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1998: grandeur francese
La storia dei Mondiali di calcio – 36
di Mimmo Carratelli
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Sessant’anni dopo l’edizione del 1938, la Francia organizzò i Campionati del mondo 1998 fortemente voluti da Michel Platini. Venne costruito fuori Parigi, a Saint-Denis, un nuovo stadio realizzato in trenta mesi: 80mila posti, costo 800 miliardi, scaloni monumentali, tre ristoranti, 50 piccoli bar, 33 ascensori, seimila posti-auto di cui più della metà sotterranei, 670 servizi igienici e 18 torri in acciaio per reggere il tetto in plastica e vetro, pesante una volta e mezzo la Torre Eiffel. Più otto postazioni fisse per telecamere, una telecamera mobile lungo la tribuna principale e due piattaforme alte sulla copertura per le riprese aeree. Il Mondiale attrasse 37 miliardi di telespettatori nel mondo collegati da 180 emittenti.
Spesa investita dall’organizzazione francese: tremila miliardi di lire. Trentadue squadre ammesse alla fase finale, otto in più delle precedenti edizioni, con una “rosa” complessiva di 736 giocatori. Sessantaquattro partite in 33 giorni, 34 gli arbitri designati. Guardalinee con la bandierina elettronica.
Nelle eliminazioni dirette, ricorso ai calci di rigore dopo la persistente parità alla fine dei tempi supplementari con una novità assoluta: il golden-gol. La partita finiva alla prima rete messa a segno nei supplementari che designava il vincitore.
I francesi fecero finta di snobbare il campionato del mondo ridestandosi al più grande entusiasmo nell’immediata vigilia del torneo. 900mila turisti-tifosi invasero la Francia. Per le strade della capitale, un corteo festante di 4.260 attori nei costumi dei vari Paesi partecipanti, acrobati, giocolieri e pupazzi giganteschi annunciò l’inizio del torneo che impegnò 12mila volontari e 400 impiegati, protetto da 25mila addetti alla sicurezza, tra i quali 400 “teste di cuoio”.
Un campionato gigantesco e fantasmagorico che portò quasi tre milioni di spettatori negli stadi di Saint Denis, Parigi, Lens, Nantes, Lione, Saint-Etienne, Montpellier, Marsiglia, Tolosa, Bordeaux. La ristrutturazione degli impianti e i nuovi stadi costarono 1.180 miliardi di lire.
In lizza la Francia paese organizzatore, il Brasile campione del mondo, poi Arabia Saudita, Argentina, Austria, Belgio, Bulgaria, Camerun, Cile, Colombia, Corea del sud, Danimarca, Germania, Inghilterra, Iran, Italia, Jugoslavia, Marocco, Messico, Nigeria, Norvegia, Olanda, Paraguay, Romania, Scozia, Spagna, Tunisia, Stati Uniti, più le debuttanti Croazia, Giamaica, Giappone e Sudafrica. Presenti cinque nazionali vincitrici dei Mondiali, assente solo l’Uruguay.
La cerimonia d’apertura, ormai sullo stile delle Olimpiadi, con duecento hostess vestite da Yves Saint Laurent, anticipò Brasile-Scozia, la prima gara in programma allo Stade de France, il nuovo impianto di Saint Denis.
Tramontata l’epoca di Arrigo Sacchi dopo cinque anni e 53 partite, Cesare Maldini assunse la guida della nazionale italiana. Per il Mondiale in Francia convocò sei giocatori della Juventus (Peruzzi, Torricelli, Pessotto, Di Livio, Inzaghi e Del Piero), tre del Milan (il figlio Paolo Maldini, Costacurta e Albertini), tre dell’Inter (Pagliuca, Bergomi e Moriero), quattro del Parma (Buffon, Cannavaro, Chiesa e Dino Baggio), Roberto Baggio che giocava nel Bologna, Nesta della Lazio, Cois della Fiorentina, Di Biagio della Roma e richiamò dall’estero Ravanelli (Marsiglia) e Bobo Vieri (Atletico Madrid).
Maldini escluse Gianfranco Zola (Chelsea) dichiarando che il giocatore sardo aveva avuto una stagione difficile. Zola con un gran gol aveva assicurato all’Italia una vittoria determinante a Wembley contro l’Inghilterra (1-0) nel corso delle qualificazioni al Mondiale 1998. Nell’elenco degli azzurri non entrò Ciro Ferrara, infortunato. Maldini partì con una sola certezza: non avrebbe mai fatto giocare insieme Roberto Baggio e Del Piero. Particolare di rilievo: Roberto Baggio fu inserito all’ultimo momento nella lista mondiale.