L'Opinione
Viaggio nella spazzatura campana
Riciclare necesse est - 8
di Achille della Ragione
L’umanità negli ultimi decenni è cresciuta enormemente di numero ed inoltre è aumentata sempre più la domanda di energia e di risorse naturali, in contrasto con i limiti naturali del  nostro pianeta. E’ oramai evidente che il modello di consumo di un europeo o di un nord americano non può essere esteso a tutti gli abitanti del terzo mondo, che costituiscono i 5/6 della popolazione mondiale, senza andare incontro in brevissimo tempo ad un disastro ambientale di dimensioni apocalittiche.

E’ necessario adottare stili di vita radicalmente diversi, troncando la nefasta abitudine del consumismo e cercando in ogni modo di riciclare e riutilizzare tutto ciò che noi riteniamo rifiuto. Non vi è più tempo da perdere perchè le trombe di Gerico sono già pronte ad intonare il loro tragico De profundis.

Si impone una rivoluzione culturale profonda che interessi dai legislatori ai pubblici amministratori, dai produttori ai distributori, ma che abbia il suo perno fondamentale nei consumatori che debbono cambiare mentalità ed abitudine.

Oggi è ritenuto maleducato colui che getta una cartaccia a terra, fra poco dovrà essere considerato stolto e scriteriato chi continuerà ad acquistare bevande in contenitori di plastica o getterà via la carta ed il vetro.

Noi consideriamo spazzatura un oggetto che ha completato il compito per il quale è stato creato: la bottiglia, i tovaglioli di carta, il giornale, il sacchetto per la spesa, mentre in natura non esiste il concetto di rifiuto, bensì una serie di mirabili processi, che interessano sia il mondo organico che inorganico, attraverso i quali, con una complessa concatenazione di fenomeni, ogni cosa rientra in un ciclo successivo.

La pubblicità martellante ed invasiva ci fa credere necessari una serie interminabile di desideri, vacui ed incomprensibili: il telefonino la pelliccia, gli abiti alla moda, l’auto ultimo modello e tante altre cose che per essere prodotte, e dopo poco buttate via, richiedono energia e consumo di risorse naturali non riproducibili.

Raccolta differenziata

Per riciclaggio si intende l’insieme di tutte le strategie volte a recuperare i rifiuti per riutilizzarli, evitando o riducendone lo smaltimento. Non essendo possibile, se non in via teorica, recuperare ogni componente, il riciclaggio non esclude completamente l’utilizzo delle discariche o dei termovalorizzatori.

In un sacchetto di spazzatura reperiamo mediamente: 29% di materiale organico decomponibile, 28% di carta, 16% di materiale plastico, 11% di polveri e ceneri, 8% di vetro, 4% di metalli, 4% di stracci e legno.
Di questi materiali quasi il 90% sono riutilizzabili con guadagno economico diretto, a parte il considerevole risparmio di risorse per la diminuzione della massa di rifiuti da smaltire.

La raccolta differenziata può essere effettuata direttamente dai cittadini, attraverso un sistema di raccolta porta a porta, oppure sfuttando sistemi di separazione in appositi impianti di smistamento. L’ideale è utilizzare tutte e tre le modalità per raggiungere una percentuale molto alta di separazione. Attraverso il riciclaggio si apre un nuovo mercato, in cui piccole e medie imprese possono trovare facilmente spazio per un’attività produttiva con impiego di numerosa manodopera e grande sollievo per la disoccupazione.

In molte nazioni, oltre a massicce campagne di propaganda si cerca di imporre il riciclaggio attraverso delle leggi, come in Germania, ove un recente decreto impone ai rivenditori di ritirare gli imballaggi dei prodotti venduti. In Italia con il decreto Ronchi del 1997 si prevedeva di raggiungere il 35% di raccolta differenziata entro il 2003, obiettivo purtroppo non raggiunto. Anche nelle direttive europee si raccomanda vivamente di adoperarsi per la riduzione dei rifiuti ed un’ottima risposta si è avuta da parte delle nazioni del nord, dove moltissimi prodotti sono venduti alla spina, dal dentrificio ai detersivi, con drastica riduzione dei contenitori a perdere ed un sensibile risparmio sul prezzo, che per molte merci è un decimo di quello confezionato.

Per rendersi conto dell’importanza di recuperare quanti più componenti tra i rifiuti bastano pochi dati:
Ogni tonnellata di carta riciclata consente di risparmiare 14 alberi di alto fusto, 300 -400 tonnellate di acqua e  800 kilowatt di elettricità corrispondenti a 200 - 300 litri di petrolio. Bisogna sempre avere in mente che nel mondo, ogni anno, 40.000 ettari di foresta (una superficie equivalente a 3 -4 grandi regioni italiane) vengono sacrificati per produrre giornali, libri, manifesti, imballaggi che, una volta adoperati in gran parte vengono distrutti, mentre potrebbero essere tranquillamente recuperati.

La plastica merita un discorso a parte perchè, più che per il recupero della materia prima, abbastanza economica, è importante recuperarla per il risparmio di petrolio e di energia e per il considerevole volume occupato nella spazzatura ed inoltre per il pericolo che, bruciata in maniera non corretta, liberi nell’aria gas molto dannosi.
Esistono vari tipi di plastica e tra questi solo la Pet è biodegradabile. In futuro bisognerà per legge obbligare le industrie ad utilizzare per i contenitori soltanto questo tipo o meglio ancora la bioplastica, un nuovo materiale di origine vegetale che ha il vantaggio di produrre una combustione meno inquinante, se incenerita e di essere degradabile, (attaccata dagli agenti naturali) se rilasciata nell’ambiente o in una discarica.

Attualmente una busta di plastica viene adoperata per 20 – 30 minuti, per portare merce dal negozio a casa, mentre la natura per disintegrarla impiega circa 1000 anni!

Per produrre plastiche biologiche si utilizza il mais, coltivabile nei nostri campi e non il petrolio che viene da lontano ed incide pesantemente nella bilancia dei pagamenti.

Ogni anno adoperiamo 200.000 tonnellate di gasolio per produrre le 300.000 tonnellate di plastica che consumiamo, vomitiamo nell’atmosfera 400.000 tonnellate di anidride carbonica, dando un nefasto contributo all’effetto serra ed al disastro ambientale. A parte il riciclo nel caso della plastica è facile l’uso ripetuto e se ogni italiano riutilizzasse due volte una busta di plastica, in un anno si risparmierebbero 200.000 tonnellate di oro nero.

L’alluminio è adoperato moltissimo come contenitore e può essere riadoperato all’infinito senza perdere le sue qualità originali. Quaranta lattine permettono di recuperare un chilogrammo di metallo, per la cui fabbricazione si adopera un processo altamente inquinante, oltre al consumo di bauxite,  un minerale in esaurimento e di una quantità di energia corrispondente ad un peso cinque volte superiore di petrolio.

Il vetro deve essere preferito sempre ai contenitori di plastica, perché non altera il sapore né l’odore dei cibi e può essere facilmente riutilizzato o riciclato. Per fabbricarlo occorrono un elevato consumo sia di energia che di materie prime, oltre alla distruzione di boschi e monti per aprire nuove cave. Esso rappresenta una quota significativa (8%) dell’immondizia e se disperso nell’ambiente impiega 4000 anni per decomporsi. Attualmente in Italia il 70% del vetro finisce nelle discariche o viene incenerito, distruggendo in tal modo una considerevole ricchezza.

L’ideale e scegliere bottiglie e barattoli con vuoto a rendere, in maniera tale che i contenitori possano essere utilizzati all’infinito, oppure, in ogni caso, riciclare bottiglie frantumate.
Il legno viene prevalentemente adoperato a livello industriale, per cui difficilmente il cittadino troverà un contenitore apposito per la raccolta di rifiuti legnosi e dovrà rivolgersi alla ditta incaricata al prelievo nella propria cittadina. In ogni caso riciclare il legno significa risparmiare una cosa molto preziosa: gli alberi.
Le cassette adoperate per contenere frutta ed ortaggi possono e devono essere utilizzate più volte, restituendole al rivenditore, fino a quando, divenute inservibili per l’usura vengono inviate ai centri di raccolta.  (continua)
22/10/2006
  
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