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Calcio
Uno psicanalista per il Napoli
di Mimmo Carratelli
Che cosa sia successo al Napoli contro il Martina, l’avversario più modesto che abbia incontrato sinora, non si sa. Per batterlo, l’ha battuto (1-0) al “San Paolo” che è una fortezza (33 punti conquistati su 39). Ma il modo ancora offende.

Si è offeso moltissimo, urlando la sua delusione, il presidente De Laurentiis. In pratica gli azzurri, dopo l’immediata rete di Pià e tre palle-gol buttate fuori, hanno rinunciato a giocare. Il secondo tempo è stato penoso e solo la pochezza del Martina non ha prodotto danni.

Sufficienza, deconcentrazione, appagamento, svogliatezza? Quando il Napoli andava male, Lauro convocava il dottor Luigi Ammendola, psicanalista, ma erano tempi di veleni nello spogliatoio azzurro. C’era poco da psicanalizzare. Oggi, il gruppo è compatto, si sprecano le lodi reciproche, nessuno mormora. E, allora, che cosa è scattato nella testa dei nostri eroi?

In vantaggio di un solo gol, hanno ritenuto di poter vivacchiare controllando un avversario non temibile. Ma c’è modo e modo di controllare le gare, dimostrando sempre un chiara superiorità di gioco anche senza spingere e dannarsi l’anima.

E se ci fosse scappato un errore fatale? Il primo tempo aveva promesso persino un pomeriggio di goleada con un magnifico Bogliacino, benché molto arretrato, autore di sventagliate sulle fasce che lanciavano Trotta e Capparella per i cross agli attaccanti, e Calaiò svariava su tutto il fronte offensivo con grande impegno a conquistare palla. Nella ripresa, è calato un pesante sipario grigio. Il Napoli è scomparso. Ha fatto la calza a centrocampo e gli attaccanti abbandonavano l’area di rigore pugliese. Una rinuncia in piena regola a reggere il ruolo sublime della capolista.

Domenica si replica a Fuorigrotta contro il Pisa, occasione per cancellare l’inspiegabile atteggiamento contro il Martina. Intanto, tutto va bene. Il Frosinone si è allontanato a 9 punti. Ma al “San Paolo”, almeno, c’è da dare soddisfazione a quei pochi che, oltre agli abbonati, continuano ad avere occhi per questo Napoli.

JUVE STABIA – Dopo cinque risultati utili (11 punti), la squadra stabiese è inciampata a Chieti contro la formazione ultima in classifica. Un gol di Virdis (0-1) a metà match e nessun recupero. Ora la Juve Stabia è di nuovo in zona retrocessione, quartultima con la Massese. Alle spalle degli stabiesi, tranne il Martina battuto a Napoli, tutti hanno fatto punti e, più su, il Gela si è staccato di due lunghezze e il Foggia di quattro. Il Pisa ha superato la Juve Stabia di tre punti (erano pari). Si torna a soffrire. Domenica altra trasferta, a Lanciano (due punti avanti). In pratica, una sfida diretta per la sopravvivenza, non meno di Martina-Acireale e Gela-Chieti. Il Napoli ha un debito con la Juve Stabia (la vittoria dei gialloblu sul Frosinone): può ripagarla con gli interessi battendo domenica il Pisa al “San Paolo” dopo avere battuto il Martina.

SALERNITANA – Addio sogni di gloria e di playoff. Ad eccezione del Monza, tutte le squadre che precedono la Salernitana hanno guadagnato punti e il Pavia è andato al sorpasso sui granata. In due partite, pareggio interno col Padova e sconfitta (ieri) a Cittadella, la squadra di Cuoghi ha ceduto 5 punti agli avversari della zona-promozione. A Cittadella, un risultato balordo. Salernitana in vantaggio sino a un quarto d’ora dalla fine dopo il gol di Princivalli al 37’. Rimonta e sorpasso subiti negli ultimi quindici minuti. Una mazzata. L’ultimo posto utile playoff è ora a 9 punti (il quinto posto del Padova), ma in pratica è a sole 4 lunghezze se si considerano le squadre a parità di punti (Monza e Padova a 42, Pro Patria e Cittadella a 37). Seconda sconfitta della gestione Cuoghi nel momento forse decisivo per le ambizioni maggiori. Domenica, seconda trasferta consecutiva e, fuori casa, la Salernitana balbetta. Complessivamente 9 punti rispetto ai 24 colti all’”Arechi”. Con Cuoghi è andata meglio: 8 punti esterni e 12 casalinghi.

IL PRESIDENTE – Il pallone l’ha catturato definitivamente. Aurelio De Laurentiis, asso della produzione cinematografica, ha annunciato la sua dedizione assoluta al calcio nei prossimi anni abbandonando i set dei film. Per costruire un Napoli europeo. Il proposito rafforza il progetto azzurro e si proietta nel tempo con un entusiasmo e un’ambizione notevoli (a parte l’arrabbiatura di ieri). Non sarà facile annullare il divario con i club che hanno consolidato da anni il loro predominio tecnico ed economico grazie agli introiti televisivi e alle partecipazioni alla Champions League. Ma una superstar del pallone ce la dovrà pur concedere il presidentissimo azzurro anche se, nelle dichiarazioni della settimana, l’ha esclusa precipitosamente dal Napoli che ha in mente. Non stia a sentire, De Laurentiis, quei critici legati alla robotizzazione del calcio italiano che irridono al Real Madrid ricco di assi che non vince più nulla. Il Real, oggi, è una squadra di assi vecchi e logori. Quando erano giovani non facevano vedere la palla a nessuno, tre volte campioni d’Europa e due volte campioni del mondo negli ultimi otto anni.

AVELLINO – Non vola Colomba. Mezzo squillo dalla trasferta di Rimini con la rabbia di avere rimontato un gol e perso poi per due volte il vantaggio. Fuori casa, l’Avellino non vince una partita da cinque mesi (a Catanzaro 2-1, debutto in panchina di Franco Colomba e unica impresa in trasferta). E’ il suo tallone d’Achille insieme alla peggiore difesa del torneo (52 gol). Col Rimini era un confronto ad armi pari, il successo era possibile. E’ maturato due volte, è sfumato prima sul solito rigore (Porchia miseria!) e poi, definitivamente, a sette minuti dalla fine. Un pareggio (3-3) che lascia l’amaro in bocca in una giornata in cui il Bari si è allontanato a 4 punti e il Vicenza è a 5 lunghezze. Alle spalle degli irpini, si sono avvicinate la Ternana (a un punto!) e l’Albinoleffe a tre. C’è una grande mischia sul fondo con sette squadre in 12 punti. Il quintultimo posto vede in lizza quattro formazioni in 6 punti, dalla Ternana al Vicenza. L’Avellino deve guarire dal mal di trasferta (un punto nelle ultime 4 partite) perché il magnifico rendimento interno, imbattuti gli irpini al “Partenio” da nove gare (19 punti), potrebbe non bastare per la salvezza. Vanno a segno lo splendido Danilevicius (13 gol) e Biancolino (7), ma la difesa concede ancora troppo. Mancano 10 partite, 5 in casa e 5 fuori. Se la salvezza è a 50 punti, non basterà all’Avellino fare il pieno al “Partenio” dove si annunciano ostacoli alti: l’Arezzo (sabato prossimo) e l’Atalanta. In trasferta, il Mantova e il Torino. Finale brivido con la classifica odierna: Avellino-Vicenza alla penultima, Ternana-Avellino all’ultima. Le partite esterne cominceranno a pesare con i punti a rischio al “Partenio”.

TALENTO - Visto in tv il ragazzino del Rione Traiano Antoniuccio Floro Flores, che oggi ha 23 anni, autore della “doppietta” con cui, sabato, l’Arezzo ha vinto a Catanzaro (13 reti di “Floro” sinora in serie B). Sta andando forte il filiforme attaccante napoletano che Montefusco scoprì alla Scuola calcio Posillipo portandolo al Napoli, a 17 anni, per dieci milioni, ma liquidato dopo 62 partite nei catastrofici campionati azzurri del nuovo secolo. Non avendo pazienza, e inseguendo sempre sogni maradoniani, siamo maledettamente svelti, a Napoli, nel bruciare i giovani talenti, specialmente se napoletani.

CHAMPIONS – Stupendo gol di Ronaldinho al Chelsea. Al limite dell’area, tre avversari (Carvalho, Lampard e Makelele), soggiogati dal piede magico, non hanno pensato nemmeno a far fallo per impedirgli il tiro. Visto anche il minuscolo Miccoli farsi beffa della difesa del Liverpool con un gol in spettacolare acrobazia. Andiamo avanti. Considerata la “gabbia” della Champions League, non si può escludere una finale Inter-Barcellona piuttosto che Lione-Juventus o addirittura Juventus-Milan (è proprio scontata la finale Juve-Barcellona?). In ogni caso, telecamere di tutto il mondo risparmiateci la faccia di Adriano Galliani allo stadio. Frankenstein è più umano.

ZEMAN – Sigaretta finta in bocca, pensieri profondi, faccia impassibile, come sempre, il “vecchio” boemo (59 anni) è tornato alla ribalta dieci mesi dopo l’impresa col Lecce (decimo in serie A). Alla guida del Brescia ha perduto a Bari (0-1) la partita del ritorno in panchina. Niente di zemaniano in campo e lui ha detto: “Non mi sono divertito”. Il gioco più che il risultato l’ha nauseato. Con sei allenamenti in quattro giorni della settimana, vedremo i risultati di Zeman. Il presidente Corioni lo inseguiva da dieci anni. Così ha detto. Direbbero a Roma: miei Corioni!

RUGBY – Entusiasmante la partita dell’Italia a Cardiff, per il Sei Nazioni, e primo punto esterno dei leoni azzurri col 18-18 imposto al Galles nel fantastico “Millenium”, il suggestivo stadio gallese con 80mila spettatori. Ai miei tempi bolognesi, fui conquistato da Giuseppe Tognetti, sublime narratore di touche e di mischie, autore delizioso di indimenticabili ritratti di assi del rugby e frequentatore del mitico “Twickenham”, lo stadio nell’omonimo sobborgo di Londra considerato il tempio della palla ovale. Negli anni Sessanta della Partenope due volte campione d’Italia, ammaestrato dall’indimenticabile e soavissimo Mariano Pomicino, mi ero avvicinato al rugby di Emilio (Elio) Fusco, mediano di mischia e nostro rosso volante all’Arenaccia, di Vittorio Ambron, Mimmo Augeri e Marco Bollesan, il guerriero genovese. Una passione latente per uno sport di duri e puri.
12/3/2006
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