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Il parco marino di Punta Campanella? Protegge solo le fogne
Claudio Ripa, mondiale di pesca subacquea, è molto critico nei confronti delle aree protette
Su Claudio Ripa
D'accordissimo con Ripa, grande campione di cui seguivo gli editoriali già dai tempi de "Il subacqueo".
Io, che subacqueo e pescatore in apnea lo sono da 30 anni, non posso far a meno di concordare parola per parola con quanto lui afferma e aggiungo pure che in questo paese, con la giungla di divieti, proibizioni e ordinanze spesso in conraddizione da zona a zona, stiamo assistendo al trionfo del fondamentalismo ecologista più triviale: quello che, continuando di questo passo, non solo porterà all'estinzione della pesca subacquea come attività, ancora praticata da migliaia di persone, ma forse addirittura al pagamento di un biglietto per mettere il costume a mollo.
E questo in un paese bagnato per 3 quarti dal mare e con uno sviluppo costiero enorme.
Da un eccesso all'altro: dopo anni in cui tutto era consentito nel disinteresse generale (pesca con le bombe, con le bombole, notturna, reti a maglie strettissime, spadare, etc.etc) si è passati alla fase del divieto assoluto, così senza alcuna gradualità, anzi: traboccando dalla parte opposta.
Si chiudono i recinti dopo che i buoi sono scappati, come sempre, dalle stalle: così è successo col nostro patrimonio archeologico sommerso, così sta succedendo con quello zoologico.
Ma le cianciole, le soffianti e gli strascichi imperversano come e più di prima, favorite però ora dalle nuove aree a protezione integrale, su cui però si vigila come e quando si ha voglia.
Non si fanno le leggi senza assicurarsi di avere i mezzi per farle rispettare: cialtroneria tipica della nostra classe dirigente.
Allora, giustamente, che le facciano più piccole ma più sorvegliate!
E non ci si accanisce oltretutto sempre e soltanto contro le categorie più indifese, come sub (pescatori), diportisti e bagnanti, per non avere gli attributi di andare a toccare gli interessi di categorie potentissime come quella dei pescatori professionisti e, ultime arrivate, quelle dei Diving e dei pescaturismo.
Invece di mostrare documentari fuori dal mondo, con cernie ammaestrate a mangiare dalle mani dei sub come se rientrasse nella loro natura, perchè nessuno ha il coraggio di mostrare i risultati degli studi di impatto ambientale che, tanto per dirne una, hanno, da sempre, i sistemi di pesca professionale sull'ambiente marino?
Dopo aver visto i danni permanenti e difficilmente reversibili provocati dal passaggio di una sola rete a strascico, confrontateli con quelli che può fare un sub a pesca con i suoi soli polmoni e un solo colpo a disposizione, con un bagnante che decide di farsi una nuotatina o con una barca che cala l'ancora sulla posidonia.
Eppure poco tempo fa su una famosa trasmissione della Rai ( Linea Blu) è perfino apparso un servivio-denuncia sui "danni provocati dagli arpioni dei sub che sbattono sugli scogli"....
No, guardate: è incredibile!
E' davvero una congiura.
Ma voi giornalisti dormite o siete d'accordo?

Abbiamo fatto e pubblicato l'intervista a Claudio Ripa, dormendo, dormendo...
S.C.
2005-10-11 16:17:14 - ricky05

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