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La favola di Maradona
La sua storia a puntate – 115
di Mimmo Carratelli
Il viaggio e le due amichevoli col Boca in Cina, a metà del 1996, è un’illusoria parentesi felice della tua vita complicata, Diego. Per giocare in Cina il Boca incassa un ottimo ingaggio che servirà a pagare i tuoi stipendi.

La cosa che più ti sorprende è la tua grande popolarità a Pechino. Mentre a Buenos Aires la tua vita è sempre più difficile, perché vanno scomparendo le magìe sul campo e la droga ti segue come un’ombra, nel resto del mondo la leggenda delle tue prodezze e il calcio gioioso che hai saputo regalare sono nel ricordo perenne di tutti. Tu sei “quel” Maradona, e il resto non conta.

Dal Giappone ti arriva un’offerta da capogiro. Venti milioni di dollari per giocare due anni a Tokyo. E’ una grande tentazione. Non ci sono solo i soldi di mezzo, ma la possibilità di allontanarti da Buenos Aires, dalla pressione della stampa argentina e dal Boca, dall’insopportabile presidente Macri e dalle difficoltà del club.

Forse, il Giappone sarebbe una scelta opportuna. Ma hai il Boca nel cuore e le tue figlie non vogliono lasciare l’Argentina. Dici orgogliosamente: “Non cambierei un altro giro d’onore alla Bombonera con tutto l’oro del mondo”. Vuoi la rivincita sulle critiche della stampa di Buenos Aires, sui sospetti che ti affliggono, marchiato definitivamente dalla droga, sui contrasti con Macri.

Il Giappone resta lontano e ti consegni ad un agosto maledetto. La droga è ancora la tua dannazione? Lotti per liberartene, ma non hai ancora vinto. La settimana che precede la partita contro l’Estudiantes, che non vale più niente perché il Boca ha già perduto il campionato, fa esplodere nuovamente sospetti e illazioni sulla tua vita.

Il fatto è che, a metà settimana, scompari dalla circolazione, non ti alleni, nessuno sa dove ti sei cacciato. Si saprà dopo. Ti sei rinchiuso in un albergo per uscirne domenica pomeriggio quando arrivi trafelato alla “Bombonera” per il match con l’Estudiantes. Si accorgono tutti che sei in uno stato pietoso, le occhiaie pronunciate, lo sguardo assente.

Vai in campo. Dopo un quarto d’ora hai difficoltà a respirare. Bilardo ti urla di rimanere in campo. Lo fa per proteggerti. Continuando a giocare, puoi controbattere i sospetti pesanti che hanno accompagnato la tua settimana. Ma è una pena. Stringi i denti, ma è un tormento.

Il giorno dopo la partita, un’emittente radiofonica di Buenos Aires annuncia: “Sono state trovate tracce di cocaina nell’antidoping effettuato a Maradona dopo la partita contro l’Estudiantes”. La Commissione antidoping della Federazione di calcio argentina comunica invece che la prima analisi è risultata negativa e che è molto probabile che le analisi successive diano lo stesso risultato. Però alcuni dirigenti del Boca Juniors confermano l’indiscrezione dell’emittente radiofonica.

Nella bufera che ti investe nuovamente, il giudice Carlos Branca dichiara: “I controlli antidoping nel calcio argentino sono all’acqua di rose e chi ne tira le file si chiama Coppola”. Si parla di scambi di provette e di controlli truccati. Qualche giornale scrive che un giocatore col quale avevi scambiato le provette è risultato positivo all’antidoping.

Intanto, Guillermo Coppola finisce nel mirino del giudice Hernan Bernasconi. La droga, sempre la droga. Ed è automatica l’associazione del tuo nome a quello di Coppola.

Improvviso il tuo annuncio: “Lascio il Boca. Me ne vado perché me ne voglio andare, nessuno mi ha cacciato. E’ una decisione difficile che ho preso e mi fa più male della squalifica che mi inflisse la Fifa. Non so ancora se continuerò a giocare in un’altra squadra argentina o se farò l’allenatore o se andrò all’estero, ma le mie figlie non vogliono lasciare l’Argentina. In questi giorni in cui i giornali mi hanno sbattuto nuovamente in prima pagina, Dalma e Gianinna hanno pianto molto. Forse giocherò la prossima partita col Boca, l’ultima”.

Nessuna partita. A metà agosto lasci Buenos Aires diretto in Svizzera con Coppola che ha organizzato il viaggio la sera di domenica dopo la partita contro l’Estudiantes.

Coppola ti ha parlato di una clinica dove potrebbero aiutarti a uscire dalla droga. La clinica si chiama “La Prairie” vicino Montreux, sul lago di Ginevra.

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8/9/2005
  
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