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COMMENTI ALL'ARTICOLO:
Parliamo di morte
Viviamo sulla Terra o Nell'Aldilà
Sono una persona molto paurosa ma sinceramente non mi fa affatto paura la morte, forse perchè sono ancora giovane e mi sembra ancora lontana.
Anche se dovessi ammalarmi spero solo di trovare la forza di combattere con dignità e di arrivare all'ultimo respiro con il sorriso comunque vada a finire.
Ciò che mi fa paura è la perdita del contatto con la realtà, la perdita di se stessi mentre si è in vita.
Il "paranormale" è forse la parola che più mi terrorizza.
Perdere di vista le reali necessità delle persone che ci circondano.
La vita dovrebbe essere fatta di sorrisi, carezze e trasmettere buon umore e allegria quotidianamente senza interrogarsi troppo sull "Aldilà".
2008-04-07 23:06:19 - Marco De Rosa

La vita e poi la morte
A volte penso alla morte, ma al momento non ho mai provato terrore, e non so se mai ne proverò.
Non sono uno spavaldo nè un superficiale, perchè, ad essere sincero, ho paura della morte, ma di quella che colpisce a tradimento, prima del tempo che ognuno di noi pensa di vivere, per sè e per gli altri.
Cosa facciamo in vita per vivere una morte senza paura?
E' importante sapere cosa ci spetta dopo?
Chi ci ha concesso di vivere lo ha fatto per farci agire nella vita terrena o nella vita eterna?.
Il principio "nulla si crea e nulla si distrugge" è un principio di equilibrio globale, ma ognuno di noi crea o distrugge più dell'altro.
Il mio riferimento è l'individuo che ha il libero arbitrio di fare e disfare, di amare e odiare, di capire gli altri e non capire, di dare e di prendere.
Ritengo che paura o non paura della morte sta nella propria coscienza che è la nostra guida in vita.
Gli altri ci saranno vicini o lontani nel momento del trapasso, se abbiamo vissuto secondo coscienza, ma se saranno in pochi o saremo da soli, in quel momento sarà il percorso della nostra vita che ci accompagnerà e ci darà coraggio.
2008-04-05 21:15:19 - Savino De Rosa

Guardiamo in alto
I frenetici ritmi della moderna società consumistica che, da un lato impongono stressanti impegni lavorativi e dall'altro una spasmodica ricerca edonistica di svaghi, non consentono di soffermarsi sull'idea della morte e nemmeno di sostare accanto a moribondi, malati, vecchi e talvolta perfino ai bambini, cioè a tutti coloro che sono esclusi dal circuito produttivo.
Più che la morte oggi fanno paura malattia e vecchiaia, condizioni umane che possono anche durare a lungo, mentre il trapasso all'altra vita è abbastanza veloce.
Perchè non pensiamo mai alla "nostra" morte, mentre intorno a noi "altri" continuamente muoiono?
La risposta è semplice:"the show must go on" e quando toccherà a noi, poi si vedrà!
Purtroppo la verità è che spesso viviamo come tanti robots, rinunciando ad antichi valori, come sentimenti veri e profondi, solidarietà e pietà per chi soffre, rispetto per gli altri, il contatto con la Bellezza dell'Arte e della Natura.
In breve stiamo trascurando la nostra dimensione spirituale, divina, immersi nel nostro cupo e denso materialismo, razionalmente crediamo soltanto a tutto ciò che vediamo e tocchiamo e spesso deridiamo chi crede in Dio e sopratutto coloro che possiedono reali capacità, definite "paranormali", che li mettono a contatto con più ampie dimensioni.
Basterebbe forse alzare lo sguardo in alto verso l'immenso, armonioso " cielo stellato", di Kantiana memoria, e non sentirsi sopraffatti e spaventati da esso, ma rassicurati e rasserenati sul futuro della nostra "anima".
2008-04-04 10:53:25 - Giovanna D'Arbitrio

Contratto con il morto
Leggendo quest'articolo, mi sono ricordato di una usanza che spesso coinvolgeva notai e parenti quando avveniva la morte del capofamiglia e non si era riusciti - prima - a dividere i beni.
Quindi c'era il contratto con il morto. Mi spiego.
Era convocato il notaio amico, che affermava essere presente, nell' atto che andava a stipulare, il de cuius che era sì presente, ma ormai se ne era andato.
Un' ultima cosa: giorni fa un amico mi ha detto che nottetempo ha scritto il proprio necrologio.
La domanda - come si dice - sorge spontanea: L'autore dell'articolo ha scritto il suo necrologio? Perché non ce lo comunica?
2008-04-02 13:57:08 - arturo capasso

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