L'Opinione
Viaggio nella spazzatura campana
Rischio malattie - 5
di Achille della Ragione
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E la dimostrazione lampante della catastrofe nella gestione dei rifiuti è costituita dalla cronaca degli ultimi giorni con l’ennesima chiusura di un impianto di Cdr, che manda in tilt il sistema ed affolla di nuovo le strade di spazzatura, con la ennesima comunicazione giudiziaria al commissario Catenacci per il presunto utilizzo irregolare della discarica di Montesarchio, con le conseguenti reiterate dimissioni irrevocabili dall’incarico (è la terza volta), con la prospettiva che il bando per il mega appalto vada deserto!
Le sostanze tossiche scaricate nelle campagne casertane e nei comuni a nord di Napoli hanno in più punti avvelenato le falde acquifere e le sorgenti a cui si abbevera il bestiame, dando luogo a rischi non ancora ben valutati, ma certamente molto alti tra i consumatori di carne e di latte. Più volte le organizzazioni criminali hanno venduto micidiali misture come fertilizzanti ad inesperti contadini, che le hanno sparse sui loro campi e tali sostanze si sono trasferite nei prodotti della terra, principalmente negli ortaggi. Le greggi sono state decimate da malattie genetiche ed intossicazioni da metalli pesanti ed anche la fertilità degli ovini è quasi colata a picco.
Alle sostanze sparpagliate un po’ dovunque o addirittura scaraventate direttamente nei pozzi degli agricoltori, si aggiungono i prodotti della combustione delle centinaia di incendi dolosi, che periodicamente vengono appiccati alle discariche dalla malavita per fare spazio a nuova spazzatura. I fumi densi e catramosi, dopo aver avvelenato l’atmosfera e contribuito in maniera vistosa all’incremento di malattie respiratorie ed allergiche, si depositano al suolo e si fissano nel terreno, per poi finire sulla tavola degli inconsapevoli consumatori dei prodotti più svariati.
Anche le discariche, più o meno abusive, che sembrano a prima vista una soluzione tranquilla per lo smaltimento dei rifiuti, pur lasciando in eredità il problema alle generazioni future, sono pericolose per la salute. Infatti emettono numerosi gas alla superficie e nella parte inferiore producono una sostanza altamente inquinante: il percolato, un liquido originato in parte dalle acque piovane, che si infiltrano tra i rifiuti ed in parte dalla decomposizione degli stessi. Esso si insinua subdolamente nel terreno inquinando le acque sorgive.
Anche gli impianti dove parcheggiano enormi quantità di spazzatura indifferenziata, in attesa di essere incenerita, costituiscono un serio rischio per la salute e fanno si che la linea di confine del pericolo tra il trattamento legale e lo smaltimento in discariche illegali sia sempre più sottile. Situazione percepita più all’estero che dai mass media nostrani, come dimostra l’attenzione della Commissione europea che, di recente, ha inviato svariate lettere d’ammonimento all’Italia, nelle quali venivano contestati ben 28 casi di infrazione delle normative europee sull’ambiente.
In letteratura si susseguono da anni le segnalazioni del concreto pericolo di malattia nell’area di Caserta e Napoli. Sono studi epidemiologici, alcuni particolarmente preoccupanti, come i dati forniti dall’archivio dei tumori dell’Asl 4 di Napoli, che, già dal febbraio del 2003, segnalava nel distretto 73, corrispondente all’area orientale della Campania, un considerevole ed apparentemente ingiustificato aumento della mortalità per cancro del colon, del retto e del fegato, oltre a quella imputabile ai casi di leucemia e linfoma. Questa zona è quella dove negli ultimi anni più frequenti sono stati i casi di smaltimento criminale di rifiuti tossici. Un’area delimitata dalle cittadine di Acerra, Nola e Marigliano divenuta tristemente famosa come triangolo della morte.
Una sequenza di centri agricoli rinomati, dove la terra fino a pochi anni or sono era tra le più fertili d’Europa ed oggi è divenuta quasi del tutto inutilizzabile.
Un’altra relazione scientifica allarmante è quella pubblicata nel numero 6 di novembre dicembre 2004 sulla rivista dell’Associazione italiana di epidemiologia. Essa segnala nell’area oggetto dello studio, comprendente le città di Giugliano, Qualiano e Villaricca, in controdendenza al dato generale di una diminuzione della mortalità totale, un aumento di causa di decesso dovuta a neoplasie, in particolare tumori polmonari.
Le numerose ricerche scientifiche dimostrano il rapporto sempre più stretto tra territorio e salute ed oltre al cospicuo incremento delle neoplasie nell’area contaminata dai rifiuti tossici, si segnala l’aumento di altre patologie, come nello studio condotto dai pediatri di Aversa che hanno esaminato il paese casertano di Parete, comune limitrofo alle discariche di Giugliano. Essi hanno riscontrato un enorme aumento delle malattie broncopolmonari nei bambini della zona, dove tra l’altro sono in pericolo gli allevamenti di bufali, produttori di una mozzarella leggendaria e le coltivazioni di albicocche, fragole, mele annurche e pesche, conosciute in tutta Italia e che rappresentano la vera ricchezza di un’economia a vocazione agricola.
Nel 2005 anche l’Organizzazione mondiale della Sanità, accertatasi della gravità della situazione, ha condotto uno studio epidemiologico in collaborazione con istituzioni italiane ed è giunta alla conclusione che i rifiuti nella nostra regione hanno un grave impatto sulla salute, producendo un aumento della mortalità e della morbilità a seguito della presenza nell’aria, nell’acqua e nel suolo di prodotti tossici e cancerogeni prodotti dall’incenerimento e smaltimento illegale degli stessi.
Di questi studi si è parlato poco sui grandi quotidiani, mentre un certo clamore ha interessato la ricerca pubblicata su Lancet oncology nel settembre 2004 da Alfredo Mazza, un ricercatore del Cnr di Pisa. Egli, partendo da dati raccolti sulla letteratura internazionale di un aumento dei tumori, soprattutto al fegato, nelle popolazioni abitanti nei pressi di discariche, ha constatato una situazione ben più grave nell’area geografica da lui esaminata, il territorio circoscritto da Nola, Acerra e Marigliano, conosciuto, dopo la pubblicazione dei suoi risultati come il famigerato triangolo della morte.
In alcune località, Calabricito, a poca distanza da Maddaloni, Marcianise ed Acerra, dove da oltre 10 anni è sotto sequestro una discarica colma di rifiuti tossici, sono stati riscontrati dai tecnici della Sogin valori di diossina 100.000 (centomila!) volte superiori al limite ritenuto pericoloso, non vi è perciò da meravigliarsi se la diossina è stata riscontrata da esperti della Sogin e del Cnr persino nel latte materno.
(continua)