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1958: l’Italia fuori dalla fase finale
La storia dei Mondiali di calcio – 10
di Mimmo Carratelli
L’Italia fallì l’ammissione alla sesta edizione dei Campionati del mondo 1958 in Svezia, eliminata nel girone europeo di qualificazione che la vide contrapposta a Portogallo e Irlanda del nord.

Mentre in campionato giocava un massiccio numero di attaccanti sudamericani, cui si trovava qualche nonno italiano per farli diventare oriundi, era di moda il gioco difensivo con qualche variante. Bernardini inventò un “catenaccio dinamico”. Il problema era la mancanza di attaccanti italiani di qualità e il livello tecnico del campionato era mediocre.

Per la qualificazione al Mondiale, la nazionale fu affidata ad Alfredo Foni, un assertore del gioco difensivo che, con l’Inter chiusa a riccio, aveva vinto due scudetti. Non volle però farne l’unica arma della nazionale.

Rimanendo a mezza strada, fu umiliato da una serie di disastrose amichevoli e si dispose, con animo preoccupato, alle gare per la qualificazione al Mondiale in Svezia.

A Roma, l’Italia rifilò un modesto 1-0 ai nordirlandesi, rimediando la vittoria con un calcio di punizione di Cervato, specialista dei tiri da fermo. Una traversa colpita dall’Irlanda del nord salvò la nazionale azzurra.

Com’era capitato a Czeizler ai precedenti Mondiali in Svizzera, a un certo punto Foni rinunciò al “blocco” della Fiorentina, la squadra che giocava il miglior calcio, però con l’apporto determinante del brasiliano Julinho e di due oriundi argentini, Lojacono e Montuori, e rivoluzionò la nazionale.

Convocò giocatori di sette club: tre del Napoli (Bugatti, Posio e Pesaola), due del Milan (il terzino Fontana e l’attaccante Bean), due della Fiorentina (Cervato e Chiappella), uno della Sampdoria (il centromediano Bernasconi), uno della Roma (l’oriundo Ghiggia), uno della Juve (Boniperti) e uno dell’Inter (Pandolfini). La squadra così composta prese una scoppola a Lisbona dal Portogallo (3-0).

La qualificazione si complicò, ma un pareggio nella successiva partita a Belfast avrebbe tenuto in corsa gli azzurri. In Irlanda del nord, l’Italia giocò due volte. La prima fu un bluff, la seconda un disastro.

La prima volta non arrivò l’arbitro ungherese Szolt, bloccato dalla nebbia a Londra. Gli irlandesi proposero un arbitro locale, gli italiani rifiutarono. Per non scontentare la folla accorsa al “Windsor Park” di Belfast, 53mila persone, Italia e Irlanda del nord si accordarono per un match amichevole che di amichevole non ebbe nulla. Pubblico ostile e calcioni in campo.

La partita finì 2-2 con un furibondo scambio di botte. McParland aggredì Bugatti. Accorsero in difesa del portiere Ferrario e Corradi e fu la prima rissa. Poi fu McAdams che se la prese con Bugatti. Reagirono Chiappella e Segato. Fu la seconda mischia a pugni e calci. Chiappella, che si picchiò con McAdams, fu espulso a sette minuti dalla fine. La gara finì in una bolgia. Il pubblico entrò in campo, accerchiò e aggredì Ferrario. L’arbitro irlandese Mitchell fece finta di non vedere.

La partita valida per la qualificazione mondiale venne fissata per il mese successivo, il 15 gennaio 1958. Ma, prima, l’Italia disputò a Milano il match di ritorno col Portogallo in un giorno di dicembre con nebbia e freddo intenso che ridusse il rendimento dei giocatori portoghesi di origina africana. L’Italia vinse 3-0 con una formazione ancora rinnovata e due gol di Gratton, uno di Pivatelli.

In nazionale, oltre a Ghiggia, giocava anche il supremo Schiaffino, l’asso uruguayano del Milan di origini liguri, entrambi campioni del mondo con l’Uruguay nel 1950.

In Irlanda poteva bastare un pareggio e a Foni fu consigliata la difesa coriacea del Padova allenato da Rocco. Il tecnico azzurro, letteralmente in bambola fra suggerimenti e indecisioni, e vergognandosi di fare “catenaccio”, finì col varare una squadra strampalata. Abbozzò una difesa approssimativa con elementi dell’Inter e della Juve, più Bugatti in porta. In mancanza di forti attaccanti italiani, schierò a Belfast quattro oriundi fra le critiche e gli sberleffi del mondo. Oltre a Ghiggia e Schiaffino, fece scendere in campo l’italo-argentino Montuori e l’italo-brasiliano Da Costa.

All’Irlanda venne a mancare il portiere Gregg, bloccato dalla nebbia a Londra, come era capitato all’arbitro ungherese nel primo match. Dimenticato il subbuglio dell’amichevole precedente, il pubblico si mostrò corretto.

Si giocò sul fango. Pivatelli mancò un gol clamoroso nei primi minuti e la rivoluzionata difesa azzurra andò sotto due volte nella prima mezz’ora. Nella ripresa segnò Da Costa, ma gli irlandesi erano ben padroni del match. Si videro annullare un gol e negare un rigore. L’Italia giocò gli ultimi venti minuti in dieci per l’espulsione di Ghiggia. Finì 2-1 per gli irlandesi e Schiaffino lasciò il campo in lacrime.

Serviva il pareggio e la sconfitta escluse l’Italia dalla fase finale del Mondiale in Svezia.
19/3/2006
  
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