Torna alla ricerca
1994: Brasile campione ai rigori
La storia dei Mondiali di calcio – 35
di Mimmo Carratelli
|
Text Size |
|
Italia-Brasile, finalissima del Mondiale 1994 a un’ora impossibile, mezzogiorno in punto al “Rose Bowl” di Pasadena (Los Angeles). Rivincita della finale 1970, ventiquattro anni dopo il match di Pelè e dei sei minuti di Rivera.
Nuovo asso brasiliano un piccoletto (1,67) di talento, Romario de Souza Faria di Rio de Janeiro, 24 anni, cannoniere giramondo dal Vasco da Gama al Psv Eindhoven, al Barcellona. Un ragazzo nato povero, indolente, che diceva: “Sono sulla terra grazie a Dio e dunque mi sforzo di servirlo al meglio”. Lo serviva facendo gol e lui confermava: “Dio mi ha creato per donare gol e gioia”. Ma disse soprattutto: “Il Brasile piange da ventiquattro anni, tutto il tempo in cui non ha più vinto un Mondiale. Ora è venuto il momento per non piangere più”.
Nell’Italia rientrò Franco Baresi dopo l’operazione al menisco. Massaro tornò centravanti al posto di Casiraghi. Fuori Signori che Sacchi riteneva estraneo ai suoi schemi. Lo metteva e lo toglieva, 84 minuti contro l’Irlanda, una sola partita intera (contro il Messico), un’ora in campo contro la Nigeria, mezza partita contro la Spagna, venti minuti finali contro la Bulgaria. Niente finale.
L’Italia scese in campo con Pagliuca; Mussi, Benarrivo; Albertini, Maldini, Baresi; Donadoni, Dino Baggio, Massaro, Roberto Baggio, Berti. Arbitro l’ungherese Puhl che aveva già diretto il quarto di finale degli azzurri contro la Spagna.
Al “Rose Bowl” 94mila spettatori, 150 i Paesi collegati in tv, due miliardi di telespettatori nel mondo.
Primo tempo molto tattico con le squadre disposte a controllarsi a vicenda e a risparmiare energie per il rush finale. Il primo brivido l’ebbe Pagliuca, ma Mazinho fallì il gol da pochi passi.
Nella ripresa, il Brasile passò all’attacco. Sacchi aveva già inserito Apolloni al 34’. Fu un protagonista con Baresi e Maldini. Mauro Silva colpì un palo, Roberto Baggio smarcato da Donadoni davanti a Taffarel tirò alto.
Neanche i tempi supplementari cambiarono lo 0-0. Il Brasile aveva accelerate improvvise, ma tutto sommato si copriva temendo il contropiede italiano.
Per la prima volta, l’esito della finale mondiale venne affidata ai calci di rigore.
Cominciò male per gli azzurri. Franco Baresi, uno dei pupilli di Sacchi, calciò il pallone oltre la traversa. Ma, subito dopo, Pagliuca parò il rigore di Marcio Santos.
Si riprese alla pari. Albertini non fallì il tiro dal dischetto e segnò anche Romario. Toccò ad Evani, entrato in campo nei supplementari al posto di Dino Baggio: rete. Pareggiò il conto Branco.
La tensione in campo era al massimo. Sul dischetto andò Massaro e Taffarel gli parò il tiro. Dunga realizzò e portò il Brasile in vantaggio. Ultima speranza il rigore che si apprestò a tirare Roberto Baggio, l’azzurro che aveva portato in finale l’Italia con le sue prodezze e i suoi gol. Ma il suo tiro volò alto. La lotteria finì così. Il Brasile vinse ai rigori 3-2.
Regolamento e sentenza crudeli per gli azzurri che, già quattro anni prima, nel Mondiale giocato in casa, fallirono contro l’Argentina i rigori per accedere alla finale. Allora Baresi e Baggio segnarono, ma sbagliarono Donadoni e Serena.
Il Brasile si laureò in America campione del mondo per la quarta volta (1958, 1962, 1970, 1994). La squadra della finale di Pasadena: Taffarel; Jorginho (Cafu), Branco; Mauro Silva, Aldair, Marcio Santos; Mazinho, Dunga, Romario, Zinho, Bebeto.
I cannonieri del torneo, con 6 gol, furono il bulgaro Stoichkov e il russo Salenko.