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Recensioni
Ritorno al 221b di Baker Street
di Enzo Mazzeo
Gli autori che si cimentano negli apocrifi di Sherlock Holmes: innumerevoli nel mondo, tanti in Italia, pochi bravi.

Evidentemente i racconti del “nostro” inducono a scrivere probabilmente perché, indipendentemente dalla trama dei singoli racconti, è l’atmosfera nella quale sono ambientati che ispira il lettore e lo induce a cimentarsi non tanto nella stesura di una trama “holmesiana” quanto piuttosto nella riproduzione di una atmosfera che affascina, quella della Londra vittoriana.

Emanuale Pellecchia invero si allontana abbastanza da questa che è la generale impostazione degli apocrifi sia per l’epoca che per i personaggi. L’epoca non è più quella vittoriana i personaggi sono diversi; siamo dopo la prima guerra mondiale e i protagonisti dei 60 racconti sono in pensione e fatalmente passati a miglior vita.

Ci sono i figli, i nipoti… si, e non solo di Lestrade o Gregson ma anche di Irene Adler, persino di Sherlock Holmes! E quest’ultimo sembra anche aver geneticamente ereditato determinate capacità o almeno la forma mentis dell’illustre genitore.

A Londra per motivi strettamente personali, in pellegrinaggio al 221B di Baker Street, viene coinvolto in una avventura davvero originale per la trama e, soprattutto, per i personaggi che incontra.

Myc Holmes a Londra è alla ricerca di un padre che non ha mai conosciuto se non dai racconti della madre, “la donna” per il suo famoso genitore.

Il racconto di Emanuele Pellecchia si snoda o meglio si annoda in una serie di eventi che lo coinvolgono in una strana indagine, la prima per lui, sulle tracce di un misterioso antagonista la cui presenza, non manifesta, incombe fino alla fine del racconto.

Un lavoro di agevole lettura intrigante anche per chi non ama gli apocrifi: coinvolge, incuriosisce si fa leggere tutto d’un fiato fino alla davvero originale e sorprendente conclusione.

14/3/2019
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