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La favola di Maradona
La sua storia a puntate – 119
di Mimmo Carratelli
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Ti vogliamo bene, Diego, e la tua sofferenza è la nostra. Ciro Ferrara, che da un anno ha lasciato il Napoli e ora gioca nella Juventus, commenta le brutte notizie che arrivano dall’Argentina: “Maradona sapeva farsi amare. Il problema è che lui ha iniziato con la cocaina a Barcellona e noi, a Napoli, ce ne siamo resi conto tardi. Il giorno della partita a Mosca compresi fino in fondo la dipendenza di Diego dalla droga, ma anche la forza della sua volontà. Non sembrava in condizione di partire e invece, poi, ci raggiunse. Con questo peregrinare da una clinica all’altra sta dimostrando la sua volontà di salvarsi. Quando salivo a casa sua per convincerlo a venire a Soccavo per gli allenamenti e gli dicevo che avevamo bisogno di lui perché ci aspettava una partita importante, reagiva, buttava via mentalmente la cocaina, si allenava, scherzava, si divertiva. Dopo l’allenamento portavamo lui e Claudia a mangiare una pizza”.
Gli alti e bassi della tua condizione ti stanno distruggendo, Diego. Ti arrivano offerte continue per partecipare a partite-spettacolo. Rifiuti perché non riesci più ad assaporare nemmeno il gusto del gioco. Ma non vuoi rinunciare del tutto al campo che è stato il tuo regno sfolgorante.
Da Montevideo, il Penarol ti invita a giocare una partita nello Stadio del Centenario, uno dei più celebri del Sudamerica. E’ una tentazione forte che ti risveglia la voglia di giocare, di tornare a indossare la maglia del Boca Juniors. Alti e bassi, ormai. Vuoi ritirarti, vuoi giocare.
Ti impegni nel sindacato mondiale dei calciatori. E’ un impegno che ti tiene legato al mondo del calcio e tanti campioni accorrono al tuo invito per una riunione a Buenos Aires. Arrivano Di Stefano, Socrates, Crujiff, Zidane, Weah, Klinsmann, Stoitchkov.
Ma i guai ti assillano. Gabriel Esposito, che ha sposato tua sorella Beatriz, viene arrestato insieme ad altre persone per possesso e spaccio di droga. Gira la voce che il giudice Hernan Bernasconi chiamerà te e Guillermo Coppola come testimoni perché Gabriel e gli altri due arrestati hanno fatto i vostri nomi. E’ una inchiesta grossa su un giro di droga spacciata nelle discoteche della costa atlantica dell’Argentina e a Buenos Aires. In galera finisce anche Alberto Tarantini, il difensore campione del mondo nel 1978, organizzatore di festini per manager e uomini di affari, trovato in possesso di dosi di ectasy.
Hernan Bernasconi, il giudice federale di Dolores, è un duro. Ha messo gli occhi su altre sette persone: Hector Cozza, proprietario della discoteca “Stone Ranch”; Tomas Simonelli, impresario notturno; Ramon Hernandez, ex bancario e segretario del presidente Menem; Claudio Coppola, che lavora a un canale televisivo; Samantha Farjat, moglie di Cozza e nota dama di compagnia negli ambienti bene di Buenos Aires; Natalia De Negri, compagna di Tarantini; e Julieta Lavalle, una ragazza di ventidue anni.
L’inchiesta furoreggia sui giornali. Gabriel Esposito viene rilasciato dopo i lunghi interrogatori del magistrato. Tuo cognato ti ha fatto sempre penare, ma gli metti a disposizione una coppia di avvocati. Intanto vogliono arrestare anche Guillermo Coppola. Lo beccano dopo venti ore di latitanza. Urla la sua innocenza: “Me l’hanno messa, me l’hanno messa”. Si riferisce al mezzo chilo di cocaina che hanno trovato in un vaso di fiori nella sua abitazione in Avenida Libertadores. L’ex poliziotto Francisco Benzi fa una clamorosa rivelazione alla radio “Rock and Pop”: la cocaina, nell’appartamento di Coppola, ce l’avrebbero messa due agenti prima della perquisizione.
E’ una brutta faccenda che peggiora il tuo umore. Corri nel carcere di Dolores, a duecento chilometri da Barcellona, per incontrare Coppola. Ci vai con Claudia. I giornali sono pieni di dettagli come per ogni fatto che ti riguarda. Scrivono che hai portato a Guillermo un materasso, un televisore a colori e un telefonino, che vi siete incontrati abbracciandovi a lungo, che avete ascoltato alla radio la cronaca di Ferrocaril-Boca e il Boca ha perso, che siete rimasti insieme tre ore.
Che cosa sta succedendo, Diego? Chi ti incontra dice che sei soprappeso di dodici chili. Non lasciarti andare, combatti, Dieguito, lotta. Ma tira una brutta aria in Argentina alla fine del 1996, vogliono incastrarti in qualche modo.
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