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1986: addio bell’Italia
La storia dei Mondiali di calcio – 28
di Mimmo Carratelli
La Colombia, sede designata per la tredicesima edizione dei Campionati del mondo, avvertì in tempo. Non era pronta. Il Mondiale 1986 fu dirottato in Messico. Sedici anni dopo, si tornò a giocare sulle alture.

Dell’Italia mundial resistevano sulla breccia Scirea (33 anni), Tardelli (32), Altobelli e Conti (31), Paolo Rossi (30), Collovati e Cabrini (29) e il giovane Bergomi (23 anni). Non c’era più il blocco-Juve e Bearzot allestì una nazionale-mosaico. Fu costretto a rinnovare. Ma tra vecchio e nuovo, scontentò i suoi fedeli moschettieri.

Rossi e Tardelli tenevano il broncio. Pablito, sicuro di giocare, capì che gli sarebbe stato preferito il piccolo Galderisi che aveva vinto il campionato col Verona. Bruno Conti era nervoso. Nelle amichevoli pre-mondiali, due volte Bearzot lo richiamò in panchina facendo giocare il giovane Vialli.

L’ambiente azzurro nel ritiro messicano di Puebla alla “Meson del Angel”, un colossale albergo di legno e cemento a cinque stelle, fu uno dei più cupi. Il presidente federale Sordillo sentenziò: “La famiglia azzurra si è rotta”. La squadra si divise in clan per età e club di appartenenza.

Sulla graticola i portieri Galli e Tancredi perché solo all’ultimo momento Bearzot decise di far giocare il primo. Ancelotti infuriato perché si vide scavalcato dal giovane De Napoli (22 anni). Si giustificò Bearzot: “E’ uno che non si emoziona mai”. Si isolarono Nela e Serena sospettando che non avrebbe giocato. Ci fu una mezza rissa fra Galderisi e Bagni. Sordillo scuoteva la testa e confermò: “Non c’è più l’armonia della Spagna”.

Si concluse 1-1 il debutto con la Bulgaria allo Stadio Azteca di Città di Messico. Sirakov pareggiò il gol iniziale di Altobelli. Trasferimento a Puebla e identico risultato con l’Argentina (1-1): rigore di Altobelli, pareggio di Maradona che beffò Galli con un pallonetto. Le due nazionali, soddisfatte del pareggio, inscenarono una “melina” fischiatissima dal pubblico. Bearzot schierò Bagni su Maradona (i due erano compagni di squadra nel Napoli): l’argentino giocò di punta e sfuggì costantemente al mediano. Alla vigilia, Maradona aveva dichiarato: “Gli italiani sono miei amici, gioco nel loro campionato. Vorrei segnare un gol e che, poi, loro vincessero”. Pare che, in campo, Vialli invitasse gli argentini a non dannarsi (il pareggio stava bene a tutt’e due le squadre) e che Scirea dicesse al mediano Brown di tenersi lontano dall’area italiana. In ogni caso, il commissario tecnico Bilardo raccomandò ai suoi di giocare “prudenti”. Il messaggio giunse direttamente al giocatore Ruggeri.

L’Italia giocò a Puebla anche contro la Corea del sud, vent’anni dopo la “vergogna di Middlesbrough” contro quella del Nord. Fu Altobelli a tener su la nazionale con una “doppietta”. Sul 2-1 i sudcoreani fecero omaggio agli azzurri di un autogol. La partita finì 3-2. Il primo turno a gironi era superato e, con l’Italia, si qualificò l’Argentina com’era nelle previsioni.

Ritorno degli azzurri a Città di Messico per giocare nello Stadio Olimpico gli ottavi di finale a eliminazione diretta, avversario la Francia di Platini, Tigana e Giresse, centrocampo dei fantasisti. L’incubo erano Platini e le punizione che calciava col pallone a 118 chilometri l’ora. Bearzot escluse un centrocampista (Di Gennaro) per un marcatore fisso sul francese (Beppe Baresi). Platini aggirò l’azzurro come voleva e segnò al 14’. Nella ripresa, Baresi rimase negli spogliatoi e riapparve Di Gennaro. Ma era una nazionale senz’anima. Bearzot richiamò Galderisi sostituendolo con Vialli. Non ci fu rimonta. Sconfitta secca (0-2) e fine dell’avventura mondiale. Italia eliminata.

Il rientro della nazionale (un gruppo di giocatori sbarcò a Milano, un altro a Roma) fu accolto da una generale indifferenza. Bearzot disse: “Con la squadra che avevamo non si poteva chiedere la luna. E’ una squadra giovane. Contavo di andare più avanti, ma non ho mai pensato di rivincere il Mondiale. Con la Francia abbiamo fatto una brutta figura. A centrocampo non abbiamo saputo creare problemi ai nostri avversari, forti in quella zona. I francesi hanno giocato con triangolazioni strette, la manovra migliore per non sperperare energie in altura. L’eliminazione diretta negli ottavi non ci ha permesso di recuperare”.

Della magra figura si accusò il numero troppo alto di stranieri che giocavano in Italia. Bearzot lasciò la panchina della nazionale dopo 88 partite: 40 vittorie, 26 pareggi, 22 sconfitte. Gli subentrò Azeglio Vicini.
24/4/2006
  
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