Calcio
1990: il naufragio delle notti magiche
La storia dei Mondiali di calcio – 30
di Mimmo Carratelli
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La quattordicesima edizione dei Mondiali si svolse nel 1990 in Italia che ospitò il torneo per la seconda volta, cinquantasei anni dopo il campionato del 1934.
Si giocò in dodici città: Roma, Milano, Torino, Udine, Verona, Genova, Firenze, Bologna, Cagliari, Napoli, Bari, Palermo.
Ventiquattro squadre al via: Italia paese ospitante, Argentina campione del mondo, Austria, Belgio, Brasile, Camerun, Cecoslovacchia, Colombia, Corea del sud, Egitto, Germania, Inghilterra, Jugoslavia, Olanda, Romania, Scozia, Spagna, Svezia, Urss, Uruguay, Stati Uniti e le novità Costa Rica, Eire ed Emirati Arabi.
Azeglio Vicini presentò una nazionale con giocatori di sette club: Ancelotti, Baresi, Maldini e Donadoni del Milan, Zenga, Bergomi, Ferri, Berti e Serena dell’Inter, De Napoli, Ferrara e Carnevale del Napoli, Vierchowod e Vialli della Sampdoria, Schillaci e De Agostini della Juve, Giannini della Roma e Baggio della Fiorentina (in procinto di passare alla Juve).
Difesa collaudata coi giocatori dell’Inter e del Milan. Centrocampo con Giannini e De Napoli punti fissi, a rotazione Berti, De Agostini e Ancelotti. In attacco, Vicini cominciò con Donadoni, Vialli e Carnevale, ma poi escluse Carnevale per Schillaci e Vialli per Baggio.
Totò Schillaci venne prepotentemente alla ribalta con i suoi gol e gli occhi spiritati. Nella prima partita contro l’Austria entrò al 75’ e quattro minuti dopo la risolse (1-0). Ancelotti perse subito il posto per il più dinamico De Agostini.
Nella seconda partita contro gli Stati Uniti (1-0), dopo il fulmineo gol di Giannini, Vialli sbagliò il rigore del raddoppio e venne accantonato. Ferri salvò sulla linea il tiro del pareggio degli americani. Carnevale cedette definitivamente il posto a Schillaci.
Baggio fece cose strepitose in allenamento e venne impiegato della terza partita, contro la Cecoslovacchia (2-0): a segno la nuova coppia Schillaci-Baggio. Alla quarta partita, la ragnatela dell’Uruguay irritò gli azzurri. Risultò vantaggioso l’inserimento di Serena al posto di Baggio: dette a Schillaci la palla dell’1-0 al 65’ e segnò di testa il 2-0 all’83’.
Si giocava in notturna e nacquero le “notti magiche”, cantate da Gianna Nannini ed Edoardo Bennato. Schillaci continuò ad essere il protagonista e risolse la partita con l’Eire (1-0): segnò, colpì una traversa e si vide annullato un gol.
Con sole sette reti all’attivo, ma con Zenga imbattuto, l’Italia filò in semifinale. Si segnava poco e solo la Germania totalizzò 13 gol nelle prime cinque partite. L’Italia trovò in semifinale l’Argentina di Maradona che non faceva faville. Dopo il giro iniziale di tre partite, gli argentini erano stati ripescati fra le migliori terze squadre classificate dei sei gironi del primo turno. Negli ottavi di finale, l’Argentina eliminò il Brasile con un gol di Caniggia a dieci minuti dalla fine (1-0) e, nei quarti, fece fuori la Jugoslavia ai rigori.
Italia-Argentina si giocò a Napoli, “la città di Maradona”. Fino a quel momento, l’Italia aveva sempre giocato a Roma. Si montò una balorda polemica sul pubblico napoletano che avrebbe tifato per l’Argentina di Diego, il suo idolo. In realtà, Vicini si confuse rinunciando in partenza a Baggio e Serena. Sbagliò formazione. Lo spauracchio era Maradona: lo marcarono a turno Bergomi e Ferri scambiandosi il controllo del “pibe” e di Caniggia.
Schillaci, sempre lui, portò in vantaggio l’Italia dopo 18 minuti. L’Argentina non era granché e Maradona risultò piuttosto in ombra. Ma un’uscita sventata di Zenga consentì a Caniggia di pareggiare nel secondo tempo dopo una punizione di Maradona che mise in allarme tutta la difesa azzurra. Colto il pareggio, gli argentini giocarono meglio e l’Italia corse più di un rischio.
Il portiere Goicoechea, che sostituì il titolare Pumpido campione del mondo in Messico, fu il protagonista della serata. Nel finale della gara, Vicini ebbe un ripensamento e schierò Baggio e Serena al posto di Giannini e Vialli. Otto minuti di recupero e i tempi supplementari non cambiarono l’1-1 benchè l’Argentina rimanesse in dieci per l’espulsione del centrocampista Giusti nel secondo tempo supplementare.
Si andò ai calci di rigore. Goicoechea ne aveva parati due contro la Jugoslavia nella partita dei quarti contribuendo al successo dell’Argentina dagli undici metri. Si ripeté contro l’Italia respingendo il rigore di Donadoni e parando quello di Serena. Maradona, che aveva sbagliato contro la Jugoslavia, non fallì il penalty decisivo e fu 4-3 per l’Argentina dal dischetto. Nessuno degli argentini sbagliò.
A Bari, l’Italia vinse la finale per il terzo posto battendo l’Inghilterra 2-1 con gol di Baggio su assist di Schillaci e rigore di Schillaci. Tornò in campo la “coppia magica” alla quale Vicini aveva rinunciato contro gli argentini schierando Baggio solo dal 75’.
Italia terza pur concludendo il torneo senza sconfitte nei tempi regolamentari. Quasi mezzo milione di persone assisté alle sette partite degli azzurri per un incasso di 34 miliardi (incasso-record a Napoli per la semifinale con l’Argentina: quasi sette miliardi di lire).