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1974: Germania solida e campione
La storia dei Mondiali di calcio – 22
di Mimmo Carratelli
Ai Mondiali 1974 in Germania, l’Olanda fu la grande e sorprendente rivelazione, interprete di un gioco nuovo. Professionisti dalla metà degli anni Sessanta, gli olandesi erano capaci di giocare in ogni zona del campo. I terzini attaccavano, gli attaccanti difendevano, tutti molto dotati tecnicamente, in grado di effettuare un insistito palleggio fino allo sbocco improvviso per il gol. Un vero gioco “a fisarmonica”, senza punti di riferimento per gli avversari, dispendioso sul piano fisico e su quello nervoso per l’alta concentrazione che richiedeva.

I brasiliani irrisero al gioco olandese definendolo “un caos organizzato”, ma furono liquidati seccamente dai giocatori in maglia arancione (2-0). L’Olanda giunse imbattuta alla finalissima: sei partite, cinque vittorie con Uruguay (2-0), Bulgaria (4-1), Argentina (4-0), Germania est (2-0), il successo sul Brasile, un pareggio con la Svezia (0-0). Un solo gol subito dal portiere Jongbloed, in maglione giallo, che giocava spesso al limite dell’area, quasi da battitore libero, 14 i gol all’attivo.

Il vero “libero” era l’elegante Haan, mentre Rijsbergen era lo stopper. Sulle fasce, Suurbier e Krol. Il fuoriclasse era Johann Cruijff, 27 anni, figlio di una lavandaia dell’Ajax, magrolino, elettrico, essenziale. Il biondo Neeskens era il giocatore di maggiore grazia, uomo chiave della manovra che prevedeva scambi automatici dei ruoli e una lunga serie di passaggi.

La Germania aveva meno fantasia, ma era solida, convinta, con un mastino in difesa, Berti Vogts, e un regista impeccabile, Beckenbauer, un “libero” che ispirava tutte le manovre della squadra. All’attacco aveva un opportunista micidiale, un autentico rapinatore di gol, Gerd Mueller, piccolo, riccioluto e di carnagione scura, un pirata.

I tedeschi giunsero alla finalissima con altrettanta disinvoltura degli olandesi. Cinque vittorie, 1-0 al Cile, 3-0 all’Australia, 2-0 alla Jugoslavia, 4-2 alla Svezia, 1-0 alla Polonia e una sconfitta “storica”, per i risvolti politici, contro la Germania est (0-1). Undici gol segnati e tre subiti.

Nello stadio di Monaco, l’Olanda iniziò la finale col suo gioco spumeggiante e il palleggio insistito che stordiva gli avversari. Berti Vogts marcò spietatamente Cruijff. La fiammata immediata degli olandesi si concluse con un calcio di rigore. Cruijff sfuggito a Vogts fu atterrato in area da Hoeness. Neeskens realizzò il penalty. Fu il primo rigore assegnato in una finale mondiale. L’arbitro era l’inglese Taylor.

In vantaggio dopo 40 secondi, l’Olanda sembrò avviata al trionfo. Ma rinunciò inspiegabilmente al suo gioco per difendere il gol segnato. Ebbe l’occasione per raddoppiare, ma l’ala Rep si fece parare il tiro dal portiere Maier, determinante. Dopo venti minuti, la Germania prese in pugno il match. Assediò l’Olanda, sbagliò molte conclusioni, infine, su una penetrazione in area dell’ala sinistra Hoelzenbein, si procurò un rigore che Taylor concesse all’istante, quasi fosse in attesa di fischiarlo dopo il penalty concesso agli olandesi. L’elegante Jongbloed neanche si tuffò sul tiro dal dischetto del terzino Breitner per il pareggio dei tedeschi.

Il portiere olandese, come non gli era mai capitato prima, dovette ergersi a protagonista per arginare gli attacchi della Germania galvanizzatissima. Alla fine del primo tempo, su un cross di Bonhof, Gerd Mueller marcato da Haan al centro dell’area scivolò, ma con un colpo di reni si rialzò spingendo la palla in rete (2-1). Jongbloed fermo a guardare.

L’Olanda tornò ad essere l’Olanda nella ripresa. Il portiere tedesco dovette superarsi per negarle il gol. Due saette di Rep finirono di poco a lato. Gli olandesi avrebbero meritato il pareggio, ma il risultato non cambiò. Il loro “calcio totale” dette spettacolo, ma la grinta, la determinazione e la straordinaria difesa della Germania, ebbero la meglio.

Questa la Germania campione: Maier; Vogts, Breitner; Schwarzenbeck, Beckenbauer, Bonhof; Grabowski, Hoeness, Mueller, Overath, Hoelzenbein.

Il cannoniere del torneo, con 7 gol, fu il polacco Lato.

Il Brasile, completamente rinnovato, pareggiò con Jugoslavia e Scozia (0-0), battè lo Zaire (3-0), la Germania est (1-0), l’Argentina (2-1), poi, battuto dall’Olanda, si qualificò solo per la finale del terzo posto. I brasiliani non l’avrebbero voluta giocare. Si sentivano umiliati a dover disputare una finale di consolazione. Per giunta la persero (1-0).
12/4/2006
  
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