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La favola di Maradona
La sua storia a puntate – 46
di Mimmo Carratelli
Torniamo ai fatti di casa nostra, Diego. C’è un Napoli da rilanciare. Via i quattro ribelli Garella, Ferrario, Giordano e Bagni. Resta Ottavio Bianchi. Non ti sta bene.

Me la ricordo l’estate del 1988. Parole come pietre. Polemiche, bizze e cose da pazzi, la grande delusione dello scudetto perduto, la “guerra” a Bianchi.

Dov’è che eri in vacanza? In Polinesia. Chiedi al Napoli di ingaggiare il tuo amico Batista. Il Napoli ingaggia Alemao. Non la prendi bene. E insisti: come mai c’è ancora Bianchi? Comunque, arriva luglio.

La squadra è in ritiro a Madonna di Campiglio, poi si sposta a Lodrone. Le Alpi e i boschi del Trentino. Ti aspettiamo. Sbarchi a Milano e vai a Villa Eden, da Chenod, a Merano. Devi smaltire grasso e tossine. Fernando Signorini è con te. Vuoi essere in forma e devi liberarti di quel dolore cronico al bacino che ti fa soffrire. Che cosa ne sanno gli altri dei tuoi dolori, degli aghi lunghissimi che ti torturano? Lombaggine artritica, vedi le stelle.

Ultimo giorno di luglio, la squadra è a Storo ad allenarsi. Siamo tutti sul prato dell’albergo “Castel Lodrone” ad aspettarti. Poiché molte cose devono essere chiarite, viene organizzata una conferenza stampa hollywoodiana. Per l’incontro fra te e Bianchi. Un lungo tavolo con una grande tovaglia bianca e tredici bottiglie di frizzantino (tredici? si poteva evitare il numero infelice), ombrelloni qua e là per i giornalisti, c’è un sole che picchia. Come andrà a finire? Guerra o pace?

Alle 10,52 una Mercedes nera si ferma davanti all’albergo. Eccoti. Maglietta blu e bermuda a fiori. E la faccia delle grandi occasioni, delle sfide memorabili. Luciano Moggi in giacca blu, pantaloni grigi e cravatta orribile. Strette di mano, suspense. Vai in camera, ti cambi la maglietta, ora è rossa. Ridiscendi e via al cerimoniale.

Ti sistemi dietro il lungo tavolo fra Moggi sornione, Carletto Iuliano in abito da cerimonia ed Enrico Verga che informa Ferlaino sulla giornata storica, il presidente è a Capri. Ti troviamo in forma splendida, fisico tirato, faccia serena e un cerchietto d’oro con diamantini al lobo sinistro. L’Orso è su, in camera.

Che cosa ci vogliamo dire? Come si concluderà il match fra te e l’Orso Bianchi?

“Dobbiamo finirla con tutto quanto è successo, non voglio aggiungere altro su questa storia, tutto deve finire oggi. Chiedo scusa a tutti, all’allenatore e ai tifosi. Le cose che sono uscite sui giornali hanno fatto male anche ai tifosi. Per me è tutto finito. Dico solo che farò del mio meglio, insieme ai miei compagni, per tenere il Napoli sempre ai livelli competitivi”.

Sono le tue parole. Parole di pace dopo il putiferio dell’estate. Si volta pagina. Dopo la rivolta di maggio, dopo le tue stilettate, dopo gli attacchi a Bianchi. E’ tutto vero? Ufficialmente si. Ci tranquillizziamo.

Il primo incontro con l’Orso avviene nella sua stanza. Ci vai con Moggi e ci resti venti minuti. Aspettiamo. Alle 12,47 di questo giorno indimenticabile l’apparizione magica nel giardino dell’albergo, tu, Moggi e Bianchi. Fotografi scatenati, giornalisti col fiato sospeso, confusione massima. Immortalata dai flash la stretta di mano con l’allenatore. La pace è fatta. E’ la Pace di Lodrone come sarà definita dai giornali.

Fai lo spiritoso. Guardando Bianchi dici: “Siamo stati come Reagan e Gorbaciov. Ma Reagan, sia chiaro, ero io”. Birichino. Hai voglia di un panino e ti allontani salutando tutti festosamente. E’ stata una giornata molto particolare. Per essere a Lodrone in mattinata, ti sei svegliato alle sette a Villa Eden. Incredibile sapendo quanto ami dormire al mattino.

Bianchi fa il serio. Dice: “Quello che mi ha fatto piacere oggi è la disponibilità a lavorare senza nessuna remora, senza pensare a piccoli problemi e screzi”. Ma le polemiche, gli attacchi, la guerra? “In certi momenti, Diego è pressato da tante cose, da tante responsabilità che è logico che le sue parole devono essere valutate attentamente, non superficialmente” chiude l’Orso.

Via tutti a Storo per la partitina. Verga tranquillizza Ferlaino per telefono, poi annuncia a sorpresa: “Il presidente sta arrivando”. Ha lasciato Capri, nel tardo pomeriggio piomba a Lodrone con uno dei suoi viaggi-lampo. Arriva e dichiara. “Non mi sembra affatto strano che l’allenatore e il capitano del Napoli si siano stretti la mano, mi sarei stupito del contrario”. Felicità? Felicità.

A Storo, partitina “in famiglia”. Due gol di Carnevale, uno di Careca alle “riserve”. Hai voglia di giocare, Diego, e scendi in campo nella ripresa. Rivedremo le tue “rabone”, quel trucco magico quando hai la palla sul piede destro e la colpisci con l’altro facendo passare la gamba sinistra dietro la destra?

Continua

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26/10/2004
  
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