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Recensioni
The Silent Man, di Peter Landesman
di Giovanna D'Arbitrio
The Silent Man, del regista Peter Landesman, è tratto dal libro autobiografico “The Man Who Brought Down the White House”, in cui Mark Felt (Liam Neeson) racconta il suo coinvolgimento nelle indagini sullo scandalo Watergate intraprese da due giornalisti investigativi, Carl Bernstein e Bob Woodward, indagini che causarono le dimissioni di Nixon.

La storia inizia nel 1972 a Washington, quando Mark Felt, vicedirettore dell'FBI, apprende che il suo capo, J. Edgard Hoover, è morto all’improvviso.

Tutti si aspettano che Mark prenda il suo posto, ma resteranno delusi, in particolare sua moglie (Diane Lane): per intrighi politici, infatti, viene designato Pat Gray. Le elezioni sono vicine e il repubblicano Richard Nixon si batte per una riconferma alla presidenza, senza risparmiare colpi bassi agli avversari.

Una pesante intrusione nella sede del partito democratico, desta i sospetti in Felt e i suoi collaboratori i quali vengono ostacolati nelle loro indagini dal nuovo capo che riceve ordini dalla Casa Bianca.

Dopo 30 di servizio, per il bene della nazione Felt continua a combattere strenuamente contro qualsiasi ingerenza politica nello svolgimento delle indagini sul caso Watergate, in difesa dell’autonomia dell’FBI e della ricerca della verità.

Quando ho fatto delle ricerche su Felt e il Watergate - racconta Neeson - ho capito che la struttura stessa della democrazia occidentale era in bilico. Nixon si sentiva al di sopra della legge. Un monito per tutti, ci sono tuttora molti potenti che si credono investiti di un potere divino, convinti di non dover rispondere alla legge e alla costituzione del proprio Paese".

Un tempo giornalista divenuto poi sceneggiatore e regista, Landesman in questo film, oltre a parlare di scandali e intrighi politici, cerca di evidenziare le caratteristiche umane di Felt: uomo ligio al dovere e costretto a infrangere le regole nell’interesse degli USA, allo stesso tempo cerca di risolvere i gravi problemi della sua vita privata, tra i quali il dolore per la scomparsa di una figlia adolescente, scappata di casa.

Alcuni hanno criticato Landsman, regista e sceneggiatore, per la mancanza di azione e l’abbondanza di dialoghi nel film, anche se in verità essi risultano efficaci nel mantenere desta l’attenzione dello spettatore. Interessante rilevare, inoltre, che tra i produttori c’è anche il grande Ridley Scott che in qualche modo forse avrà influenzato la sceneggiatura.

Un film da vedere per il buon cast di attori, (tra i quali in ricordiamo Liam Neeson per la sua ottima interpretazione), per la fotografia di Adam Kimmel, le musiche di Daniel Pemberton.

Ecco un’intervista a L. Neeson:
https://www.youtube.com/watch?v=dRDmiajsxdE
16/4/2018
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