Cultura
Caro Principe
di Roberto Santucci
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Caro Principe,
ho pensato di scriverLe oggi, nel giorno del suo 111° compleanno, a nome di tanti… tantissimi; come si può scrivere ad un parente stretto che ci manca, per sentirlo più vicino e, magari, per fargli capire perché.
Innanzitutto mi permetta di chiamarLa così, solo e semplicemente Principe, perché forse Signori si nasce, ma Principi lo si può diventare, nel tempo, magari non solamente per schiatta, ma soprattutto per affetto.
Lei lo è divenuto a furor di popolo, perché riesce a far ridere la ormai quinta generazione del Suo pubblico, perché molte delle sue frasi sono diventate linguaggio di tutti i giorni, perché anche i giovani d’oggi, sanno, a memoria, brani interi di suoi film.
E questo trascende il semplice rapporto attore-pubblico…. È affetto.
Lei mi potrebbe obbiettare che l’affetto del pubblico lo ha sempre avuto, ma ben altro trattamento ha avuto dai critici dell’epoca, quando si spinse oltre il palcoscenico del teatro per affrontare quel cinema che Le avrebbe moltiplicato a dismisura l’apprezzamento del pubblico in un percorso inversamente proporzionale a quello dei vergatori di recensioni.
Guardi, in confidenza, se mi permette, esprimo un mio parere … Non sarà che nel mondo serio o serioso dell’Italia degli anni 40-60, la sua comicità semplice, ficcante, spensierata, con i prodromi della satira, poteva spiazzare e cominciare a minare quella società che nel suo aspetto esteriore esprimeva voglia di futuro e innovazione ma in realtà aveva le radici ben piantate nel secolo precedente?
Certo è che, guardando quel periodo con gli occhi del nostro tempo, l’essere ancora adesso, e sempre più, apprezzato, è cosa assolutamente inevitabile visto lo scarso livello, lo scurrilità, o quantomeno la poca eleganza (fatti salvi alcuni casi, indubbiamente) della comicità a partire dagli anni 70 ad oggi.
E’ curioso, vero? Lo ha notato? Sembra proprio che insieme a Lei, insieme alla sua generazione di Attori la musa Talia abbia deciso di far spegnere un’era felice.
Spiccano oggi più che mai la Sua delicatezza nel provocare il sorriso, l’ingenuità ma allo stesso tempo l’efficacia delle situazioni comiche.
Spicca la Sua bravura nell’improvvisare, nel creare i tempi, la battuta, nel “fare commedia” insomma; arte questa, me lo conceda, in molti casi patrimonio anche delle sue “spalle” -brutto termine questo, non trova?- che attualmente, da sole, potrebbero inondare di abilità e sapienza artistica molti cosiddetti “attori”, pronipoti della commedia dell’arte di cui, come una vecchia zia d’America, hanno certamente sentito parlare, ma in realtà… non sanno neanche che aspetto abbia.
Questo manca oggigiorno, la gavetta del teatro, dell’avanspettacolo, della vera commedia dell’arte, scuola di improvvisazione e università di abilità dialettica che ha formato tutti, capocomici e finanche artisti considerati minori all’epoca, che tuttavia oggi avrebbero pieno diritto di ergersi come vecchi ma solidi fari nel mare della mediocrità.
No, non mi fraintenda, non si fa di tutt’erba un fascio; certo, bravi comici ci sono, delle isole nel mare si avvistano qua e là.. ma sono isole..
Pensi che oggi la televisione –si, proprio quella che Lei non amava molto- la fa da padrone e si prende la briga di battezzare, dall’oggi al domani nuovi comici, ma anche attori, non sempre a ragion veduta, assegnando lauree con poco studio.
La strada si è invertita, oggi non si parte dal teatro, la fatica non è dei nostri tempi, ma al teatro si arriva; ci arriva chi vuole, o forse chi può, riaffermare che il ruolo di attore, sia esso comico o no, si acquista col sudore, col contatto col pubblico, o, più semplicemente, con la necessità di non poter ripetere la scena ed avere subito il riscontro del proprio valore.
Per fortuna, però la televisione ha, forse inconsciamente, cercato espiare le proprie colpe, e se da un lato crea, e continua a creare, mostri, dall’altro ci permette di farLa entrare tutti giorni nelle nostre case, di farLa diventare come uno di famiglia, che, come rapiti, si sta ad ascoltare ogni volta come se fosse la prima, anche se in realtà si conosce a memoria tutto ciò che vuole dirci.
Ed è rassicurante… Buon compleanno, carissimo Principe.