Calcio
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2002: la seconda Corea
La storia dei Mondiali di calcio – 41
di Mimmo Carratelli
Non era la Corea del nord, ma era pur sempre Corea. Evidente il disagio di affrontare i sudcoreani a Daejon, campo di casa per gli asiatici. Là l’Italia giocò la partita degli ottavi di finale del Mondiale 2002 lasciando il Giappone dove aveva disputato le prime tre partite.

Formazione azzurra: Buffon; Panucci, Iuliano, Maldini, Coco; Zambrotta, Tommasi, Zanetti, Totti; Vieri, Del Piero. Assenze pesanti in difesa: Cannavaro e Nesta.

L’arbitro ecuadoregno Byron Moreno andò incontro al suo giorno di gloria e l’Italia al suo destino nero. Si giocò alle 13,30 locali. Trentanovemila gli spettatori, tutti con la bandierina sudcoreana.

I tremori azzurri sembrarono scongiurati da due episodi immediati. Al 4’ rigore per i coreani, ma Buffon parò il tiro di Ahn. Al 16’ gol di Vieri, di testa, su angolo di Totti. Per il centravanti azzurro quarta rete in quattro partite.

Sul vantaggio, l’Italia si ritirò a difendere, con Totti e Del Piero sacrificati a fare da filtro a centrocampo, consegnando la partita all’avversario. Totti fallì la palla del due a zero, su lancio di Tommasi, tirandola addosso al portiere. Quattro volte un azzurro si trovò davanti alla porta del coreano Lee e quattro volte il bersaglio fu mancato.

Il secondo tempo fu una resa tattica incondizionata. Difesa e inutili lanci lunghi. Trapattoni senza più l’ampolla con l’acqua benedetta, dopo la reprimenda dell’arcivescovo di Civitavecchia Girolamo Grillo, si sfogò tirando calci per aria e pugni contro la protezione in plexiglass della panchina. Sostituì Del Piero con Gattuso per difendersi meglio (61’) e Zambrotta con Di Livio (72’) per resistere. A due minuti dalla fine, pasticcio difensivo di Panucci e Iuliano su uno spiovente e pareggio di Seol.

Supplementari al veleno perché entrò in scena il rotondo arbitro dell’Ecuador. Col golden-gol, avrebbe vinto chi segnava per primo e, a quel punto, partita finita. Il golden-gol lo mancò Vieri, allo stremo delle energie. Il Trap continuò a tirare pugni alla protezione della panchina, ma non si decise a fare entrare Inzaghi al posto del centravanti che ormai aveva dato tutto. Buffon salvò la porta dal golden-gol coreano e la partita prese la sua svolta maligna.

Alla fine del primo tempo supplementare, salì definitivamente al proscenio Moreno con un secondo “giallo” a Totti inventandosi una simulazione del romanista caduto nell’area coreana. Con l’Italia in dieci, il guardalinee argentino Rattalino completò l’opera vanificando il gol di Tommasi scattato in contropiede: segnalò un fuorigioco inesistente.

Girò tutto male, non solo per la “persecuzione” degli azzurri da parte dell’ineffabile Moreno, che graziò i coreani dell’espulsione di un fallosissimo Kim, ma anche perché, dopo Vieri, Gattuso ebbe la seconda palla per il golden-gol e la fallì davanti al portiere.

Al 117’, Ahn “bruciò” Maldini e, di testa, conquistò il 2-1 per la Corea del sud. Azzurri fuori dal Mondiale dopo cinque gol regolari annullati dai guardalinee e per l’arbitraggio scandaloso di Moreno.

Carraro, giunto a Mondiale già iniziato, rilasciò frasi sciatte e di circostanze sulle ingiustizie subite dalla nazionale e promise un intervento duro presso la Fifa una volta rientrato in Italia. Promise e non mantenne.

All’aeroporto di Seul, il giorno della partenza della nazionale azzurra, Cannavaro e Di Livio videro l’arbitro Moreno in partenza anche lui (scaricato dalla Fifa, ma ormai il piacere alla Corea del sud l’aveva fatto). Lo inseguirono riempiendolo di contumelie.

Da Middlesbrough, ai Mondiali d’Inghilterra, a Daejon erano passati 36 anni. Da quella del Nord a quella del Sud, fu ancora Corea per l’Italia. Trapattoni disse: “Ho sbagliato, ma non me ne vado”. Criticatissimo per avere schierato una squadra votata a difendersi. Disse Vieri: “Con tutti gli attaccanti che avevamo, dovevamo fare di più. Abbiamo pensato troppo alla difesa”. Il Trap gli rispose a muso duro: “Parla lui che di palle-gol ne ha avute tante”.

Del Piero, che giocò solo 89 minuti al Mondiale asiatico, da titolare una sola volta per 61 minuti, poi entrando una volta per 16 minuti e un’altra per 12, sparò a zero: “L’Italia doveva essere più spregiudicata, sfruttare meglio gli attaccanti. Trapattoni ha fatto un calcio né vincente, né moderno”.

Il presidente del Perugia Gaucci, dopo il golden-gol di Ahn, comunicò al giocatore coreano, tesserato per la squadra umbra, che non avrebbe più giocato in Italia.
20/5/2006
  
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