Cronaca
Vomero, quartiere martire
di Mimmo Carratelli
|
Text Size |
|
Napoli, la città dei fori imperiali - Dodicesima puntata - Cedimenti, voragini, disastri annunciati. La fortuna aiuta il dottore Amitrano in via Cimarosa. L’auto di Ciampi in un avvallamento stradale. Mille miliardi chiesti all’Unione europea nel 1998: che fine hanno fatto? Camaldoli e San Martino, due colline minacciose. Risolto lo scandalo di piazza Immacolata. Il collettore Montella: da mezzo secolo denunciata l’insufficienza. Era il giorno della Befana di quest’anno, 6 gennaio 2006. Il medico Renato Amitrano stava camminando in via Cimarosa, al Vomero. A pochi passi dalla Floridiana, il terreno gli mancò sotto i piedi. Stava per precipitare in una improvvisa voragine. Si aggrappò a un tubo e fu la sua salvezza. Lo tirarono su i vigili del fuoco. Aveva ceduto un tratto del marciapiede confinante col muro di cinta della scuola “Maria Ausiliatrice”. La voragine fu provocato dalla rottura di una fogna. Più esattamente della fogna privata della scuola che andava a collegarsi alla condotta comunale sotto via Cimarosa.
Nello stesso mese, la Maserati diretta a San Martino, sulla quale viaggiava il capo dello Stato Ciampi, finì in un avvallamento stradale. Cedimenti stradali vennero e vengono segnalati in via Domenico Fontana, Pietro Castellino, Aniello Falcone, via Tasso, Battistello Caracciolo, Girolamo Santacroce.
Vomero, il quartiere martire. Avvallamenti, cedimenti, voragini, scoppi di fogne. La collina paga il prezzo della pesante cementificazione e del caos fognario. Allacciamenti privati, allacciamenti pirata e condutture comunali antiche e usurate. Intanto, i satelliti hanno segnalato che il Vomero “scende”. Si sarebbe abbassato di sei centimetri. Continuerebbe a scendere.
Anno dopo anno, il bollettino di guerra è identico. Boati, sprofondamenti, fiumi di fango. Pochi giorni di pioggia e il Vomero va in sofferenza, al limite del disastro. La collina dei Camaldoli minaccia Soccavo e Pianura. Quella di San Martino incombe sul corso Vittorio Emanuele.
Nel dicembre del 1998, una grande voragine si aprì in via Morghen. Il vicesindaco Rocco Papa dichiarò: “C’era un pozzo sotterraneo di cui non eravamo a conoscenza. Non abbiamo una mappa completa del sottosuolo”. Si impegnò: “Il sottosuolo avrà la priorità rispetto allo sviluppo di Napoli est”. Annunciò: “Abbiamo presentato all’Unione europea un progetto per ottenere mille miliardi per la riorganizzazione del sottosuolo”. Specificò: “Individueremo tutti i dettagli del sottosuolo e completeremo la rete esistente”. Incoraggiò: “La rete fognaria napoletana è antica, ma efficiente”. Informò: “Abbiamo appaltato lavori per 104 miliardi per la messa in sicurezza dell’intera rete”. Elencò una serie di interventi.
Arrivarono i mille miliardi? Quien sabe. Fu messa in sicurezza la rete fognaria? Certamente, no. I media dedicano ampie pagine agli annunci, alle promesse, alla vigorosa volontà di agire. Poi non se ne sa più nulla. Le strade del Vomero continuarono ad aprirsi. Una voragine di cinque metri in via Battistello Caracciolo, sotto accusa un fognolo privato, allacciamento clandestino (ottobre 2004). Una voragine di cinque metri per sette, profonda quattro metri, in viale Michelangelo per la rottura di una fogna (ottobre 2005). Inagibile lo stadio “Collana” per allagamenti, infiltrazioni, tubature usurate e pavimentazioni sconnesse (aprile 2005): una palestra da abbattere, fondamenta in crisi, club sportivi sfrattati. Voragine in via Piscicelli, determinata dalla precarietà del sistema fognario, e avvallamenti in via Pietro Castellino (gennaio 2006). E’ solo un elenco essenziale.
Lo scandalo di piazza Immacolata. Esempio massimo e illuminante di lavori nati male ed eseguiti peggio. Tre disastri consecutivi dopo nubifragi nel 2003, 2004 e 2005. Allagamenti e dissesti vari. Il rifacimento della piazza risulta sbagliato. Risulta sbagliato il piano inclinato con cui viene realizzata la fogna sottostante e la strozzatura a imbuto della raccolta delle acque piovane.
Se ne sta venendo a capo dopo le clamorose proteste degli abitanti della zona. Si è lavorato nel sottosuolo per migliorare la raccolta delle acque piovane. A dieci metri di profondità, è stata realizzata una vasca di raccolta sotto via Menzinger, è stata corretta la pendenza della condotta, sono stati installati meccanismi geoidrici, sono stati necessari lavori a ridosso delle fondamenta dei palazzi.
L’intervento sul sottosuolo è in via di completamento. Si attende un rifinanziamento per la risistemazione del piano stradale e dei marciapiedi di piazza Immacolata.
Il nuovo consiglio della Municipalità, che ha riunito le vecchie Circoscrizioni del Vomero e dell’Arenella, presidente Mario Coppeto, vicepresidente Peppe Crosio, promette di vigilare e farsi sentire con Palazzo San Giacomo. Ma spetta al Commissariato per il sottosuolo e all’assessorato per la Protezione civile e la difesa del suolo cittadino dare segnali concreti.
Nel mirino degli interventi urgenti la sistemazione e l’adeguamento del collettore Montella nel tratto che incide sotto via Aniello Falcone e le aree private a valle fino alla confluenza del Collettore Alto in via Santa Maria della Neve. Non proprio una novità sugli schermi dei rischi della città. L’urgenza dell’intervento data 4 ottobre 1957, quando il collettore vomerese era già ritenuto insufficiente da una Commissione di studio nominata dal Comune e presieduta dall’ingegnere Mario Folinea. E’ passato quasi mezzo secolo. Non si hanno buone notizie.