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La favola di Maradona
La sua storia a puntate – 59
di Mimmo Carratelli
Pace armata col Napoli, Diego, che cosa voleva dire? Voleva dire che la “guerra” continuava. Troppe cose erano successe: il ritorno ritardato dall’Argentina, le foto di Forcella, l’esclusione dalla partita col Wettingen. E, dietro tutto questo, la tua perdizione.

Forse avevi avuto solo pochi giorni felici, ormai passati, i giorni con Heather Parisi. Una gran cotta per la ballerina americana. Pretendevi che lei lasciasse le luci della ribalta. E tutto si risolse in una passione travolgente e presto chiusa. Lei venne a Napoli, nella tua casa di via Scipione Capece, tu avevi mandato Claudia a Buenos Aires perché completasse i suoi interventi estetici. Mascalzone latino.

A Soccavo avevi appena cantato “Ferlaino è il mio padrone, quando vuole giocherò”, ma già non venisti all’allenamento del giorno dopo, quel 3 novembre 1989, col Napoli in testa alla classifica, l’Inter e la Juve a due punti, il Milan a sei. Il fedele Signorini comunicò: “Diego ha il mal di schiena”. La tua famosa schiena martoriata. S’arrabbiò il Napoli e ti mandò il dottor Bianciardi a casa. “Diego dorme” gli dissero. Il medico aspettò un’ora senza vederti, poi se ne andò.

Sabato venisti al campo. “Mi hanno tolto la voglia di giocare”. Che brutto periodo, Diego. Eppure era imminente il tuo matrimonio a Buenos Aires. Prima di partire, la gara col Lecce al “San Paolo”. Un match rognoso. In vantaggio i pugliesi, pareggio di Fusi. Sorpasso del Napoli con Carnevale, pareggio foggiano. A un minuto dalla fine ci salvò un regalo dell’arbitro: in fuorigioco il gol del 3-2 di Carnevale. Classifica ancora salda: l’Inter a due punti, la Juve a quattro, i Milan sempre a sei.

Tutti a Buenos Aires. Il matrimonio del secolo. “Me lo ha chiesto Dalmita” dicesti. Poi, da irresistibile scugnizzo quale eri, aggiungesti: “Io sono single, chi si sposa è mia moglie”. Il biglietto di invito su carta pergamena diceva: “Dalma Nerea e Gianinna Dinorah, unite ai nonni Diego Maradona, Dalma Salvadora Franco de Maradona, Roque Nicola Villafane e Ana Maria Elia de Villafane, partecipano il casamiento dei loro genitori Diego Armando e Claudia Rosana. La cerimonia religiosa sarà celebrata nella Basilica del Santissimo Sacramento in via San Martin 1039 martedì 7 novembre alle 20,15”.

Il martedì, Diego, ma come? “Ni en viernes, ni en martes, ni te cases, ni te embargues”. Martedì e basta, niente scaramanzia. All’aeroporto di Fiumicino era pronto il jumbo delle Aerolineas Argentinas, volo Ar 170, noleggiato tutto da te, 340 posti, 900 milioni, per imbarcare i tuoi ospiti italiani a Roma e gli altri allo scalo di Madrid. La partenza era fissata per le 23,30 di domenica, cinque ore dopo la partita col Lecce.

Alle 23 non eri ancora arrivato a Fiumicino. Arrivasti con tre quarti d’ora di ritardo. Un incidente sull’Autosole e un diluvio quasi universale ti attardarono. Partenza del jumbo a mezzanotte e mezza.

Sull’aereo 120 ospiti, meno di quelli che aspettavi. C’erano Giuliani, Renica, Mauro con una pianola, Di Fusco, Corradini con la chitarra, Francini, Zola. C’erano i magazzinieri D’Iglio e Starace. C’era il professor Dal Monte che doveva rimetterti in sesto prima del Mondiale 1990. C’era l’avvocato Siniscalchi e c’erano i dirigenti del Napoli Celentano, Trifuoggi, Travagliati. Non c’era Ferlaino che mandò suo figlio Giulio. C’erano Moggi e l’addetto stampa Carlo Iuliano. Non c’era Bigon e non c’era Bianchi. Però c’erano Franco Califano e Fausto Leali, voci canore famose.

Allo scalo di Madrid salirono Valdano il poeta, l’immenso Alfredo Di Stefano felice di approfittare dell’occasione perché a Buenos Aires avrebbe riabbracciato sua madre che aveva 107 anni, tuo fratello Hugo, Burruchaga l’eroe della finale mondiale in Messico del 1986 che appioppò ai tedeschi il 3-2 decisivo, Dezotti, Tarantini e Caniggia con una bionda mozzafiato in un abito scarlatto a tubo.

Furono sedici ore di volo, baldoria e champagne a undicimila metri, stanchezza finale. Lasciaste l’inverno italiano e trovaste 30 gradi a Buenos Aires.

Continua

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22/12/2004
  
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