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Recensioni
Un amore senza fine di Scott Spencer
di Luigi Alviggi
Dal risvolto di copertina leggiamo:

“Un amore senza fine è forse il romanzo più potente che mai sia stato scritto sull’amore giovanile. Trascinante, furioso, di forte ed esplicito erotismo, racconta la storia di due ragazzi, David e Jade, e la discesa agli inferi di un rapporto assoluto e devastante.”

L’opera è il racconto di un’ossessione d’amore prolungata che nasce negli anni di un’adolescenza in crescita complicata e si trascina per anni, con eventi drammatici e non comuni, fino a un finale che – per la coppia protagonista – ancora non ha imboccato una strada definita (come ci dice il titolo…). Vi presento i due: David e Jade, Jade e David. Il primo, voce narrante del libro e personaggio preponderante - figlio unico 17nne a inizio storia – si autodefinisce in modo non semplice ma veritiero:

“Come guerriglieri, i miei intrighi si sono chiamati a raccolta dentro di me per definire una nuova tattica, nascondendosi dietro altri pensieri.”

E dice ancora:

“Quando avevo diciassette anni e obbedivo soltanto ai perentori comandi del cuore, ho abbandonato il sentiero della vita normale e nell’arco di un attimo ho distrutto tutto ciò che amavo - che amavo con tutto me stesso - e quando l’amore si è spezzato, quando il corpo immateriale dell’amore si è ritratto atterrito e il mio lo hanno rinchiuso, è stato difficile per gli altri credere che una vita tanto giovane po¬tesse soffrire così, senza appello. Eppure, malgrado gli anni trascorsi, la notte del 12 agosto 1967 divide ancora la mia vita. (…) E in quella notte di agosto, pesante ma per nulla fuori del normale, ho dato fuoco alla casa in cui vivevano le persone che più veneravo al mondo, una casa per me più preziosa della casa dei miei genitori.”

Jade è figlia di genitori comunisti - Hugh e Ann, medico lui scrittrice saltuaria di racconti lei, inclini alle droghe - e ha due fratelli, Keith (il maggiore) e Sammy. David la ricorda così, rivedendola molto tempo dopo:

“Una dodicenne. Una vergine. No: vergine solo in senso «tecnico». Una dodicenne che arrrotondava la paghetta danzando nuda per gli amici di Keith che in quelle occasioni diventavano a un tratto numerosi. Che si metteva il mascara sulla peluria in mezzo alle gambe. (…) Che era stata sorpresa a rubare una copia di Fanny Hill nella più grande libreria di Chicago.”

Nella prefazione sottolinea Tommaso Pincio, anche nuovo traduttore del libro:

“L’amore, o per meglio dire, un certo tipo di amore, quello passionale ed esclusivo, l’amore più simile a una brama animalesca, alla forza divoratrice della natura, che non all’idealizzazione romantica in cui spesso proviamo a ingabbiarlo e addomesticarlo, è inconciliabile con l’ordine sociale ovvero con ciò che intende David quando parla di vita normale.”

Amore e disperazione saranno i motori principali dell’animo di David negli anni che vengono narrati. E, al termine del romanzo, leggiamo nella lettera che Jade scrive e che gli arriva dalle mani dello psichiatra del momento:

“Ho tenuto questa lettera sulla mia scrivania, nella borsa, sul tavolo della cucina e ovunque andassi durante l’ultima settimana. Non so fino a che punto sia personale. Il fatto di averti conosciuto ed essere stata aperta a ogni esperienza mentre stavamo insieme fa sì, tra le altre possibilità, che qualunque cosa ci diciamo diventa per forza di cose intima. So che non smetterò mai di pensarti. Ci ho provato, ma ora ho smesso anche di provarci. Tu sei il mio passato e mi sono resa conto che avere un passato pauroso, turbolento e in gran parte infelice è comunque meglio di non avere un passato.”

Spencer dichiara in un’intervista:

“Di fatto volevo che il titolo fosse una sorta di sfida, come se il tema del romanzo sfidasse i lettori sofisticati, abituati a una dieta ferrea di cinismo e ironia, insistendo perché prendessero sul serio le pene d’amore degli adolescenti. Non penso che qualcuno possa capire il cosiddetto ‘amore adulto’ senza riconoscere le sue radici nelle nostre precedenti relazioni. 
Questo lungo lavoro propone una selva di personaggi che incrociano la vita dei protagonisti (a decine intervengono nel flusso narrativo per poi scomparire dalla storia), figure importanti ma del tutto passeggere. D’altra parte, quando il lettore affronta un romanzo lungo oltre 600 pagine (anche se a caratteri di stampa non piccoli) è chiaro che l’Autore vuole caratterizzarsi come affabulatore esperto e molto discorsivo. Un libro dunque denso di comparse, di storie, di amori (finiti e nuovi), di eventi, la rassegna sociale di un certo ambiente piuttosto che un racconto su poche vite principali. L’impressione, avanzando nell’opera, è di leggere un diario di vita vissuta non un parto creativo, un elenco di situazioni e avvenimenti che possono costellare la vita di ciascuno, di sicuro però non di un soggetto routinario ed estraneo ad azioni insolite. Il filo referente riguarda David che, scacciato da Hugh per un mese dalla propria casa, si rifiuta in anima e corpo di affrontare questa insostenibile lontananza da Jade e decide, per abolire la punizione, di appiccare un fuoco sulla veranda dell’abitazione per poi ritornarvi, dopo poco, come un eroe salvatore e porre fine all’esilio imposto.

Dalla presentazione della Sellerio apprendiamo che il libro “ha ispirato due dei film meno riusciti della storia del cinema (secondo alcuni commentatori e lo stesso autore”, pur avendo avuto milioni di lettori dall’uscita negli USA (“Endless love”, 1979, oggi tradotto in più di venti lingue). Il primo film è del 1981, regista Franco Zeffirelli, con Brooke Shields (Jade) e Martin Hewitt (David), durata 116 minuti’.

Il secondo è del 2014, regista Shana Fest, con Gabriella Wilde (Jade) e Alex Pettyfer (David), durata 104 minuti. Il lavoro si legge facilmente: scorrevole, piacevole, ricchissimo di dettagli, armonico.

Nella narrazione l’Autore è però incline a osservare il contesto della scena sotto una potente lente d’ingrandimento, nella visione psicologica del personaggio più che nella realtà effettiva. Scott arricchisce lo sviluppo dei fatti di pensieri ed eventi collegati a riguardo dal soggetto in azione, David in genere. L’inventiva lo spinge verso il passato, amplificatore di protagonisti, di situazioni, di quanto avviene in quel momento: un affondo letterario denso e pressocché continuo.

Gli attori, primari nel quadro, vengono a lungo “abbracciati” da quanto frugano a proposito nei loro ricordi. La cura per le tante aggiunte sfoca la linearità, quasi lo scrittore voglia diluire la complessità del reale, rallentare l’azione in cui esso è immerso per potenziarla e farla incidere meglio sul lettore.

Lo sviluppo si spezza nelle parentesi inattese scaturite dalla vita vissuta, nelle memorie. Ne risulta una linearità costellata senza risparmio da percorsi paralleli… Ovviamente ogni medaglia presenta due facce: allargando la prospettiva, si perde in densità di sviluppo...

Vantaggio di questa scelta è che il libro diventa una scorrazzata sociale nella media società statunitense degli anni 70-80 del secolo scorso (il romanzo è del ’79!) con i suoi pregi, non spiccati, e travagliata dai problemi di sempre in quella fascia: stipendi modesti, costi elevati dei generi non necessari, cerchia di conoscenze limitata, angustie mentali proprie dei quartieri non privilegiati…

La società “americana” di allora era molto distante, rispetto a oggi, dalla nostra coeva. Vi imperavano divorzi diffusi, se non generalizzati, e atteggiamenti verso la sfera affettiva e il variare dei partner molto più disinvolti.

In questo campo il divario è stato certo colmato… ma, credo, non superato. Non siamo certo alla libertà di “pensiero e azione” dei genitori di Jade che piazzano nella stanza della figlia un letto matrimoniale (con le rotelle poi?) sul quale i due giovanissimi amanti possono liberamente “scarrozzare” durante la notte…

A Spencer dunque piace indugiare sulle emozioni dei personaggi e proporre un’ampia rassegna degli stati d’animo, anche perché i protagonisti sono sollecitati da eventi drammatici cui si risponde, per sostegno personale, con stati emotivi sempre sfibranti.

Amori e lutti addensano le pagine più toccanti, cui i soggetti rispondono nel modo più sofferto, situazioni di vita e sentimenti comuni descritti da un abile punto di vista che stimola partecipazione. Forte, come notato, la propensione verso l’analisi di pensieri e riflessioni nel personaggio di turno, che si dilungano come da un preciso registratore di dettagli…

Un libro pieno di andirivieni ad accompagnare la vita complicata di David che non ha ancora deciso, nonostante le sollecitazioni esterne, quale strada vorrà (o dovrà) affrontare…

Di sicuro ci sono ricoveri, a distanza, in ospedali mentali. Vengono però descritti anche punti di svolta. È il caso della lettera di Ann a David, che si dilunga per 14 pagine (con caratteri più piccoli): aperta confessione - senza remore né finzioni - di una donna ancor giovane a chi è stato amante della figlia 16nne.

Un racconto che forse lei non avrebbe fatto neanche al proprio psichiatra, men che mai al marito, e questo perché il giovane possa in qualche modo concorrere – sì, anche con la semplice lettura! - a farle superare le deficienze che si porta dentro e magari non ha il coraggio nemmeno di confessarsi.

E David osserva: “a me veniva offerta la possibilità di apprendere l’esatta tonalità con cui lei parlava a se stessa.

E non sarà l’unico scritto. David è promosso al ruolo di confessore della donna senza che abbia fatto molto per meritarselo, anzi nulla eccetto la telefonata iniziale…

Nella seconda lettera (di 11 pagine) gli parla – tra le tante confidenze - del cugino che le spedì l’LSD, assunto da tutta la famiglia proprio la sera dell’incendio, e del conseguente stordimento ragion per cui la villetta venne distrutta dal piccolo rogo causato da David accendendo il mucchio di giornali accatastati fuori la veranda, e mettendo a rischio la vita di cinque persone: i genitori e i tre figli.

Tutto per quella condanna all’esilio di un mese!

L’effetto devastante risultò stupefacente per lo stesso piromane ritornato sul posto per constatare (cioè, più correttamente per soccorrere gli abitanti: questo il suo primo proposito!) gli effetti della bravata.

David subirà il relativo processo che ne disporrà il ricovero presso un manicomio, con un esperto a lui dedicato. Vi rimarrà due anni uscendone poi in libertà condizionata con l’obbligo di trovarsi un lavoro e dovendo vivere a casa dei suoi.

Avrà tempo per disperarsi e pensare sempre a Jade, pur rimproverandosi il disastro combinato che solo per caso non ha causato vittime nella famiglia di lei.

Dopo quasi quattro anni David sbarca a New York – infrangendo l’obbligo della libertà condizionata - per tentare di incontrare Ann (ora separata da Hugh) che ha scovato dopo laboriose ricerche sugli elenchi telefonici di metà States, come del resto fatto anche per Jade senza fortuna.

E lei, che vive sola, gli confesserà tra le tante intimità “è molto complicato farsi una vita accettabile e soddisfacente per una donna che si sente giovane anche se non lo è più.”

Finirà anche col raccontargli come, svegliatasi per caso e scesa dal letto sentendo dei rumori dal basso, abbia assistito alla loro prima volta dalla scala mentre si amavano sul pavimento di fronte al camino acceso.

Dall’incontro con Ann - e dopo il suo rifiuto a “stare” con lei - David ricaverà comunque un bottino enorme: dopo anni di ricerche otterrà il telefono di Jade e il suo indirizzo copiandolo di nascosto dalla rubrica della madre: l’unico scopo, più che probabile, della visita!

E cosa dire del primo pensiero per l’amata Jade alla disponibilità di andarlo a trovare con un’amica, dopo quattro anni, nella stanza d’albergo dove lui alloggia a New York: “Odorava di sigarette e alcol, ma in cima a quegli aromi si levava, come luce su un’onda, il profumo ai fiori di lillà: doveva averlo messo poco prima di arrivare in albergo.

Si rivedranno poi, a causa del lutto familiare di lei, e ben ottanta pagine descriveranno i due amanti, soli nella stanza d’albergo, a passare la notte insieme (sesso compreso, stratosferico ma analitico, non morboso).

Un romanzo nel romanzo questo: potrebbe essere un record letterario (in libri non del campo erotico) per quanto ne so!

Il lungo gioco dei pensieri di entrambi, di ieri e di oggi, si rincorrono, ininterrotti e partecipati, attorcigliandosi insieme come serpenti in amore.

Proprio per incontrare Jade lui ha lasciato Chicago, contravvenendo all’obbligo giudiziario del soggiorno coatto. “Ci siamo girati per guardarci. I nostri corpi palpitavano. Uccelli rimasti imprigionati nel gelo di una canna fumaria. Facevo su e giù con il torso, dando continui colpi di reni. (…) In mezzo a tanta umidità, il rumore dei nostri corpi faceva pensare a dei passi nell’erba del mattino, a minuscole bolle di rugiada che venivano schiacciate.

«Solo con te». Mi ha carezzato il viso. Ho catturato un dito con la bocca e l’ho succhiato con avidità. Sapeva di sale. «Solo con te, David. È così strano».

«Cosa ti piace dello stare con me?» ha chiesto Jade dopo un po’. «Tutto». «No. Sai cosa intendo. Cosa ti piace in particolare» «Mi piace osservarti mentre ti vesti, specie al mattino quando ti sei appena fatta la doccia e stai per andare non so dove. Mi piace come ti abbottoni la camicia davanti allo specchio e come ti guardi le dita. Poi la infili nei pantaloni e ti lisci tutta. Ti dai una palpatina prima di uscire. E se hai i capelli bagnati, è ancora meglio. Te li tiri su, a ciuffetti, li scuoti, per farli asciugare, immagino, con movimenti decisi e professionali, da vero parrucchiere. Fai tutto con un’energia incredibile, l’aria di essere più che pronta ad affrontare la giornata».” Fuggirà con lei e andrà ad abitare nel Vermont, nella casa enorme dove lei vive insieme con molti altri e a cui tutti hanno dato un nome, Gertrude: un campus, ma meglio una vera e propria “comune” di giovani (e meno) studenti.

Questo libro merita di essere letto - nonostante la mole - per varietà e ampiezza di eventi descritti (un riscatto alle diversioni di sviluppo) e per la molteplicità di connessioni legate a ogni scena.

È la vita a scorrere nei dettagli esposti e poi l’analisi psicologica dei personaggi di Spencer è accattivante e coinvolgente: fa diventare il lettore curioso sull’evolversi delle situazioni, specie con i drammatici fatti narrati.

Chi legge è presente alla scena in corso e ne assapora ogni istante, bello o brutto che sia. Riferisce David su Ann: “«I miei soli rimpianti» ha detto, «e che rimpianti resteranno, sono le cose che non ho fatto. Alla fine è questo che ci affligge. Le strade che non abbiamo preso. Le persone che non abbiamo toccato».” Tutto scorre - diceva Eraclito - e non è forse questa la nostra salvezza? Da una visita dei genitori in ospedale, David apprende che Jade ha sposato un francese in una sinagoga di Parigi, ma… il suo pensiero è e sarà sempre con lei.

Ed ecco come lui conclude questa storia: “Tutto è al suo posto. Il passato riposa, respira debolmente nel buio. Non mi sta più addosso come un tempo; ora sono io che devo girarmi e allungare un braccio, se voglio toccarlo. È notte e sono solo e ho ancora tempo, un momento ancora. Mi trovo su un lungo palcoscenico nero, con un cerchio di luce su di me: è il mio amore per te, un amore che dura. Sono fuggito – o forse sono stato espulso – dall’eternità e sono tornato nel tempo. Ma ne esco fuori ancora una volta per cantare quest’aria, questa confessione, questo testamento senza fine. Le mie braccia sono spalancate non per accogliere te ma il mondo, il mistero in cui siamo imprigionati. Non c’è orchestra, non c’è pubblico; è un teatro vuoto nel mezzo della notte e tutti gli orologi del mondo ticchettano. E per l’ultima volta ti vedo, Jade, non mi importa e nemmeno mi chiedo se sia pazzia: vedo il tuo volto, vedo te, te; ti vedo, in ogni ordine di posti.”

Luigi Alviggi

Scott SPENCER:
Un amore senza fine
Prefazione e traduzione di
Tommaso Pincio
Sellerio, 2023 – pp. 622 - € 18,00











22/12/2023
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