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La favola di Maradona
La sua storia a puntate - 24
di Mimmo Carratelli
Guillermo Coppola e Diego Maradona
Un primo traguardo è raggiunto. Col terzo posto della stagione ‘85-‘86 il Napoli di Maradona tornerà a giocare in Europa, iscritto alla Coppa Uefa.

Il finale di campionato regala qualche soddisfazione e un paio di rovesci. Regala, pibe, una tua magia contro il Torino. Sei fuori area, pallone sul destro. Che cosa stai combinando per liberarti di Zaccarelli? Danzi? Fai un passo di minuetto? Fai il mago. Incroci il piede sinistro dietro al destro e, col piede mancino, scocchi un cross a sorpresa, un pallonetto pennellato dalla tua improvvisa invenzione acrobatica, funambolica e indimenticabile. E’ l’assist unico e straordinario per il gol di Caffarelli. Formidabile.

Castighi ancora la Juve col pareggio a Torino (1-1). Un tuo colpo di testa strega Favero che devia in rete. Vai, pibe. Alla Juve di Platini campione d’Italia soffiamo 3 punti: la vittoria dell’andata, il pari del ritorno.

Cominciamo ad assestarci tra le “grandi”. Diego, sei tutti noi. Implacabile dal dischetto, abbatti l’Inter di Zenga e Altobelli (1-0). Segni il raddoppio a San Siro contro il Milan, 2-1, dopo il gol di Giordano. Suoniamo una gran musica alla Scala del calcio. Ciro Ferrara è la nuova realtà del calcio napoletano. Il campionato termina il 27 aprile perché è l’anno dei Mondiali in Messico.

Ti sei sistemato, Diego, in via Scipione Capece a Posillipo. Non è la villa di Barcellona. Non ha la piscina. E’ un appartamento da 200 milioni l’anno pagati dal Napoli. E’ in un luogo appartato e panoramico, questo è tutto.

Per sei mesi hai vissuto al Royal, i primi sei mesi a Napoli, con tutta la banda di Barcellona. Il clan più pittoresco che abbia mai visto. Con le rispettive famiglie c’erano il cameraman Laburu che doveva filmare la tua vita e le tue prodezze, il fedele Fernando Signorini che conosceva ogni fibra del tuo corpo, l’addetto stampa Guillermo Blanco che mi sembrò una perla di ragazzo. C’erano Jorge Cyterszpiller il tuo primo manager con l’ultima sua ragazza Angie, un segretario che si faceva chiamare Nando, Ladigia un faccendiere di passaggio, il ristoratore di Barcellona Cino e Osvaldo Dalla Buona il giocatore-amico dei tempi dell’Argentinos Juniors che ti eri portato in Spagna sistemandolo in una squadra di serie B, tuo compagno inseparabile nelle notti catalane e che avevi voluto vicino anche a Napoli. E c’era l’uomo che tutti chiamavano Galindez, perché così tu lo chiamavi, e forse era quel Miguel Di Lorenzo, magazziniere dell’Argentinos Juniors, che somigliava proprio al pugile argentino Victor Galindez. Perciò gli avevi dato quel nome. Era il tuo factotum. Per qualunque cosa, dicevi: “Chiamate Galindez”. E poi c’erano, ma non sempre, i tuoi fratelli. C’era Claudia. E c’era Gabriel Esposito, il marito di tua sorella Maria, un personaggio apatico, un niente di buono, che era stato un capotifoso in Argentina e viveva alle tue spalle. Lo sopportavi a malapena ed eri affezionato ai suoi due figlioletti, Jonatan e Jorge, i tuoi primi nipoti. Lo sopportavi per via dei bambini e di tua sorella.

La banda fu dissolta quando arrivò a Napoli Guillermo Coppola, il tuo nuovo manager che, in Argentina, era il procuratore di duecento giocatori. Questo avvenne il 19 settembre 1985. Coppola l’avevi conosciuto al tempo del tuo trasferimento dall’Argentinos al Boca quando il club gialloblu, per averti in prestito, aveva dato all’Argentinos quattro milioni di dollari e sei giocatori, tutti rappresentati da Coppola. E fu al pranzo esotico con rane importate dal Giappone al quale ti invitò il Boca per festeggiare il tuo passaggio che incontrasti Coppola per la prima volta.

Il nuovo manager cambiò tutto. Gli affari in cui Cyterszpiller aveva investito i tuoi guadagni, quando eravate in Spagna, erano stati un fallimento. Si può dire, pibe, che eri di nuovo povero, o quasi. La “Maradona Producciones” fece fiasco a Napoli. Coppola aprì un ufficio in via Petrarca smantellando il faraonico alloggiamento di Cyterszpiller in via Manzoni: otto stanze, cinque linee telefoniche, 40 milioni di spese al mese. Gli sponsor che Jorge aveva procurato non pagavano o pagavano male. Il Napoli ti ridette ossigeno.

Nel caos della tua vita, ricordo una sola persona in gamba, onesta, leale, attenta: Cecilia Pagni, di origini argentine, che fu la tua segretaria personale per tutto il periodo napoletano.

Continua

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30/7/2004
  
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