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Rettori in piazza
di Mario Caruso
È il turno delle Università. La Finanziaria di Tremonti dà la possibilità di trasformare gli Atenei in Fondazioni di diritto privato. Subito è polemica, con la discesa in campo degli “opinionisti per ogni caso”, ormai un’ulteriore casta, pronti a dar consigli che, nel merito ed anche nella sostanza, riflettono solo personali passioni politiche.

Il progetto di trasformazione presentato dal governo, articolo 16 della Finanziaria, viene fuori in concomitanza con la prevista riduzione degli investimenti statali.
Contro il cambiamento e i tagli un “no” secco della Conferenza dei Rettori che si unisce al diniego dei sindacati.
Una legale protesta con previsioni di affollamento di piazza con striscioni e bandiere. Rettori in piazza.

Ma la protesta ha anche un altro aspetto, non nascosto dal Magnifico Rettore dell’Università “Federico II” di Napoli (puntuale presenza, anche questa volta, con una sua opinione): “Se lo Stato si disimpegna, Università sull’orlo del baratro”.
Lo Stato è quello italiano, in Italia governa il centrodestra, “lo Stato in Italia distorce pesantemente il mercato dell’istruzione”, conclusione del Magnifico.

Evidentemente occorre tempo per rinnovare uomini e strutture e puntare ad un modo diverso di “fare università”, e Mariastella Gelmini, ministro dell’Istruzione e dell’Università dello Stato che… “vuole affondare la fabbrica del sapere” lancia l’idea di mettere su un tavolo di consultazione permanente tra il Consiglio Universitario Nazionale (Cun), la Conferenza dei Rettori (Crui), il Consiglio Studentesco (Cnsu) e il suo dicastero per cinque grandi missioni.
Queste: garantire la qualità del reclutamento dei docenti, realizzare un sistema efficace e trasparente di valutazione, premiare le Università che ottengono risultati migliori in termini di qualità della ricerca e della didattica, prevedere un fondo per incentivare i docenti più meritevoli e infine incoraggiare l’internazionalizzazione del sistema universitario.

Sembra veramente una trappola preparata dal ministro del centrodestra per chiudere le Università? La domanda è rivolta soprattutto ai giovani e non ai guerrafondai pronti a scendere in piazza.

Nel nostro Paese vi sono realtà diverse, diverse anche nelle province di una stessa regione. In Campania le Università sono sette: “Federico”, Sun, Orientale, Suor Orsola Benincasa, Parthenope, Università di Salerno e del Sannio.
La più affollata e la più nota è certo la “Federico II”. Vi è, poi, chi vive di grande e amichevole pubblicità e chi invece per rendere noti i programmi se li deve pagare sui quotidiani locali e le riviste specializzate.
Le “sette perle della cultura” dispongono di docenti di ottima preparazione, spesso demotivati per mancanza di un serio coordinamento con gli organismi governativi.

Il ministro Gelmini ha intenzione, però, di sfoltire il numero dei corsi e delle sedi: oggi in tutta Italia più di 200 tra sedi-madre e decentrate, cento corsi di laurea con meno di dieci studenti per un totale di 5.250 corsi!
Un grande lusso per il Paese. Lo studente ha una spesa per la famiglia ed ha un costo per lo Stato. Inutile fare i conti nelle tasche delle amministrazioni, certo non da oggi vi sono grossi problemi da risolvere.
L’attenzione, però, deve essere rivolta soprattutto a quanti riescono a laurearsi, ma anche al numero degli studenti che non superano i primi due anni di insegnamento e godono, a spese dello Stato, del “fuori corso” per l’eternità.

La Finanziaria va avanti con i tagli, le Università devono voltare pagina. La proposta del ministro di valutare il passaggio alle Fondazioni va discussa con serenità, non personalizzandola, ma guardando al futuro.
È una possibilità quella di attrarre capitali che non può e non deve sfuggire alle Università della Campania e dell’intero Sud (alcune guidate da amministratori scelti dalla cattiva politica… come i manager nelle Asl...).

I giovani che trascorrono un po’ di mesi nelle Università estere, a spese delle loro famiglie, ne subiscono il fascino. Il ritorno negli Atenei di casa è demoralizzante. Riorganizzare il sistema significa anche dare merito al merito.
Il Magnifico nelle vesti di “opinionista” è credibile quando sostiene che “le Università devono presentare progetti di sviluppo, perché sulla base dell’efficienza e dell’efficacia di questi progetti vanno distribuiti i finanziamenti”.
Il problema è trovare le fonti dei finanziamenti.
Ancora e sempre lo Stato?
19/7/2008
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