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Recensioni
Vivere, di Francesca Archibugi
di Giovanna D’Arbitrio
Presentato fuori concorso alla Mostra di Venezia 2019, Vivere, di Francesca Archibugi, sta riscuotendo maggiori consensi di pubblico che di critica, piuttosto severa verso trama e personaggi.

Il film racconta la storia di una famiglia, quella della piccola Lucilla Attorre (Elisa Miccoli) che soffre di asma di origine psicosomatica, come dimostrerà il prof Marinoni (Massimo Ghini), innamorato di sua madre, Susi (Micaela Ramazzotti), squinternata insegnante di danza, mentre il padre Luca Attorre (Adriano Giannini), giornalista freelance, corre dietro alle donne e il fratellastro, Pierpaolo (Andrea Calligari), va in giro con gli amici tra droga e svaghi, con i soldi del ricco nonno (padre di Azzurra, prima moglie di Luca)), il potente avvocato De Sanctis. (Enrico Montesano).

In questo particolare quadro familiare è costretta ad inserirsi Mary Ann (Roisin O’Donovan), una au pair irlandese cattolica che, interagendo con loro, scardina ulteriormente i precari equilibri domestici. Testimone silenzioso di tutto ciò è il solitario vicino Perind (Marcello Fonte) che s’illude di vivere spiandoli e osservandoli.

Sceneggiato da Francesca Archibugi, Francesco Piccolo e Paolo Virzì, la pellicola cerca di offrire un affresco della società moderna attraverso i cambiamenti subiti nel tempo dalla famiglia, dipingendo vizi e virtù dei personaggi, senza giudicarne gli errori che inevitabilmente essi sono portati a commettere in quanto esseri umani.

Nel corso di un’intervista, la regista ha infatti asserito che preferisce raccontare “storie che sono delle commedie umane, dove la famiglia è centrale, ma poi si apre. In fondo che tutti siamo legati ad altro. Le relazioni che si intrecciano dentro e fuori la famiglia – amicizia, lavoro, quelle extra-coniugali – sono altrettanto importanti a modo loro, un girotondo, dove si parte da un nucleo per allargarlo ad altre persone. Qui c’è questa ragazza irlandese cattolica e amante dell’arte, che si stupisce di questa realtà nuova, e tutto comincia a girare al contrario. Vivere è sbagliare. Bisogna capire che gli sbagli vanno accettati senza giudicarli”.

Il film è stato giudicato da alcuni critici poco verosimile, una sorta di telenovela, anche se in verità il giudizio sembra troppo severo, considerando che talvolta la realtà spesso supera la fantasia (basta guardarsi intorno). La definizione di “commedia umana”, in effetti, sembra la più appropriata a tale opera piena di pietà, in cui anche i personaggi più squallidi e oscuri evidenziano talvolta sprazzi di luce.

Tra i film della regista ricordiamo Mignon è partita (1988), Verso sera (1990), Il grande cocomero (1993), Con gli occhi chiusi (1994), L'albero delle pere (1998), Domani (2001), Lezioni di volo (2007), Questione di cuore (2009), Il nome del figlio (2015), Gli sdraiati (2017).

Ecco un’intervista a interpreti e regista:
https://www.youtube.com/watch?v=9EnA8T0NBUU
2/10/2019
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