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1978: la bella Italia di Bearzot
La storia dei Mondiali di calcio – 23
di Mimmo Carratelli
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Nel 1978 l’Argentina organizzò in cinque città l’undicesimo Mondiale. Sempre sedici le squadre della fase finale: Argentina, paese organizzatore, Germania campione del mondo, Austria, Brasile, Francia, Iran, Italia, Messico, Olanda, Perù, Polonia, Scozia, Spagna, Svezia, Tunisia, Ungheria. Tv ormai padrona, un miliardo di spettatori nel mondo.
Da due anni Enzo Bearzot stava costruendo la “sua” nazionale, non più votata alla difesa e al contropiede, ma più moderna, con due ali vere, giocatori polivalenti e una manovra a tutto campo. Aveva in mente l’Olanda, ma era un modello poco adattabile alle caratteristiche degli azzurri. Si rifece piuttosto alla Polonia di quegli anni. Il segreto di Bearzot fu quello di creare un gruppo compatto, solidale e insensibile alle pressioni esterne.
Il progetto nacque nel corso di una tournée negli Stati Uniti e venne sancito dalla perfetta intesa fra il tecnico e i giocatori il 4 giugno 1976 a Milanello, prima di un’amichevole con la Romania. Bearzot disse ai giocatori: “Abbiamo imboccato una strada nuova, io rischio di più, ma anche voi pagherete un prezzo se i risultati non verranno, e sinora sono stati alterni. Ho bisogno del vostro consenso per continuare così”.
Tutti gli azzurri furono con lui, dai vecchi Zoff (36 anni) e Benetti (33) ai debuttanti Cabrini (21 anni) e Rossi (22), da Bettega (28 anni) e Tardelli (24), appena inseriti in nazionale, a Gentile (25 anni) e Antognoni (24), al “barone” Causio (29 anni), a Scirea (25) e Bellugi (28). La nazionale puntò su un forte blocco juventino: c’erano nove bianconeri fra i 22 convocati per il Mondiale. L’Italia approdò alla fase finale eliminando l’Inghilterra per differenza-reti nel girone europeo di qualificazione.
La squadra si sistemò all’Hindu Club, un centro sportivo alla periferia di Buenos Aires, completamente isolata. Il commissario tecnico dell’Argentina Cesar Menotti sentenziò: “L’Italia sarà l’ultima del primo girone, non vale la Francia e l’Ungheria, e noi vinceremo il Mondiale”.
Dopo l’ultimo provino, allo stadio del Boca Juniors, 50mila spettatori a vedere gli azzurri contro il Deportivo Italia, Bearzot decise gli ultimi ritocchi: dentro Cabrini e Rossi al posto di Maldera e Graziani.
L’inizio dell’Italia fu folgorante. Fu la più bella Italia di Bearzot. La Francia di Platini andò in vantaggio dopo 40 secondi (gol di Lacombe), ma gli azzurri rimontarono e vinsero con le reti di Rossi e Zaccarelli. Tardelli annullò Platini. Battuta la Francia (2-1) e travolta l’Ungheria (3-1) coi gol di Rossi, Bettega e Benetti, l’Italia si affermò come la più bella squadra del torneo. Rossi diventò Pablito e Bettega “cabeza blanca”.
La terza partita, con l’Argentina, valeva il primo posto del girone con le due squadre già qualificate per il secondo turno. Agli azzurri bastava pareggiare per confermarsi primi in classifica e affrontare nel turno successivo Austria, Germania e Olanda a Buenos Aires, mentre la seconda classificata si sarebbe dovuta spostare a Rosario contro avversari più difficili: Brasile, Polonia e Perù.
Bearzot avrebbe voluto schierare una squadra con molte riserve, ma cedette all’insistenza dei titolari che non volevano rimanere fuori.
75mila spettatori affollarono lo stadio del River Plate per la partitissima. L’Italia era in uno stato di forma eccezionale. Comandò il gioco a piacimento e Gentile cancellò il temibile cannoniere argentino Kempes. Nella ripresa un colpo di tacco di Rossi liberò al gol Bettega. Fu il più bel gol del Mondiale e Bettega fu giudicato il miglior giocatore del torneo.
La vittoria sull’Argentina (1-0) alienò molte simpatie alla squadra azzurra per lo “sgarbo” fatto ai padroni di casa.
Lo slancio si smorzò nel turno successivo. Italia-Germania fu la pallida copia della leggendaria semifinale in Messico. I tedeschi si chiusero a riccio, Kaltz salvò sulla linea di porta un gol sicuro di Bettega, la traversa respinse un tiro di Cabrini. Fu uno 0-0 glaciale. Contro l’Austria fu solo 1-0 (gol di Rossi), ma il portiere Koncilia fece miracoli neutralizzando tre palle-gol a Cabrini, Cuccureddu e Tardelli.
A pari punti con l’Olanda, nel girone di semifinale, l’Italia andò allo scontro decisivo con la squadra di Krol, Haan e Neeskens (Cruijff non giocava più) per l’ammissione alla finalissima. Gli olandesi, fino a quel punto avevano battuto l’Iran 3-0, pareggiato col Perù 0-0, perduto con la Scozia 2-3, e, nel girone di semifinale, avevano superato l’Austria 5-1 e pareggiato con la Germania 2-2.