Le classifiche su Napoli
rispecchiano la realtà
di Lucio Palombini
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Recentemente, su Il Mattino, parlando di altro argomento, Tullio D’Aponte docente universitario, allievo di Francesco Compagna, conclude
“…. e, magari, non dovremo più soffrire l’onta di un precario ultimo posto in una delle tante classifiche che tanto piacciono agli amanti di un’arida cultura quantitativista, del tutto distratta nei confronti di valori culturali irrinunciabili che, tuttavia, restano, sempre e solo, squisitamente qualitativi !”.D’Aponte critica l’affermarsi di quella che definisce “cultura quantitativista”, cioè della possibilità di classificare secondo criteri o parametri così detti “oggettivi”, non legati pertanto alla “soggettività”, il produrre cultura, e pure anche lo stesso vivere cui egli, in specie, fa riferimento nell’articolo.
Modernamente, invece, si può e, certamente, si deve discutere dei “criteri” ma, alla fine, una volta concordati ed applicati, se ne deve accettare il responso ancorché doloroso.
Se qualche difetto tale metodo può comportare è nulla a confronto del responso di quella cultura autoreferenziale di cui la nostra società è, purtroppo, ancora molto impregnata, anche ad altissimi livelli.
Si pensi solo alla soggettività “regale” delle nomine dei senatori a vita da parte del capo dello Stato, e, scendendo nelle scelte basti pensare la soggettività con cui si è definiti “filosofi”, “uomini di cultura”, “membri della società civile” o “della borghesia illuminata”, “laico” per tacere delle Accademie.
D’Aponte, probabilmente in origine, faceva riferimento al fatto che la città di Napoli è stata classificata “ultima” dal Sole 24 Ore per quanto concerne la vivibilità.
La posizione, in verità, è condivisa da molti degli stessi napoletani, ma non, per esempio, dal sindaco di Napoli Luigi de Magistris che, appunto per i parametri con cui si è realizzata tale classifica, banalmente ha commentato
«Gli ultimi saranno i primi» «è una città complessa, con tanti problemi, ma bellissima» e poi, autoreferenzialmente, appunto, «Noi dobbiamo lottare per migliorare sempre. Napoli è piena di turisti, è una bella città con un grande cuore e grande dignità».
D’Aponte potrebbe anche chiedersi come e perché l’Università degli studi di Napoli Federico II nel sito (
http://www.topuniversities.com/university-rankings/world-university-rankings/2012) si piazzi dopo Bologna, primo Ateneo Italiano, che, a sua volta, viene classificato solo al 190esimo posto e tutti sappiamo, al di là della Gelmini, che Napoli, l’Ateneo laico più vecchio del mondo, non se la passa un gran che.
Potrebbe poi anche chiedersi come mai sempre in un’altra classifica, indagine compiuta da Repubblica utilizzando i dati Agenas, l'agenzia nazionale per i servizi sanitari delle Regioni, di 1.440 ospedali pubblici e convenzionati italiani, classificati in base ad alcuni indicatori fondamentali l’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II risulta l’ospedale peggiore d’Italia preceduto dall’Azienda ospedaliera G. Martino di Messina, dal Monaldi di Napoli, dal San Filippo Neri di Roma e anche dall’Azienda universitaria Policlinico di Napoli (seconda Università).
Nei trasporti, infine, in una classifica messa a punto da
Legambiente che ha analizzato vari aspetti, dalle riduzioni delle corse alla lentezza, dai disservizi al sovraffollamento, la Circumvesuviana, rientra con la Roma Nettuno, la Padova-Calalzo, la Potenza-Salerno fra le prime quattro tra le peggiori dieci linee ferroviarie d'Italia.
La conclusione è che non si tratta di contrapporre criteri classificativi siamo ovunque solo mal governati.