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Calcio
Cronache mondiali: il Brasile torna a casa
Il diario della rassegna mondiale, giorno dopo giorno
di Andrea Bello
Finisce con un sorriso, ma amaro. Diversamente da come era iniziato. Il Mondiale del Brasile pentacampione cozza contro l’iceberg francese. In maniera del tutto inaspettata fino ad un mese fa, nel pieno rispetto dei valori, invece, per quanto avevano fatto vedere sinora i giallo oro in questa rassegna iridata.

Il sorriso dei brasiliani era stato l’emblema dei mondiali di Germania, promossi in tutto il mondo nel segno dello “Joga Bonito” sudamericano, che avrebbe visto in Ronaldinho, Ronaldo, Kakà, Adriano e Roberto Carlos i suoi più protagonisti più attesi.

Ma le regole del calcio scritto scompaiono dinanzi alla sfericità di un pallone, anche se questo è targato Adidas e costruito appositamente per un campionato annunciato nelle mani brasiliane. Quattro vittorie su quattro partite giunte più per caso che per l’effettiva supremazia della squadra di Parreira, con le stelle che stavano a guardare. Forse solo quella più criticata, “el gordo” (il grasso ) Ronaldo ha lasciato il segno con tre gol e il record di Gerd Muller battuto.

Di Ronaldinho abbiamo visto soltanto i 32 denti e un sorriso stampato sulle labbra in ogni circostanza, talvolta simpatico, ma non di rado irritante. Kakà, in forma nelle prime due gare, si è poi adagiato sul ritmo soft del resto della squadra. Adriano e Roberto Carlos? Non pervenuti. Chapeau, invece, a Sua Maestà Zizou. In quella che ha rischiato di essere la sua ultima partita da calciatore professionista, Zidane ha mostrato proprio a Ronaldinho cosa significa avere esperienza di partite di grande livello. Decisivo, autoritario, è Zidane ad aver “jogato bonito” ieri sera, danzando sul pallone come ai bei tempi. Ed è il suo scudiero Henry, tante critiche, ma tre gol decisivi, ad aver firmato la vittoria.

Piange il Regno Unito e si appresta per l’ennesima volta a crocifiggere il povero Eriksson. Il Portogallo è il suo killer, i rigori l’arma del delitto. Per la seconda volta consecutiva, dopo gli Europei lusitani del 2004, l’Inghilterra capitola di fronte a Figo e compagni, che tornano a giocare una semifinale mondiale dopo 40 anni. Si è svegliato, nel frattempo, Gianluca Pessotto. Meno male. Gli avranno detto che c’è una nazionale che gioca per lui?

Luca Toni, dall’alto della sua recente doppietta, se la prende con i suoi denigratori giornalisti. Ma va bene così, scaramanticamente va bene così. Il quotidiano tedesco “Bild” ammette che in Germania ci temono. Ma non eravamo dei parassiti?
2/7/2006
  
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