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La favola di Maradona
La sua storia a puntate – 47
di Mimmo Carratelli
Pace fatta, vogliamo pensare al campionato 1988-89, pibe? Ti rode lo scudetto perduto l’anno prima. “Eravamo un macchina” dici “quindici reti io, tredici Careca, nessuno come noi”. Pazienza. Forse è stato il miglior Napoli dei tuoi anni nel golfo, ma si è sgonfiato alla fine.

Punto e a capo. Arrivano otto nuovi giocatori: il brasiliano Alemao, atleta di Cristo, dall’Atletico Madrid dopo sette anni col Botafogo, Corradini e Crippa dal Torino, Fusi dalla Sampdoria, Giuliani dal Verona, Maurizio Neri ala tornante dall’Ancona, Simoncino Giacchetta, 19 anni, dalla Civitanovese, centravanti filiforme.

Ci divertiamo in Coppa Italia contro Spezia, Sambenedettese, Barletta, Bologna, Lecce, Cesena e Modena. Sei in gran forma, Diego. Metti a segno cinque gol e un rigore. Andiamo come il vento. Andrea Carnevale è tornato alla batteria di tiro. In campionato infiliamo sette vittorie consecutive e un pareggio dopo l’incredibile sconfitta di Lecce.

Andiamo per ordine. Debutto al “San Paolo” contro l’Atalanta. Il portiere Ferron fa miracoli. Tiriamo il collo fino al 90’. Giacchetta è entrato al posto di Crippa. Vogliamo vincere. Ci metti una mano, la mano de Dios. Di mano fai il passaggio al ragazzino che segna l’1-0 e vive la sua unica giornata di gloria. Poi, la caduta a Lecce dove non giochi. E via con la serie positiva.

Scorpacciata col Pescara di Galeone, eterna vittima, 8-2, fai due gol, Carnevale tre. E’ in forma lo spilungone di Monte San Biagio, accarezzato dalla bellissima Paola Perego. Andrea firma la vittoria di Cesena e il pareggio con la Lazio. E in due domeniche consecutive tocchiamo il cielo. Strabattuta la Juve a Torino (5-3) e il Milan (4-1) al “San Paolo”.

Fioccano i gol di Careca. L’accoppiata con Carequinha è formidabile. Se tu sei la nostra baiadera, ondeggiamenti da odalisca, ballo mascherato, finte e veroniche, Antonio è il calcio essenziale, il vento nelle caviglie, capace di bruciare cento metri in dodici secondi, la staffilata secca in porta. Ti diverti un mondo a giocare con lui. Scuoti il piedino magico e gli servi palloni a invito per andare in gol.

A Torino è un’indimenticabile festa napoletana alla sesta giornata. La Juve è una banda bassotti col russo Zavarov e Rui Barros che è alto un metro e sessanta, lo sovrasti di otto centimetri. L’allena Zoff. Tacconi cade sotto la contraerea azzurra, lo stadio è tutto napoletano. Carnevale colpisce subito. Careca segna una doppietta per il 3-0 del primo tempo. Domini il campo, con gli occhi inviti i compagni al gol, col piedino li scateni sotto la porta juventina. Si sveglia la Juve nella ripresa, accorcia le distanze, ma Careca colpisce ancora e un rigore di Renica completa il festival. Sei stato il magnifico regista del trionfo.

Sette giorni dopo, il Milan di Sacchi al “San Paolo”. Non c’è Gullit, il trecciolone devastante. Abbiamo sete di rivincita dopo il sorpasso dell’anno prima quando gli consegnammo lo scudetto. Giovannino Galli incarta il poker dei gol azzurri. Lo incanti col primo gol che è la duemillesima rete nella storia del Napoli. Lo incanti e lo beffi come al Mondiale in Argentina. Una magìa. Crippa ti passa la palla che si impenna sul terreno fuori dall’area rossonera, diciamo a venti metri dalla porta milanista. Galli ti sta venendo incontro, lo vedi e decide il colpo magico, un colpo di testa da lontano a scavalcare il portiere in libera uscita al limite dei sedici metri. Incredibile. Il pallone sorpassa Galli, rimbalza due volte alle sue spalle e al terzo rimbalzo è in rete. Uno a zero alla fine del primo tempo.

“Come hai fatto?” ti chiede Galli al rientro negli spogliatoi. Glielo spieghi: “La palla era alta e mi stavi venendo incontro, se avessi aspettato di metterla a terra e colpirla di piede mi saresti stato addosso chiudendomi lo specchio della porta. Non potevo fare altro che tentare di testa”.

Diabolik. Nella ripresa due gol di Careca e una rete di Francini. Dici: “Era una partita speciale per noi del vecchio Napoli, col Milan c’era la ferita dell’anno scorso da chiudere. Allora eravamo giù fisicamente, stavolta stavamo in salute”. L’entusiasmo dilaga. Ti lasci andare. Dedichi la vittoria a Ferlaino, il massimo. “Al mio presidente avevo promesso tre vittorie in una settimana. Abbiamo battuto la Juve, il Bordeaux in Coppa Uefa e il Milan. Ora lasciatemi andare, vado in Argentina da Claudia”. Lei aspetta il secondo figlio.

Sereno non più variabile sul Napoli. A sorpresa dichiari: “Se un uomo può dare la carica alla squadra, questo è Bianchi. A maggio tutto il San Paolo era con lui e contro di noi. Ora siamo noi che lo vogliamo”.

A fine anno, l’Inter è in testa e il Napoli a due punti. Sogniamo.

Continua

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31/10/2004
  
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