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2002: il campionato bifronte
La storia dei Mondiali di calcio – 39
di Mimmo Carratelli
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Ignorando ancora una volta l’Africa e la candidatura del Marocco, la diciassettesima edizione dei Mondiali fu assegnata, nel 2002, a Giappone e Corea del sud, la prima volta in cui due Paesi condivisero l’organizzazione del torneo e la prima volta di un Mondiale in Asia.
Nuovi orari televisivi a causa del fuso orario: otto ore di differenza con l’Europa, undici col Sudamerica. Disagi nel trasferimento aereo delle squadre fra le venti città del campionato, dieci in Giappone e dieci nella Corea del sud, e condizioni climatiche diverse da città a città. Stadi moderni ma piccoli, ad eccezione dei 70mila posti di Yokohama e dei 63mila di Seul, terreni intercambiabili, pallone leggerissimo (435 grammi di peso).
In Corea del sud si giocò a Seul, Incheon, Suwon, Busan, Daegu (68mila posti), Gwangju, Jeonju, Seogwipo, Ulsan. In Giappone a Ibaraki, Kobe, Miyagi, Niigata, Oita, Osaka, Saitama, Sapporo, Shizuoka, Yokohama.
Per la seconda volta il Giappone partecipò alla fase finale del Mondiale (era stato presente a Francia 1998). Da ventidue anni si disputava a Tokyo la finale della Coppa intercontinentale fra club. La Corea del sud registrò la sua sesta presenza alla fase finale (1954, 1986, 1990, 1994, 1998, 2002). Scomparsa la Corea del nord che giocò solo il Mondiale 1966 quando eliminò l’Italia.
Il francese Philippe Troussier, 47 anni, ex stopper, allenatore giramondo che era stato alla guida delle nazionali della Costa d’Avorio, del Burkina Faso, del Sudafrica e della Nigeria, fu ingaggiato dalla nazionale giapponese all’indomani dei Mondiali 1998. “Stella” della rappresentativa nipponica Hidetoshi Nakata che, dopo avere giocato nel Perugia e nella Roma, era in forza al Parma.
Alla guida della nazionale sudcoreana l’olandese Guus Hiddink, 56 anni, allenatore del Psv Eindhoven, poi tecnico in Turchia al Fenerbahce, in Spagna al Valencia, al Real Madrid e al Betis Siviglia, commissario tecnico dell’Olanda dal ’95 al ’98. Il più noto dei giocatori sudcoreani era l’attaccante Ahn Jung Hwan per due anni al Perugia (17 partite).
Trentadue squadre al via: la Francia campione del mondo, Arabia Saudita, Argentina, Belgio, Brasile, Camerun, Corea del sud, Costa Rica, Croazia, Danimarca, Germania, Giappone, Inghilterra, Irlanda, Italia, Messico, Nigeria, Paraguay, Polonia, Portogallo, Russia, Spagna, Stati Uniti, Sudafrica, Svezia, Tunisia, Turchia, Uruguay e le “novità” Cina, Ecuador, Senegal e Slovenia.
La Francia, con un nuovo commissario tecnico, Lemerre, schierò i campioni del 1998 che fecero cilecca al primo turno, battuti da Senegal e Danimarca. Al primo turno cadde anche l’Uruguay di Recoba, Montero e Magallanes. Uscì presto l’Argentina di Zanetti, Veron, Batistuta e Crespo, fatale la sconfitta contro l’Inghilterra (0-1). Sulla panchina del Paraguay Cesare Maldini che era stato il selezionatore azzurro al Mondiale 1998 in Francia.
Fecero una comparsa di sole tre partite e tre sconfitte la Slovenia, l’Arabia Saudita e la Cina allenata da Bora Milutinovic, il tecnico jugoslavo giramondo al suo quinto Mondiale consecutivo, sempre alla guida di una nazionale diversa. Nel 1986 aveva allenato il Messico, nel 1990 il Costa Rica, nel 1994 gli Stati Uniti, nel 1998 la Nigeria (in Italia, nel 1990, allenò l’Udinese per 9 giornate).
Dopo il primo turno a gironi si passò agli ottavi di finale ad eliminazione diretta. Cadde il Giappone battuto dalla Turchia (0-1). Andarono sorprendentemente avanti il Senegal (2-1 alla Svezia col golden-gol) e gli Stati Uniti (2-0 al Messico). Si qualificarono la Germania (1-0 al Paraguay), l’Inghilterra allenata da Eriksson (3-0 alla Danimarca), la Spagna ai rigori contro l’Irlanda e il Brasile (2-0 al Belgio).
Fu il turno in cui uscì fuori l’Italia per una nuova Corea, quella del sud.