Calcio
1994: Arrigo Sacchi in panchina
La storia dei Mondiali di calcio – 32
di Mimmo Carratelli
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Gli Stati Uniti si aggiudicarono l’organizzazione del quindicesimo Mondiale, nel 1994. Ventiquattro nazionali al nastro di partenza: Usa paese organizzatore, Germania campione del mondo, Argentina, Belgio, Bolivia, Brasile, Bulgaria, Camerun, Colombia, Corea del sud, Eire, Italia, Marocco, Messico, Norvegia, Olanda, Romania, Russia, Spagna, Svezia, Svizzera e le novità Arabia Saudita, Grecia e Nigeria.
Per la prima volta si giocò con i 3 punti in palio per la vittoria (allo scopo di esorcizzare i pareggi). Assente l’Inghilterra che fallì la qualificazione nel girone europeo contro Olanda e Norvegia. Si giocò a Dallas, Los Angeles, Orlando, San Francisco, Boston, Washington, Chicago e New York con partite che, per le esigenze televisive dei collegamenti con l’Europa, ebbero inizio in orari assurdi alle 11,30, alle 12 e alle 13 locali.
Formula consolidata con una prima fase di sei gironi all’italiana. Passavano il turno le prime due di ogni gruppo e le migliori quattro fra le terze classificate. Dal turno successivo, gli ottavi di finale, eliminazione diretta.
La Germania, con nove campioni del mondo del 1990, uscì ai quarti eliminata dalla Bulgaria (1-2). Nel Camerun, che andò fuori al primo turno nel girone che promosse Brasile e Svezia, giocò ancora Milla a 42 anni. L’Olanda ricca di talenti, Frank De Boer, Rijkaard, Overmars, venne eliminata nei quarti dal Brasile (2-3). Il Belgio con Scifo e il prodigioso portiere Preud’homme (35 anni) cadde negli ottavi contro la Germania (2-3).
Non ci fu più l’Urss: l’impero sovietico si era dissolto. La Russia andò fuori al primo turno, ma l’attaccante Oleg Salenko lasciò il ricordo di cinque gol nella partita contro il Camerun (6-1). Nella Colombia giocò l’estroso Valderrama coi capelli dipinti di arancione, Asprilla deluse, l’attaccante Andrei Escobar venne assassinato al ritorno in patria. I colombiani cedettero al primo turno. Nell’Arabia Saudita, che giunse sino agli ottavi, memorabile il gol di Saeed Owairan contro il Belgio (1-0) dribblando sei avversari. Gli arabi batterono il Marocco (2-1), furono sconfitti dall’Olanda (1-2), poi la vittoria sul Belgio e l’eliminazione negli ottavi ad opera della Svezia (1-3).
L’Argentina giunse al Mondiale trascinata da Maradona (34 anni). Il suo problema con la droga era noto. La squadra bianconceleste presentò il prodigioso Redondo e un attacco con Batistuta e Balbo. Travolse la Grecia (4-0) con tre reti di Batistuta e una di Maradona. Battè la Nigeria (2-1) con una “doppietta” di Caniggia, ma Maradona cadde nella trappola del doping e lasciò il Mondiale. Senza di lui, l’Argentina perse dalla Bulgaria (0-2) e abbandonò il torneo negli ottavi contro la Romania (2-3) nella più bella partita del campionato.
Arrigo Sacchi (due miliardi e 905 milioni all’anno) era il commissario tecnico azzurro dalla fine del 1991. In tre anni convocò 71 giocatori. Ossessivo nell’applicazione degli schemi, sfiancò i giocatori con allenamenti maniacali. Li usava come pedine, li cambiava di ruolo. Si affidò a sette elementi del Milan che aveva allenato vincendo uno scudetto, due Coppe dei campioni e due Coppe intercontinentali: Tassotti, Maldini, Albertini, Costacurta, Franco Baresi, Donadoni e Massaro. Completò la “rosa” dei ventidue con Pagliuca ed Evani (Sampdoria), Apolloni, Benarrivo, Minotti, Zola e Bucci (Parma), Marchegiani e Mussi (Torino), Roberto Baggio, Dino Baggio, Conte (Juventus), Berti (Inter), Casiraghi e Signori (Lazio).
La nazionale azzurra prese alloggio sulle colline del New Jersey. Pagando un miliardo di lire, la Federcalcio requisì un intero albergo.