Calcio
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1970: la partita del secolo
La storia dei Mondiali di calcio – 19
di Mimmo Carratelli
Sedici nazionali parteciparono alla fase finale dei Mondiali 1970 in Messico: Belgio, Brasile, Bulgaria, Cecoslovacchia, El Salvador, Germania, Inghilterra, Israele, Italia, Marocco, Messico, Perù, Romania, Svezia, Urss, Uruguay.

Approdarono ai quarti di finale ad eliminazione diretta, dopo il primo turno a gironi, il Brasile, la Germania, l’Inghilterra, l’Italia, il Messico, il Perù, l’Urss e l’Uruguay. Nessun nome grosso fra le eliminate del primo turno.

La Germania apparve la squadra più robusta. Nel primo turno infilò tre vittorie segnando 10 gol. Anche il Brasile fece l’en-plein nelle prime tre partite: tre vittorie e 8 gol. Le due nazionali facevano parte dello stesso Gruppo di qualificazione: il confronto diretto lo vinse il Brasile 1-0 con gol di Jairzinho. Poderosa appariva anche l’Urss.

Superarono i quarti l’Uruguay battendo l’Urss ai tempi supplementari (1-0), il Brasile che rifilò un 4-2 al Perù, l’Italia battendo il Messico 4-1 e la Germania costretta ai supplementari contro l’Inghilterra (3-2). Il match fu la rivincita dei tedeschi sulla finale mondiale di quattro anni prima che gli inglesi avevano vinto agevolati da un gol-fantasma. A Leòn, l’Inghilterra vinse rimontando da 0-2.

Le due semifinali del Mondiale messicano spezzarono il mondo a metà: due sudamericane a Guadalajara e due europee a Città di Messico. Accoppiate in una gara Brasile e Uruguay, rivali dal 1950 dopo lo “scherzo” degli uruguayani di vincere il Mondiale proprio a Rio de Janeiro battendo in finale il Brasile, e nell’altra partita Italia e Germania.

A Guadalajara, il Brasile eliminò senza problemi l’Uruguay (3-1). Allo Stadio Azteca di Città di Messico, 105mila spettatori accorsero per la semifinale fra italiani e tedeschi. Fino a quel momento l’Italia aveva giocato a Puebla e a Toluca. I tedeschi giunsero da Leòn con le “scorie” dei supplementari contro l’Inghilterra.

Tempi regolamentari sull’1-1. Gol fulmineo di Boninsegna dopo sette minuti, finale in tasca, ma al 90’ arrivò il pareggio del terzino Schnellinger dopo un furioso assedio dell’area azzurra cui partecipò tutta la squadra tedesca, difensori compresi. In precedenza, Rosato aveva salvato sulla linea un gol sicuro con Albertosi battuto. Furono necessari i supplementari. Intanto, alla fine del primo tempo, era scattato l’ormai ineluttabile staffetta: fuori Mazzola, dentro Rivera.

I supplementari di Italia-Germania risultarono il più folle happening che avesse mai prodotto il calcio, una pazza rincorsa fra le due squadre risoltasi dopo un’ora e cinquanta minuti di gioco. Dopo uno scontro con Rosato, Beckenbauer giocò con un braccio fasciato.

Nel primo tempo supplementare, andarono in vantaggio i tedeschi con Mueller su un calcio d’angolo non controllato da Burgnich e Poletti (il tiro del tedesco fu deviato dal terzino Poletti entrato in campo dopo i tempi regolamentari al posto di Rosato). Quattro minuti dopo, Burgnich, improvvisamente all’attacco, forse nell’unica proiezione offensiva della sua carriera, acciuffò il pareggio (2-2) su una punizione battuta da Rivera. Le squadre erano allo stremo delle forze. L’Italia andò al sorpasso (3-2) con un perfetto contropiede: Rivera lanciò Domenghini che spedì il pallone verso Riva. Tutto solo, il giocatore del Cagliari, finalmente alla ribalta, sganciò un forte diagonale di sinistro che scosse la rete tedesca. Bisogna resistere ancora 17 minuti. Ma fu proprio una partita a ping-pong. Al gol di una squadra rispondeva immediatamente l’altra.

Rivera divenne protagonista nel bene e nel male. Fece male prima e bene dopo. Nel secondo tempo supplementare, saltati tutti gli accorgimenti tattici, con le squadre tese a strappare la vittoria col cuore e coi denti, il male fu che Rivera, appostato sul palo, non riuscì a ribattere il tiro di Mueller (secondo gol in quella partita) che finì in rete (3-3).

Rimproverato aspramente da Albertosi, spinto a riscattarsi dall’errore difensivo sulla linea di porta, Rivera si lanciò all’attacco. Ormai la forza della disperazione dominava su ogni qualità tecnica e tattica. Boninsegna, spostato a sinistra, calciò il pallone rasoterra verso il centro dell’area tedesca dov’era appostato Rivera: finta magistrale e tocco di piatto destro che spiazzò il portiere Maier. Mancavano ancora dieci minuti alla fine, ma la reazione tedesca non ebbe risultato. Ormai i giocatori non avevano più forze.

L’Italia guadagnò la finalissima. Non accadeva da 32 anni. I giocatori ebbero un premio di 20 milioni a testa per l’impensabile traguardo.

La leggendaria e pazza semifinale fu immortalata da una targa apposta allo Stadio Azteca di Città di Messico tutt’ora visibile. Essa dice: “El Estadio Azteca rinde homenaje a las selecciones de Italia (4) y Alemania (3) protagonistas, en el Mundial de 1970, del PARTIDO DEL SIGLO. 17 de junio de 1970”. La semifinale fu definita “la partita del secolo” e così i messicani resero omaggio al match.
6/4/2006
  
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