prima puntata - L’allarme dopo la prima pioggia torrenziale. Caverne, antri, cunicoli, cave, grotte nel sottosuolo-groviera. Una capitale sotterranea bucata. I grandi collettori e 1500 chilometri di fogne. Una mappa incompleta: molte sono le cavità sconosciute. Gli ultimi dissesti e la scoperta del vuoto di Montesanto. Parlano geologi e ingegneri. I progetti del Comune.E’ arrivata la prima pioggia, torrenziale, per tutta la notte e ancora scrosci al mattino, un velario d’acqua su Napoli. E’ scattato il primo allarme della città di cartone, la città di mare con voragini, la città groviera, la città forata. Napoli, la città dei fori imperiali: le grandi caverne, gli antri, i cunicoli, le cave, le grotte del suo sottosuolo intricato. Grande ed esteso è l’impero delle caverne napoletane. Una capitale sotterranea bucata.
La città di sotto è il fragile contraltare della superficie cementificata della metropoli mostruosa di case, palazzoni e quartieri. E’ un paesaggio rovesciato come l’avrebbe immaginato Italo Calvino, ma senza il fascino delle sue “città invisibili”.
A quale delle città fantastiche dello scrittore assomiglia Napoli? Forse a Zaira “che s’imbeve come una spugna”. Oppure a Zora che si disfa e scompare, ad Isaura “dai mille pozzi”, ad Ottavia “città-ragnatela sospesa sull’abisso”. Ma anche a Leonia, “una fortezza di rimasugli, dove la spazzatura migliora la sua sostanza, resiste al tempo, alle intemperie, a fermentazioni e combustioni”.
Napoli come Argia che ha cunicoli di vermi e fessure in cui si insinuano le radici. Napoli come Tecla che ha impalcature di legno e armature metalliche e il timore che, una volta tolte, la città cominci a sgretolarsi. O, forse, Napoli è proprio come Bersabea che nel suo ventre custodisce “pattumiere rovesciate, croste di formaggio che franano, carte unte, risciacquatura di piatti, resti di spaghetti, pece che cala per le cloache, di nero buco in nero buco, fino a spiaccicarsi sull’ultimo fondo sotterraneo, una città fecale”.
Neanche con la fantasia di Calvino si potrebbe descrivere lo straordinario paesaggio napoletano di sotto, la città greca e la città romana, strade e pietre antiche, percorsi d’acquedotti, camminamenti, solchi pluviali, alvei naturali e, nate dai regi decreti di fine Ottocento e dall’ingegneria post-borbonica, le autostrade sotterranee delle acque chiare e nere: il Collettore Alto e il Collettore Medio, il Collettore Basso Orientale e il Collettore Basso Occidentale, il Collettore Montella, il Collettore Occidentale delle Colline e il Collettore Orientale delle Colline, il Collettore Pluviale Urbano, gli Scarichi della città bassa.
E’ il regno delle condotte fognarie che, oggi, si sviluppano per 1500 chilometri senza che se ne conosca l’intero percorso. Del tratto tra Castelcapuano e Forcella non si conosce nulla. E’ la Napoli di sotto che conserva molti misteri, territorio mai del tutto esplorato, antri sconosciuti, cavità non censite. Anni fa, una cavità ignorata si è rivelata a Montesanto, profonda 9 metri e ampia 400 metri cubi. Un grande vuoto sconosciuto al di sotto della stazione della Cumana e dellaCircumflegrea esteso sino a piazza Montesanto. Fu scoperto nel corso delle opere di ristrutturazione previste dalla Sepsa per la palazzina della stazione. La cavità venuta alla luce non è lontana dalla grotta del rione utilizzata, durante la guerra, come ricovero. Era capace di accogliere duemila persone, con tre ingressi.
Sostiene il professore Franco Ortolani, ordinario di geologia: “Quello di Montesanto è un altro caso di cavità non conosciuta. Fu nominato un Commissario straordinario per l’emergenza sottosuolo di Napoli nel 1997 per individuare i problemi che determinano i dissesti cittadini e le relative soluzioni. Ma sono evidenti le carenze del metodo di indagine da parte del comitato tecnico che collabora col Commissario”.
Ma chi possiede il segreto di un metodo di indagine completo e definitivo? Chi sono i tecnici al lavoro? E perché non si viene a capo di nulla anche dopo la nomina di un Commissario straordinario? I napoletani chiedono, ma nessuno risponde.
Questo e altro di cui poco si sa è la città che, sotto i nostri piedi, respira, trasuda, ansima, si gonfia, cede, si ricompone, esplode. La rete fognaria, portata a termine nel 1915, deve smaltire oggi le acque e il liquame di una metropoli cresciuta quattro volte. Prima della grande cementificazione, nella rete fognaria cittadina furono fatte affluire, dal 1925, le acque di otto ex comuni autonomi fino ad allora serviti da pozzi neri e da canalizzazioni pluviali a pelo libero, il carico eccessivo della grande periferia napoletana: da oriente San Giovanni a Teduccio, Barra, Ponticelli; a occidente Soccavo e Pianura; a nord Secondigliano, San Pietro a Paterno,Chiaiano.
Una indagine del 1967 rivelò 220mila metri quadrati di cavità nel sottosuolo napoletano, diventati 700mila trent’anni dopo, nel 1997: messi insieme coprirebbero la superficie di una città come La Spezia. Abbandono, saccheggio, disboscamenti, incendi, poderi e giardini cementificati, colline appesantite dai falansteri residenziali e popolari hanno aggravato le condizioni del sottosuolo napoletano. L’estrazione del tufo ha lasciato grandi “buchi”, spelonche, cave vuote. Illegalità omicide si sono sovrapposte ai piani regolatori lasciando la città sospesa su un vuoto minaccioso.
Indagini e tragedie, crolli, frane, avvallamenti, morti hanno segnato l’annosa emergenza del sottosuolo napoletano. Il dissesto di via Manzoni e la voragine di via Nevio sono stati gli ultimi segnali del pericolo. Qualcosa finalmente si muove, non solo la terra. Qualcosa si è mosso. Il Comune ha dato inizio a un piano di interventi per una spesa di oltre 11 milioni di euro. I lavori sono cominciati nel febbraio 2004.
Vedremo nelle prossime puntate di che cosa si tratta e continueremo a raccontare la storia della Napoli cava, la città di sotto. Geologi e ingegneri offriranno il contributo delle loro ricerche, delle loro tesi, delle soluzioni possibili. Andiamo nella città dei fori imperiali, i fori delle cavità secolari e dei vuoti creati stoltamente dagli uomini nel sottosuolo di Napoli.
(continua)