Calcio
Marad-Hamsik il principe azzurro
di Mimmo Carratelli
(da: il Mattino del 17.12.2017)
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L’Inter, per la prima volta impegnata anche in settimana (Coppa Italia), sbatte a San Siro contro l’Udinese di Oddo (Oddo augelli volar), incassa la prima sconfitta e offre al Napoli la seconda occasione per sorpassarla in testa. E stavolta il Napoli non fallisce.
Ed ecco gli azzurri che a Torino vanno con Sarri in duplice filar, quasi in corsa giganti giovinetti il Toro riescono a matar. Caro Giosuè Carducci, sono tempi d’eccitazione e perdonerai lo scempio dei tuoi versi.
L’eccitazione aumenta perché, nel tripudio azzurro della mezza sera torinese, arriva il gol maradoniano di Marek Hamsik. Quando il vago campione di questi ultimi tempi, il capitano mio capitano, il principe azzurro di Castelvolturno esce dalla galassia gassosa delle partite più recenti e abbatte il Torino come solo lui, Marek Hamsik, sa fare, la storia azzurra si ferma.
È Mertens che fa da scudiero al capitano. Lavora con tenacia un pallone nell’area granata, sul suo vecchio settore di sinistra, fa ballare il twist al camerunese N’Koulou e serve ad Hamsik il pallone che Marek fionda in gol con un piattone destro di forte eleganza. Poi, il principe esce nel finale lasciando il posto a Rog (83’).
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Sono le 18,32 sul parallelo di Torino e il gong della storia azzurra suona per Marek Hamsik. Contro il Torino, sempre maltrattato dalla squadra di Sarri, il principe azzurro mette a segno il sospirato gol numero 115 eguagliando il record di Diego Armando Maradona, sua maestà dei nostri cuori.
Dal gol al Cagliari (4’), Marek ha impiegato 1.164 minuti e quattordici partite per mettersi alla pari di Diego, 115 gol fra campionato e coppe. Il pibe ci impiegò sette anni, a Marek gliene sono voluti dieci.
E ora il principe azzurro potrà andare oltre i 115 gol e Maradona lo benedirà dall’emisfero boreale, dal profondo sud del Golfo Persico, dalla sua casa di Dubai lungo il Tropico del Cancro.
Marek Hamsik ha distribuito gol a destra e a manca, 9 al Bologna, comprese una doppietta e una tripletta, 8 alla Juve e al Palermo, i suoi bersagli preferiti, 6 al Cagliari, alla Sampdoria e al Chievo, 5 alla Roma, 4 all’Inter, tanto per ricordare le squadre più bersagliate, e un gol all’Empoli quando la squadra toscana aveva in porta Luigi Sepe. Otto doppiette e una tripletta illuminano lo score.
In Europa è il leader azzurro per presenze (72) con 15 gol all’attivo, dietro a Dries Mertens (17 gol europei), capolista Edinson Cavani con 19 centri.
Il secondo record di Hamsik è quello delle sostituzioni, 210 volte sostituito in 476 partite (36 volte nelle coppe europee). Reja lo sostituì 34 volte cominciando da quel primo avvicendamento contro la Sampdoria (86’ entrò Bogliacino), 2-0 al San Paolo, domenica 16 settembre 2007. Marek uscì dopo avere raddoppiato il vantaggio di Zalayeta.
Una sola volta lo sostituì Donadoni in 18 partite. Fuori 62 volte nei quattro anni di Mazzarri avvicendato soprattutto da Cigarini, Gargano, Yebda, Mascara, Pazienza, Pandev, una volta dal diciannovenne Nicolao Dumitru di origini romene.
Martirizzato da Benitez: 48 volte sostituito in due anni (5 volte da De Guzman, 5 da Gabbiadini, 4 da Mertens, 3 da Pandev, 3 da Zapata, 3 da Insigne per ricordare le sostituzioni più ricorrenti, una volta dallo spezzino Davide Bariti che aveva 23 anni).
Sarri l’ha sostituito 65 volte (19 volte con Zielinski, 12 con David Lopez, 10 con Allan, 9 col Rog, 5 con Chalobah per ricordare i cambi maggiori).
Gol e sostituzioni. La vita di Hamsik è bella perché è varia.
Tutto passa sulla sua cresta. Il ragazzo slovacco di Banskà Bystrica, nato sotto il segno del Leone, 30 anni il 28 luglio scorso, vive e assorbe tutto con la sua aria di studentino ubbidiente, mai un gesto di stizza, mai uno sguardo opaco, felice di stare tra noi, ribattezzato Marekiaro da Paolo Cannavaro.
Non calpesta l’erba, l’accarezza. Ha una invisibile lampada di Aladino e, quando la strofina, tira fuori il suo genio. Cammina senza la spavalderia dei campioni da copertina e ha quel curioso modo di parlare, un po’ gutturale per via della fonetica slovacca tutta consonanti, che lo fa incespicare in un approssimativo ma volenteroso italiano, mentre si fa lentamente rapire dalla parlata napoletana.
C’era una volta un giocatore nel Napoli che si chiamava Egidio Di Costanzo, vomerese, definito ‘o deliziuso tanto elegante era la sua corsa e preciso il tocco di palla. Marek è il nuovo delizioso della storia azzurra.