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La favola di Maradona
La sua storia a puntate – 138
di Mimmo Carratelli
Le giornate romane alla fine del Duemila. Il Premio Fifa al calciatore del secolo. Il coupe de theatre all’Auditorium. Diego, nessuno come te. Imprevedibile, orgoglioso, spontaneo.

“Ho avuto cinquantamila voti più di Pelè, però mi hanno premiato con un artificio per non lasciare fuori lui”. Ora ne parli con calma. “La gente ha votato Diego Maradona. Conta quello che dice la gente, non le giurie di poche persone”.

Ti bracca Ferlaino. Sulla sua Nissan azzurra, il presidente degli scudetti si aggira attorno al St. Regis, il lussuoso albergo romano dove sei alloggiato, stanza 231 al secondo piano.

L’Ingegnere vuole vederti. Ti porta in dono la tua maglia azzurra numero 10. Parlate di un ritorno a Napoli. Ambasciatore azzurro nel mondo. Pochi minuti di colloquio. Alla fine, Ferlaino dice: “Diego non deve firmare alcun contratto col Napoli perché ha un contratto a vita. Può fare quello che vuole, da quando vuole. Decida lui quando cominciare. Diego non s’è mai staccato da Napoli”.

E tu, pibe, dici: “Napoli è stata la mia vita. Ricordi bellissimi. Ho gradito la maglia che mi ha portato Ferlaino. Abbiamo parlato. Penso di dovere rientrare nel Napoli dalla porta principale. Parleremo ancora. Tutto dipende dal progetto che Ferlaino ha in mente di realizzare”.

Diego, ma è tutto vero?

“Ferlaino l’ho trovato diverso. Come se volesse in qualche modo farsi perdonare per non avere costruito, quando si poteva, una squadra imbattibile. Ci incontreremo a Cuba o a Buenos Aires”.

Vi incontrate ancora a Roma, al ristorante “La Rosetta” nei pressi del Pantheon. Cena e un tavolo per dodici. Ci sono i tuoi genitori, Claudia, Guillermo Coppola, e c’è Ferlaino.

Conclusione? Dice Ferlaino: “Diego ha voglia di fare di più dell’ambasciatore azzurro nel mondo. Vuole incidere maggiormente nel club. Io sono uno dei due soci del Napoli, l’altro è Corbelli. Parlerò con lui. E’ possibile organizzare una partita per Diego, ma non la gara dell’addio, bensì quella del ritorno”.

Ottimismo, entusiasmo. Fremiti di una passione antica, ricordi, progetti.

A fine dicembre, Ferlaino vola a Buenos Aires. Diego, Napoli ti aspetta sempre.

L’incontro avviene nell’albergo “Caesar Park” in calle Posadas, una delle zone più eleganti di Buenos Aires.

“Il discorso è andato avanti” dici. “Ferlaino mi è sembrato contento dei progressi. Con lui e Guillermo Coppola abbiamo parlato di calcio, di giocatori sudamericani già affermati e di giovani promesse. Mi sembra che si vogliano fare cose serie. Per la prima volta penso che tra me e il Napoli potrebbe riprendere un rapporto di collaborazione e di fiducia”.

Napoli freme. La squadra barcolla in serie A. E’ prossima alla sesta retrocessione. Se ne è andato Zeman, è arrivato Mondonico. Siamo in fondo alla classifica. Ci vuole un colpo d’entusiasmo, a sorpresa. Il “colpo” potresti essere solo tu, Dieguito.

“Presto conoscerò anche Corbelli” dici. “In questo momento non potrei garantire una mia presenza costante in società. Quale potrebbe essere il mio ruolo? Un ruolo ampio, da dirigente, che assieme all’allenatore sta accanto alla squadra, a quello di consulente del presidente, per gli affari di mercato, sino a rappresentante e a uomo-immagine del club”.

Sogniamo. Sogni anche tu, Diego?

“Il Napoli rientrerebbe nel mio progetto per i giovani con la creazione di tre scuole-calcio, una a Buenos Aires, una a Cuba e la terza a Napoli. Immagino altro. Per esempio aprire a Napoli un mega-pub dedicato al calcio, al Napoli, ai miei anni a Napoli con schermi giganti dove scorrono i filmati dei giorni felici. Il discorso è appena cominciato e non abbiamo parlato ancora di soldi”.

Di nuovo insieme, pibe? Una favola interrotta che riprende? Nove anni dopo?

Sono cambiate molte cose. Il Napoli si sta defilando dalla scena del calcio italiano. Confusione in società, squadre rabberciate, via-vai di allenatori.

Il tuo ritorno, Diego, sarà mai il toccasana? La tua semplice apparizione al “San Paolo” arresterà la crisi azzurra? Nella gerla della Befana 2001, una speranza, forse solo un sogno. Un sogno romantico. Tu, Diego, e il Napoli di nuovo insieme.
30/1/2006
  
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