Recensioni
“Occidente per professionisti” ovvero Lagioia di leggere
Il secondo buon romanzo di Nicola Lagioia
di Emanuela Cicoira
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“E allora animo, ragasso!” ti comunicano i tuoi avi dalle nebbie del Risorgimento, dai verdi colli della Resistenza, dai cantieri polverosi del piano Marshall. Dimenticando però, questi garibaldini inorgogliti dall’Aida e dalla polvere da sparo, che siamo in piena (?) seconda Repubblica, e che in Italia non c’è più gusto a essere poveri ma belli. Che costui fosse bravo era evidente già alla terza pagina di “Tre sistemi per sbarazzarsi di Tolstoj”. Poi, lo scorso novembre, è uscito “Riportando tutto a casa”, sicché, sull’onda dell’entusiasmo per questi due romanzi, diversamente ma rispettivamente belli (
costui è proprio bravo!), ho completato il quadro leggendo anche “Occidente per principianti”, secondo tassello del percorso di crescita dello scrittore Nicola Lagioia, classe 1973, promessa – ormai conferma – della letteratura italiana contemporanea.
Ebbene, sul libro del 2004, definito “delilliano” dall’autore per le affinità strutturali col postmodernismo americano alla “Underworld”, vale a mio avviso il parere formulato a caldo (forse anche a freddo) dal buon Tiziano Scarpa: «un capolavoro»; perfetto nello stile e nei contenuti.
Roma, estate del 2001, dopo il G8 di Genova e prima dell’attentato alle Torri Gemelle.
Tre trentenni istruiti e squinternati quanto basta a toccare i cuori di molti lettori coetanei (specie di quelli di formazione umanistico-letteraria, della serie “poveri ma colti”…) si trovano a condividere un avventuroso viaggio da un capo all’altro dell’Italia, tra situazioni d’ogni genere e personaggi d’ogni sorta.
L’Io Narrante è un capace e disilluso
ghost writer di un noto quotidiano nazionale, tormentato dal ricordo di un grande amore che se n’è andato e che voci dicono essere ricomparso a Roma. All’improvviso la sua
capa, in trasferta a New York, gli affida lo scoop dell’estate 2001, vale a dire la rincorsa di una tipologia di notizia giornalisticamente denominata “supernova” in quanto mira a riaccendere qualche stella del passato coi riflettori del pettegolezzo moderno.
La supernova del caso riguarda il grande divo del cinema muto Rodolfo Valentino: da qualche parte, in Italia, sarebbe sbucata una vecchietta ultracentenaria che asserisce di essere stata la prima amante del conturbante Figlio dello Sceicco – il fascinoso, l’androgino, il bell’italico conquistatore di Hollywood, il seduttore dallo sguardo obliquo (37 film, una trentina di suicidi alla notizia della morte).
L'attore Valentino, detto Rudolph o Rudy, scatenò il primo, eclatante fenomeno di isterismo collettivo della storia dello spettacolo. Bisogna scovare la presunta prima fiamma e intervistarla, in modo da incollare, con un po’ di fantasia –
moooolta fantasia – i lettori alla pagina. Prima dei colleghi, però! La notizia sta per diffondersi a macchia d’olio, e nel grande ingranaggio della comunicazione il tempismo è tutto.
Al giornalista si aggrega, per spirito d’avventura e per interesse storico-artistico (anche per complicazioni attrattivo-sentimentali), un’inquieta studentessa di Lettere moderne, laureanda in storia del cinema con una tesi dal titolo “Hitchcock, Cassavetes, Lynch: fenomenologia del Motel nell’immaginario cinematografico, da Psycho a Wild at Heart” (!!!). Il protagonista la chiama Zelda, come la moglie di Frencis Scott Fitzgerald: non sapremo mai il suo vero nome.
Una promessa sfumata della regia cinematografica italiana, invece, Mario Materia, pugliese dall’intelletto bizzarro, afflitto da manie di persecuzione e da fantasie catastrofiche e complottistiche, si aggiunge alla coppia durante il viaggio, e la comitiva, variamente, anzi, omogeneamente assortita nella sua provvisorietà, arriva a Milano, dove li attende una prima persona depositaria di preziosi indizi.
Poi sarà la volta del Sud. Dal mondo dell’alta avvocatura lombarda verranno dirottati verso quello dell'alta malavita napoletana, per divergere, infine, sulla costa opposta della penisola, in Puglia, a Castellaneta, provincia di Taranto. Prima in macchina; poi con un’altra macchina; poi in treno.
La telecamera di Mario Materia custodisce buona parte delle scene del misterioso film “Occidente per principianti” quando i tre raggiungono il paese natale del divo, dove la caccia dovrebbe finire… Ma il tesoro?…
Nicola Lagioia è una specie di mago della sintassi: usa il linguaggio come fosse plastilina (del resto è un editor, professione che fu di Pavese e di Calvino, non dimentichiamocelo). Il suo italiano è sontuoso e malleabile; si aggrappa alle cose, alle persone, ai posti. Li cattura e li trasla sulla pagina; te li spiattella sotto gli occhi mentre scorri le righe del suo periodare elegante, sinuoso senza alcun contorcimento.
…Perché in realtà, in barba a tutti i sofismi della scrittura creativa, e alla moderna disinvoltura stilistica e grammaticale di molti suoi colleghi, nel particolare stile del narratore barese la punteggiatura
c’è (!), e viene usata con abilità sorprendente. Lagioia la piega alle sue esigenze espressive, ma la rispetta. È un cesellatore di situazioni, di riflessioni, di ritratti. Uno dei pochi autori contemporanei in grado di fare un uso copioso dell’ipotassi preservando la scorrevolezza del fraseggio.
Sono i romanzi come questo, sofisticato e colto, avvincente, intriso di attualità oltre che di riferimenti storici, letterari e cinematografici, a far sperare che la letteratura italiana, spesso desolatamente sonnolenta, sia sotto sotto più sveglia che mai.
TITOLO: Occidente per principianti
AUTORE: Nicola Lagioia
CASA EDITRICE: Einaudi
ANNO: 2004
PAGG: 297
PREZZO: € 17