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Le lancette della storia all’incontrario
di Vittorio Del Tufo (da: il Mattino del 14.12..2017)
E così, proprio nei giorni in cui Napoli è al centro di una ripresa turistica senza precedenti, l’intero sistema del trasporto pubblico è al collasso.

Non stupisca il paradosso: abituati a considerare eterna la rendita delle bellezze naturali, avvezzi a dormire sugli allori per il richiamo che la città d’arte continua ad esercitare nel mondo, abbiamo lasciato incancrenire i problemi fino a renderli - oggi è questa la sensazione - irrisolvibili.

Il simbolo più eloquente di questo paradosso è proprio il metrò d’arte oggi ridotto a museo, incapace di assolvere la sua funzione costitutiva che, al pari degli autobus, è quella di trasportare, di garantire l’elementare diritto alla mobilità.

È uno slittamento estetico - tutti con il naso all’insù a osservare l’opera d’arte, mentre i treni restano fermi - che dovrebbe preoccupare, anziché inorgoglire. Tanto più che durante le feste, con il pienone negli alberghi, questo capovolgimento di prospettiva apparirà più evidente.

Dovrebbe essere chiaro a tutti - innanzitutto a chi amministra la città - che questo naufragio della modernità, alla lunga, rischia di vanificare lo sforzo al quale noi tutti siamo chiamati: quello di coniugare bellezza e infrastrutture, orgoglio e normalità, cultura e qualità della vita.

E invece la forbice si allarga ogni giorno di più mostrando a quegli stessi visitatori che scelgono Napoli per le loro vacanze il volto tumefatto di una città perennemente in affanno, guasta, sbilenca.

Avevamo sperato, fino all’ultimo, che lo stato comatoso in cui versa l’Anm non trascinasse nei guai anche il trasporto su ferro. Purtroppo è quello che sta accadendo.

E l’intero comparto del trasporto pubblico, tanto su gomma quanto su ferro, rischia di diventare il vero cancro della città, il suo grumo nero.

Gli stop della linea 1 con le sospensioni della tratta Dante-Garibaldi sono tutt’altro che episodici. Lametà dei treni a disposizione è ferma in deposito - scandalo probabilmente senza uguali in Europa - mentre sono tragicamente pochi quelli che circolano sui binari: 8 o 9, in alcuni giorni 7, laddove ne occorrerebbero almeno 12.

Non staremo a ripetere i motivi per i quali l’azienda di trasporto pubblico è ormai sull’orlo dell’abisso. Un modello fallimentare di gestione, perpetrato negli anni, ha lasciato crescere impunemente sacche di improduttività e di parassitismo. Si è tollerato, per esempio, che il numero di impiegati utilizzati in ufficio crescesse a dismisura rispetto agli autisti.

L’intera holding dei trasporti è sommersa dai debiti e a pagarne, oggi, lo scotto maggiore è proprio il metrò (gestito dall’Anm) con il 50 per cento della flotta fuori uso.

Così, mentre mancano finanche i soldi per pagare i pezzi di ricambio, le lancette della storia continuano a girare all’incontrario.

Se l’azienda non è più in grado di garantire la manutenzione ordinaria dei convogli, siamo alla resa. A pagarne le conseguenze sono come al solito i cittadini, i quali dal lontano 1975, data della posa della prima pietra, sognano un servizio metropolitano all’altezza degli standard europei.

Va segnalato che davanti al capezzale del trasporto pubblico molti occhi restano chiusi e molte mani legate, mentre continuano ad agitarsi microinteressi corporativi, rendite di posizione e difese di antichi privilegi.

I sindacati hanno scelto la linea del muro contro muro, opponendosi al prolungamento delle corse serali nei weekend e costringendo l’Anm a dare avvio unilateralmente alle politiche di recupero e di efficientamento aziendali.

Misure (come quelle della vendita dei ticket direttamente a bordo dei bus) che appaiono in ogni caso blande, un pannicello caldo rispetto allo sprofondo rosso in cui è precipitata l’azienda.

Di fronte al tracollo finanziario dell’Anm - che è un riverbero del collasso finanziario del Comune – bisognerebbe avere il coraggio di assumere decisioni forti, se necessario impopolari, adeguate alla gravità del momento. Favorendo, se necessario, l’innesto di capitali privati e mettendo da parte i pregiudizi ideologici.

Un servizio pubblico essenziale non smette di essere tale se viene finalmente gestito con criteri di managerialità ed efficienza.

Metrò a scartamento ridotto, bus sempre più lenti e cantieri-imbuto nella città invasa dai turisti. Le recensioni su TripAdvisor, purtroppo, non bastano a fare di Napoli una città moderna.

Il disastro dei servizi pubblici rischia di condannare la città a un destino di irrilevanza, nonostante il boom di turisti e a dispetto delle attenzioni che questi - bontà loro – continuano a riservarci.
14/12/2017
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