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Dodici leoni
di Adriano Cisternino
Diciassette secondi. O quaranta, come dicono i giornalisti?

Dettagli che non cambiano la sostanza di un sentimento forte e inossidabile che dura da sessant'anni.

Un amore a prima vista, scoppiato in quei pochi secondi che furono sufficienti a Luis De Menezes Vinicio per presentarsi ai napoletani con il suo primo gol in maglia azzurra.

18 Settembre 1955, stadio della Liberazione al Vomero, attuale Collana, Napoli-Torino, prima di campionato, trentamila spettatori curiosi di vedere chi è questo Vinicio, appena acquistato dal Botafogo, mai visto in azzurro neppure in un'amichevole precampionato.

Diciassette secondi? O quaranta? Conta poco.

Conta invece che: palla a centro, da Amadei indietro a Castelli, lancio lungo sulla destra, Vinicio aggancia, supera d'impeto un paio di difensori granata (fra i quali Bearzot) e fionda un proietto nel sette: 1-0, esplode lo stadio.

Piacere, Vinicio. Diciassette o quaranta secondi, che importa?

Parte da qui il racconto che Franco Esposito e Marcello Altamura ci offrono in “Dodici Leoni – Vinicio e il suo Napoli rivoluzionarono il calcio” (Absolutely Free Editore, pag.308 – 16 euro), traendo spunto da due negozi del Vomero, calzature e abbigliamento per tutti i gusti, ma anche autentici santuari del tifo azzurro e soprattutto “devoti” a lui, Vinicio, il “leone di Rio”, il “tedesco di Belo Horizonte”, che in questa città ha costruito la sua carriera e la sua vita, di calciatore prima e allenatore poi, ed ora di pensionato del calcio in una casa con vista sullo stadio San Paolo.

Eduardo Sarnacchiaro e Giuseppe Prota rappresentano nell'ordine due generazioni di commercianti, così come Esposito e Altamura due generazioni di giornalisti.

I rispettivi primi hanno vissuto “in diretta” quel 18 settembre del '55.

Prota e Altamura invece ne hanno sentito o letto tante volte il racconto entusiasta dai colleghi della generazione precedente.

Ma hanno vissuto “in diretta” il Vinicio-2, l'allenatore, il tecnico che nel 1973 arrivò a Napoli e rivoluzionò l'idea di calcio in Italia, inventò il Napoli all'olandese, il Napoli-champagne che ancora oggi è etichettato come “il più bel Napoli della storia”.

“Non so se vinceremo lo scudetto, di sicuro ci divertiremo e vi divertirete” promise “'o lione” nella conferenza stampa di presentazione al circolo della stampa che all'epoca occupava la Casina del Boschetto in villa Comunale.

E fu di nuovo colpo di fulmine, per vecchi e nuovi tifosi, perché alla “prima” di campionato al San Paolo, Napoli-Juve, seconda giornata, finisce con un secco 2-0, firmato Canè e Clerici. Non accadeva da oltre dieci anni.

Quel Napoli sfiorò lo scudetto la stagione seguente, non lo vinse perché “tradito” nello scontro diretto con la Juve da un suo ex-protagonista, quell'Altafini che da quel giorno divenne “core 'ngrato” e che la fantasia di un cronista “impiccò” il giorno dopo in una vignetta su un giornale della sera davanti al Maschio Angioino.

Ma quella sconfitta, contro ogni legge del calcio, paradossalmente rafforzò il legame fra i napoletani ed il tecnico profeta del bel calcio.

Vinicio e il Napoli, ma soprattutto Vinicio e Napoli, una storia di calcio, di gol e di allegria, di battaglie e di passione, che da sessant'anni resiste ad ogni usura.

Il Napoli di Maradona ha scritto la storia soprattutto perché ha vinto e ha portato il Napoli trionfalmente negli albi d'oro.

Il Napoli di Vinicio è una passione inestinguibile, rimasta nel cuore di chi l'ha vissuto.

Oggi il Napoli di Sarri è stato paragonato a quello di Vinicio soprattutto perché vince creando gioco, divertendo.

Vincerà lo scudetto? Lo sapremo in primavera.

Franco Esposito e Marcello Altamura, accompagnati da Eduardo Sarnacchiaro e Giuseppe Prota attraverso immagini e ritagli di giornali, ci conducono negli anfratti indimenticati di quel Napoli degli anni Cinquanta prima e Settanta poi che hanno scritto la storia di questo personaggio entrato fulmineamente in simbiosi con la città dalla quale non si è mai distaccato.

E con Vinicio si ripropongono tanti personaggi di vario tipo, tutti legati alla storia del calcio cittadino, tutti capaci di scrivere poche righe o molte pagine nel romanzo quasi centenario ormai del Napoli Calcio, a cominciare da Achille Lauro, compare di nozze tra Vinicio e donna Flora nella chiesa di San Francesco di Paola a Piazza Plebiscito.

E Corrado Ferlaino e poi Juliano, Burgnich e Clerici, emblematicamente raffigurati nella copertina di Franco Del Vaglio, ed ancora Bruscolotti, Savoldi, La Palma, Boccolini, Massa, Esposito, Pogliana, Braglia, Orlandini, Carmignani, le “voci di dentro” intervengono per confidare ricordi preziosi di quel Napoli rivoluzionario.

“Dodici leoni” è il titolo che rispecchia felicemente lo spirito trasmesso in quegli anni dal “maestro” agli allievi.

Il libro sarà presentato a Napoli giovedì 26 novembre alle 11, nei locali del ristorante D'Angelo, in via Aniello Falcone.

24/11/2015
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