Recensioni
La Cappella filosofica del Principe di Sansevero
di Antonio Tortora
“Questo è il termine della nostra opera. Abbiamo osservato con occhi attenti le sculture della Cappella, e con zelo abbiamo collegate fra loro le molteplici indicazioni che le immagini e le fonti letterarie ci fornivano, per scoprire il Segreto che aleggia in questo Luogo, celato sotto il velo dei simboli: alcune cose sono state espresse chiaramente, altre meno, qualche volta abbiamo ritenuto più giusto tacere. Ma sempre ci siamo lasciati guidare dalla sapienza degli antichi Alchimisti e Filosofi, nelle cui opere abbiamo cercato le chiavi per penetrare all’interno del Laboratorio segreto del Principe”.

Questo è il lungo periodo con cui si chiudono le quasi seicento pagine di un’opera che è destinata a lasciare il segno nella storia di uno dei più illustri napoletani su cui moltissimo si è scritto e ben poco si è compreso.
Ci riferiamo al volume “La Cappella filosofica del Principe di Sansevero” scritto dallo storico dell’arte ed esoterista Sigfrido E. F. Höbel, pubblicato dalla giovane ma affermata casa editrice partenopea Stamperia del Valentino (www.stamperiadelvalentino.it ) nella collana Mirabilia e posto in vendita al prezzo di 85 Euro.

D’altra parte chi segue l’autore e ne conosce le tesi sa che gli innumerevoli caratteri nascosti di una Napoli antica e magica sono stati affrontati nelle sue precedenti opere: Misteri Partenopei: dei e culti antichi nella città del sole e della sirena e Il Fiume segreto: testimonianze della tradizione ermetica a Napoli, entrambe pubblicate dalla stessa casa editrice il cui responsabile Paolo Izzo ha sostenuto, in più occasioni, di voler “indagare su una Napoli diversa da quelle, il plurale è d’obbligo, finora indagate e descritte” con la precisa ambizione “di rispolverare quella dignità, quella nobiltà intellettuale che Napoli ha sempre avuto, almeno fino all’Unità d’Italia, quando era un forte riferimento politico, culturale e turistico per l’intero Occidente”.

Ebbene è proprio in questo punto che l’intento strategico dell’editore Paolo Izzo e la profondità d’indagine dell’esoterista Sigfrido Höbel si incontrano per la realizzazione dell’imponente volume dedicato a Don Raimondo Di Sangro, massone, filosofo, studioso illuminato e “amante della conoscenza” che fu capace di incarnare la Napoli capitale europea settecentesca e di lasciare significative tracce di un sapere antico in quello “straordinario complesso di sculture allegoriche” che possono essere ammirate nella ormai famosa Cappella Sansevero (www.museosansevero.it ) in pieno centro storico.

D’altra parte non è nostra intenzione dilungarci in una descrizione di carattere artistico, storico e simbolico delle sculture su cui già molto è stato scritto.
Ne è testimonianza la ricchissima bibliografia riportata nelle oltre 25 pagine che chiudono il volume a corredo dei dieci capitoli e dei numerosissimi paragrafi che conducono il lettore, quasi fossero preziosi segmenti di un Filo d’Arianna all’interno di un labirinto, simbolicamente riproposto sui marmi del pavimento, che si snoda nei profondi significati di quello che Höbel ha definito “Mutus Liber ermetico”.

Dall’Altare Maggiore al Monumento sepolcrale di Cecco di Sangro passando per il Cristo Velato, dal Disinganno alla Pudicizia, dallo Zelo della Religione al Dominio di se stesso, dal Decoro all’Amor divino, tutte opere marmoree poste una di fronte all’altra, si intreccia una griglia spazio temporale il cui elemento centrale è caratterizzato proprio da quel Cristo Velato che appare risorgere da un momento all’altro e che induce, invariabilmente e a detta dei visitatori della Cappella, a una profonda riflessione sul significato della vita e della morte.

Di certo il turista superficiale e frettoloso potrà rimanere favorevolmente impressionato dall’armonia delle forme e dalla magnificenza del luogo ma colui che ne varca la soglia in qualità di rispettoso pellegrino e di ricercatore che ha come fine ultimo la ricerca di se stesso e della verità avvertirà di essere stato attratto in un portale energetico dove cuore e cervello, l’uno “centro sacro dell’essere e sede della conoscenza intuitiva” l’altro “sede della mente e del pensiero speculativo” in una concezione tradizionale e guenoniana, si attivano e conducono al risveglio iniziatico.

Non è mai stato facile applicare il suggerimento proposto nella Tavola di Smeraldo attraverso l’acrostico Vitriol ovvero “visita interiora terrae rectificando invenies occultum lapidem” tuttavia visitando la Cappella voluta dal Principe alchimista si ha proprio l’impressione di seguirne alla lettera l’invito.

Oltre 120 esplicative immagini al tratto e decine di foto, scattate a cura dell’autore, costituiscono il corpus di un manuale del viaggiatore che, una volta entrato nel prezioso microcosmo della Cappella non può fare a meno di sentirsi parte di un macrocosmo energetico di cui Napoli, con la sua storia plurimillenaria, con il mistero delle sue origini mitiche e con la ragione illuminata di un nobile uomo che ha perseguito l’ideale di perfezione, ne costituisce il centro e il portale di accesso.

La fatica letteraria di Sigfrido Höbel e il coraggio editoriale di Paolo Izzo si sono declinati in una splendida performance con cui, ne siamo certi, non è stata scritta la parola fine alla ricerca del personaggio Don Raimondo Di Sangro Principe di Sansevero ma qualcosa in più è stato scoperto, portato alla luce, così come avviene per un reperto archeologico di cui soltanto si sospetta l’esistenza; con l’unica differenza che lo scavo è stato condotto non nel terreno né nelle sabbie di un arido deserto bensì in quegli strati di conoscenza, sedimentati dallo scorrere del tempo e occultati, di fronte al materialistico nulla che avanza, ma pronti per essere rivitalizzanti come avvenne per l’Araba Fenice.

8/2/2011
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