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La favola di Maradona
La sua storia a puntate – 51
di Mimmo Carratelli
La festa è finita, la Coppa Uefa è in bacheca, il campionato è andato. Che cos’è che non va, pibe? Trovo tra gli appunti, le note sul tuo viaggio a Lourdes a fine marzo 1989. Il campionato è fermo.

Adempi a una vecchia promessa a Claudia. Vai in Francia con lei, Dalmita e Coppola. E’ Pasqua. Ci sono almeno ventimila pellegrini a Lourdes. Dici: “Non sono qui per chiedere, ma per dire grazie alla vita che mi è stata data”. Aggiungi: “Sono un buon cattolico”. La curiosità che subito ti circonda e la folla dei fotografi ti angustiano. Resti poco nella Grotta delle apparizioni della Madonna a Bernadette. Vuoi star solo. Ti apparti sulla riva del fiume Gave. Sei in jeans, camicia a fiori e un giubbotto formato Kenzo. Non sono proprio gli abiti di un pellegrino.

Lasci Lourdes dopo un’ora e mezza e raggiungi Reims dove Carlos Bianchi ti ha invitato a visitare la sua Scuola calcio. Le tue condizioni fisiche sono precarie, ma annunci che scenderai in campo per la conquista della Coppa Uefa.

Le feste di Natale e fine anno le hai trascorse per la prima volta a Napoli. Si è giocato il 31 dicembre 1988 col Napoli all’Olimpico contro la Roma. Il gol di Voeller ha troncato il volo della squadra. Scegli un posto di montagna segreto per stare in pace con i tuoi. Dall’Argentina sono venuti papà Chitoro e mamma Tota, le tue sorelle Lili e Caly, ci sono i fratelli Lalo con la moglie Marcela e Hugo, giunto dalla Spagna dove gioca, con Delia, la moglie napoletana. Trenta persone con gli amici di sempre, Fernando Signorini, Pato come si fa chiamare Carlos Onofrio, Coppola, tuo cognato Gabriel.

Ma è una serenità apparente. E’ da tempo che mediti di lasciarci. Sei anni di fila in una stessa squadra non sei mai stato. Napoli ti ama, ma tu dici: “Mi soffoca, voglio andar via”. Ferlaino ti ha promesso la libertà in cambio della vittoria in Coppa Uefa. Quando vai a verificare la promessa, l’Ingegnere sorride: “Rinnoviamo il contratto, Diego, c’è ancora tanto da fare”. Ti senti preso in giro, protesti, gli ricordi la promessa. Ferlaino replica: “Non se ne parla, quello che ti ho detto era solo per motivarti”.

Il 29 giugno 1989 sei a Milano per firmare un contratto pubblicitario. All’Hotel Brun ti raggiunge Bernard Tapie, il presidente del Marsiglia. Ti offre ponti d’oro. Ha pronti, dice, 25 milioni di dollari per il Napoli. A te promette una villa con piscina e un immenso giardino per far giocare Dalmita. Consideri seriamente l’offerta. Pensi che il campionato francese è meno stressante e poi, fermo per tutto gennaio, ti consentirebbe di trascorrere un mese in Argentina.

Vuoi proprio andare. Intanto corri in Brasile dove si gioca la Coppa America 1989. E’ luglio. Oliva tenta di rimetterti in sesto dopo lo strappo alla coscia destra nella partita col Pisa (e i fischi che hanno accompagnato la tua uscita dal campo rafforzano il tuo desiderio di lasciarci).

La Coppa è un tormento. La nazionale argentina si sta rinnovando in previsione del Mondiale 1990 in Italia. Bilardo, el Narigòn, il Nasone, convoca tuo fratello Hugo, il Turco, che gioca nel Rayo Vallecano ed è risultato il miglior giocatore della seconda divisione spagnola. Il tuo amico è Caniggia, che si è appena rimesso da una frattura (ha giocato nel Verona e sta per passare all’Atalanta).

Giochi la Coppa in condizioni pietose. Caniggia assicura la vittoria sul Cile (1-0), poi la partita con l’Ecuador (0-0) è un pianto. Ti illude il successo sull’Uruguay (1-0), ma con la Bolivia è 0-0. Nel girone finale il Brasile di Bebeto, Romario e Dunga vi fa ballare. Con un tiro da metà campo colpisci la traversa, poi la partita gira tutta a favore dei gialloverdi (2-0). Ancora l’Uruguay e stavolta è una batosta (0-2) che esclude l’Argentina dalla corsa per la Coppa. Conclusione misera col Paraguay (0-0). La Coppa America ti sfugge, non l’hai mai vinta e questa era l’ultima occasione buona.

Te ne vai in vacanza, Dieguito, a pezzi e con l’umore nero. Sarà un’estate di tormenti, ribellioni e attese.

Continua

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16/11/2004
  
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