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La favola di Maradona
La sua storia a puntate - 11
di Mimmo Carratelli
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C’è Menotti, Diego. Può andare meglio e la Spagna aspetta le tue prodezze. Il 1983 comincia bene. Il 4 giugno, a Saragozza, trascini il Barcellona alla conquista della Coppa del Re, antagonista finale il Real Madrid allenato da Alfredo Di Stefano, con l’asso tedesco Stielike. Vittoria azulgrana per 2-1. Non segni, ma fai girare la squadra che è una meraviglia. Pare che tu voglia dire agli impazienti tifosi del Barça: “Ecco di che cosa siamo capaci”.
In settembre, alla prima partita di Coppa delle coppe, in Germania, contro il Magdeburgo, arbitro l’italiano Agnolin, sei incontenibile e il Barça dilaga: 5-1. Metti a segno una tripletta. Nel primo gol, fai l’ultimo dribbling al portiere. Il secondo è quasi una copia della meraviglia di Belgrado: ti “bevi” mezza squadra tedesca per andare a segnare e ci manca poco che esclami “olè”. Il terzo è un impeccabile rigore.
S’accende finalmente la tua stella nel cielo spagnolo. Ma il tuo campionato, Diego, si interrompe alla quarta giornata. Dopo un’ora di gioco, al Camp Nou, il basco Andoni Goicechea ti arriva alle spalle e ti solleva da terra. Una mazzata alla gamba sinistra. Stavate vincendo 3-0 sull’Atletico Bilbao. Si sente il tuo urlo di dolore nello stadio. Esci in barella e l’arbitro neanche ammonisce l’assassino.
Alla clinica Asepeyo di Barcellona il responso è terribile: frattura del malleolo e rottura dei legamenti della caviglia sinistra. Il giornale “Marca” titola: “Proibito essere artista”. Vai sotto i ferri del professore Gonzalez Adrio e l’operazione dura due ore. Il professore è pessimista sulla durata del tuo recupero. Pensa che starai fermo sei mesi. Ma ti ricordi del dottor Ruben Dario Oliva che vive e lavora a Milano. L’hai chiamato tante volte dopo gli infortuni perché ti rimettesse bene in piedi. Corri, dottore Oliva, che stavolta la cosa è più seria delle altre.
Corre il dottore da Milano, come sempre. Un’ora e mezza di aereo. Controlla, borbotta, ti fa fare un radiografia. Dopo una settimana ti fa togliere il gesso e ti dice: “Appoggia il piede”. L’hai chiamato sempre e affettuosamente “loco”.
E’ pazzo il dottore Oliva? “Poggia il piede” lui ripete. Vorresti dargli del pazzo nella clinica Asepeyo. Poggiare il piede dopo una settimana quando ti avevano detto che avresti aspettato sei mesi? Ma tu poggi il piede. Il “loco” Oliva ti fa camminare con le stampelle. Lui ha visto che l’osso del malleolo s’è saldato. Non è “loco” il dottore di Milano. Ti fa camminare anche senza stampelle.
Intanto, al basco assassino appioppano 18 giornate di squalifica. Gliele ridurranno a 10 e poi a 8. Schuster ti dice: “A me ha spappolato un ginocchio, prima di te”. E’ un killer noto sui campi di calcio Andoni Goicoechea.
Voli a Buenos Aires per completare la rieducazione della gamba sinistra, il tuo pennello fatato, il tuo cucchiaio d’oro, l’arpioncino d’incantesimo. Due mesi dopo l’incidente, il professore Oliva ti raggiunge. Ti consegna un pallone e ti dice di calciarlo nel giardino di casa. Ce la fai. Il pennello, il cucchiaio, l’arpioncino sono salvi. L’ultimo giorno dell’anno vai a piedi al santuario della Madonna di Lujar, 40 chilometri fuori Buenos Aires. Il 3 gennaio 1984 torni a Barcellona.
T’aspettano all’aeroporto, ma l’aereo atterra a Madrid. Nessun problema. Voli in aerotaxi per Barcellona, aeroporto El Prat Llobregat. Fai un rientro in grande.
Una delle tue segretarie, la deliziosa Begonia, organizza una conferenza stampa all’Hotel Principessa Sofia. Sembra di stare allo stadio. Un giornalista nota qualcosa di nuovo. Ti sei fatta crescere una barbetta malandrina. Dici: “La toglierò quando tornerò in campo”.
Rientri l’8 gennaio contro il Siviglia, dopo 106 giorni dalla mazzata di Gocoechea, un recupero prodigioso. E’ festa grande che condisci con due gol. Dopo un’ora di gioco, Menotti ti fa riposare.
Hai un grosso fastidio al nervo sciatico della gamba destra, ma giochi. Non ti vuoi fermare più. Il Barça infila sei risultati utili. Fai tre “doppiette” contro l’Osasuna, in trasferta contro l’Atletico Bilbao senza il killer, contro il Valladolid. Segni un gol a Madrid, ma vince il Real 2-1 su autogol. Il campionato va in malora.
A marzo riprende la Coppa delle coppe. Il Barcellona vince l’andata contro il Manchester United (2-0). Nel “ritorno” vai in campo con 39 di febbre. Gli inglesi sono assatanati. Recuperano (3-0) e il Barça è fuori.
Ma c’è ancora la Coppa di Lega, in giugno. Trascini il Barcellona in finale a suon di gol. Vai a segno contro il Gijon e l’Atletico Madrid eliminando le due squadre. Scontro conclusivo col Real, andata e ritorno. A Madrid è 2-2 (un gol), a Barcellona è 2-1 (un altro gol). La Coppa di Lega è del Barça. E’ il tuo secondo trofeo in Spagna, nel 1983.