Inceneritore di Acerra… il grande affare dell’Impregilo
di Stefano Federici
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Impregilo è quell’azienda che nel lontano 2000 si è aggiudicato l’appalto per la costruzione del primo inceneritore da costruirsi nella Regione Campania… ad Acerra, per la precisione.
Un appalto vinto grazie alla minore offerta e ad una previsione dei tempi per la costruzione dell’impianto decisamente inferiori a quanto proposto dall’altro concorrente, l’Enel.
L’azienda vincitrice si impegnava a concludere la costruzione del termovalorizzatore entro il 31 dicembre del 2000.
In Italia, unico paese in Europa, gli inceneritori hanno diritto agli incentivi, i cosiddetti Cip6, introdotti dalla legge 9/1991 e dalla successiva delibera del 29 aprile 1992, che li assimilano alle fonti rinnovabili (sole, vento, geotermia, etc.) concedendo un finanziamento pari al 7% del totale pagato sulle bollette energetiche e destinando contributi pari a 296 lire a kwh prodotta.
Un affare da non perdere per un’azienda che non sembrava versare in ottime acque.
A seguito anche della crisi dei “bond” argentini la Miotir (anagramma di Romiti), società della famiglia, aveva 35,7 milioni di debiti con le banche e le controllate, tra cui la Impregilo, che non aveva di certo uno stato di salute migliore.
Antonio Bassolino, vince le elezioni regionali del 16 aprile 2000 e prende in carico, come commissario, la questione rifiuti, a ridosso di un cambio di governo e di un adeguamento al ribasso dei contributi stabiliti per l’energia prodotta, che causa l’immediata reazione della Fibe intenzionata a ridiscutere il contratto.
Giulio Facchi, sub commissario allo sviluppo della raccolta differenziata, racconta dettagliatamente l’incontro che si svolse a Palazzo Chigi con il ministro all’ambiente Willer Bordon e i responsabili del commissariato Enrico Soprano (il cui studio legale assiste l’Impregilo), Salvatore Acampora e Raffaele Vanoli, amico di Mario Scaramella (consulente di sicurezza).
Nella riunione Bassolino convince il governo ad accontentare la Fibe in tutte le sue richieste e cancella l’accordo di programma che costringeva l’azienda al rispetto dei tempi previsti e a eseguire le richieste della committenza.
Dice Facchi che la preoccupazione di Bassolino era strettamente politica, non voleva trovarsi con la regione invasa dai rifiuti, e pur di risolvere il problema lascia campo libero all’Impregilo sia nella scelta dei terreni su cui realizzare gli impianti sia sul quantitativo di rifiuti da bruciare, disattendendo così anche le norme previste per il diverso trattamento degli stessi.
Accade così che i ritardi dell’azienda nella realizzazione dell’inceneritore, dovuti a una vera e propria mancanza di liquidità confermata dall’entrata sulla scena delle banche che la sostengono e che ottengono nuove clausole contrattuali tali da permetter loro di sfilarsi in caso di inadempimenti, ricadano direttamente sui cittadini...
Le famose Eco-Balle conterranno una percentuale di umido superiore a quanto previsto dal decreto legge Ronchi (oltre il 30% invece di solo il 15%) e quindi dannose se incenerite; saranno accantonate, in attesa di essere bruciate, in siti pagati dalla Regione e non dall’azienda ancora inadempiente nella realizzazione del termovalorizzatore; l’area in cui l’inceneritore verrà costruito è quella di Acerra, a ridosso della Montefibre, su di un terreno già profondamente inquinato dalla diossina e sul quale erano stati emanati due decreti di proroga di stato d’emergenza per permetterne la bonifica, mai realizzata.
L’impianto parte nel marzo 2009, con ben 8 anni e mezzo di ritardo sul previsto, e comincia a bruciare Eco-balle non a norma, grazie al decreto voluto dal governo Berlusconi che autorizzava l’incenerimento anche di rifiuti diversi da quelli previsti per legge e per la salvaguardia della salute e dell’ambiente.
Nella realtà l’impianto non funziona mai a norma e mai al massimo delle sue capacità, nei primi 115 giorni di funzionamento sfora per ben 35 volte gli standard di emissione ammesse.
Il collaudo finale avviene nel luglio 2010, un collaudo effettuato dalla stessa Impregilo e i cui documenti non si trovano.
Si susseguono le denunce dei cittadini e lo stesso Sodano, ora vicesindaco di Napoli, presenta un dossier per il mancato rispetto delle prescrizioni previste dal ministero dell’ambiente e per chiedere il sequestro dell’impianto.
L’Impregilo viene anche rinviata a giudizio per truffa aggravata nell’ambito dell’inchiesta sull’emergenza rifiuti in Campania, condotta dai pm Noviello e Sirleo, che chiedono anche il sequestro di 750 milioni di euro, ridotti dal Tribunale del riesame a 226 milioni.
Ora al danno si aggiunge la beffa. Il governo Monti, con proprie deliberazioni poi confermate dalla Corte dei Conti, decide che le risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione assegnate alla Regione per l’acquisto del termovalorizzatore vengano girate all’Impregilo… costo?...335.550.240,84 euro !
La Regione Campania, già in grave crisi finanziaria tanto da adombrare lo spettro del default appena pochi giorni fa, si appella al Tar del Lazio… l’Impregilo invece, benché responsabile di una serie di inadempienze e ancora sotto processo, fa un bel salto in Borsa salendo di oltre il 3%.
Un po’ di notizie sull’Impregilo:
Negli anni 1989 e 1990, Fiat Impresit e Cogefar si fusero in Cogefar-Impresit. In seguito furono incorporate le società Girola e Lodigiani e il gruppo prenderà il nome di Impregilo SpA.
Il presidente, almeno sino a 4 giorni fa sino alle sue dimissioni, era Massimo Ponzellini, attualmente indagato per finanziamento illecito ai partiti, nella vicenda che coinvolge Filippo Penati (PD) ex presidente della Provincia di Milano.
La Impregilo si è occupata e si occuperà di: ferrovia ad alta velocità Bologna-Firenze; Ferrovia Torino-Milano; Passante di Mestre (attivo dal luglio 2009); Autostrada Salerno-Reggio Calabria (tratto di 50 km. Ubicato nella provincia di Reggio); Ponte sullo stretto di Messina; smaltimento rifiuti in Campania.
Ma la Impregilo è stata anche coinvolta in vari scandali in Italia e all’estero: in qualità di capogruppo, è stata coinvolta e citata in giudizio rispetto a reati riguardanti l'ambiente e la salute delle popolazioni locali dell’America Latina e dell’Africa in cui le opere venivano edificate
http://it.wikipedia.org/wiki/Impregilo - cite_note-10#cite_note-10, come il famoso caso del Lesotho Highlands Water Project;
http://it.wikipedia.org/wiki/Impregilo - cite_note-crbm.org-11#cite_note-crbm.org-11: è stata condannata al pagamento di circa 1 milione e mezzo di euro (patteggiamento) per aver nascosto alla magistratura del piccolo stato l'avvenuta corruzione nei confronti dell'ex direttore del progetto, Masupha Sole, da parte di Impregilo stessa e di altre imprese multinazionali.
Ha partecipato alla costruzione della diga di Katse la cui messa in opera ha portato a catastrofi ambientali e umanitarie; coinvolta nel crollo dell’Ospedale Regionale San Salvatore dell’Aquila.