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Cultura
I Sarnelli: una famiglia di pittori napoletani del Settecento
(2°puntata)
di Achille della Ragione
Di grande qualità i due dipinti passati sul mercato italiano di recente: una Santa Genoveffa(fig. 19), almeno così identificata dal curatore della scheda del catalogo, che richiama a viva voce la Beata pastora(fig. 20) della chiesa di S. Caterina a Chiaia ed un’Annunciazione(fig. 21), esitata presso la Finarte di Roma nel febbraio del 2008 e risultata poi rubata dalla quadreria dell’ospedale degli Incurabili(fortunatamente recuperata dai carabinieri e restituita al legittimo proprietario).

La prima tela(170 – 117), firmata e datata1748, offre un’immagine idilliaca della santa, di pieno gusto rococò, sia nell’impostazione arcadica della scena che nella scelta di una gamma di colori tenui, in cui prevalgono i rosa e gli azzurri. Vestita da pastorella, con la verga ricurva ed un cappello a larghe tese sul capo, circonfuso da un’aureola di luce, Genoveffa (442c – 500c), santa patrona di Parigi, la cui storicità è peraltro discussa, specie per quanto concerne l’infanzia, accompagnata da un angioletto, sorveglia affettuosamente il suo gregge, accarezzando l’agnello che le si è avvicinato. Dal cielo, altri angioletti assistono alla scena, mentre sullo sfondo un altro angelo, recante il cero acceso, caratteristico attributo della santa, scende precipite dal cielo.

L’Annunciazione (177 – 200) firmata Ant.us Sarnelli e datata 1773, si ispira ed una opera dello spesso soggetto, eseguita dall’artista negli stessi anni e posta a sinistra della controfacciata nella chiesa di San Giuseppe a Chiaia.

Il pittore si rifà ad alcuni modelli del Giordano, quali quello del Metropolitan, di collezione Castro Del Rio ad Espero e Molinari Pradelli a Marano di Castenaso, dei quali cerca di recepire la lucentezza dei colori e la genuinità della carica devozionale.
Lo Strazzullo nel 1962 segnalava la presenza del dipinto nella chiesa di S. Maria del popolo agli Incurabili, dichiarando che era disperso da tempo e citava la vecchia scheda inventariale della sovrintendenza compilata dal D’Irpi nel 1932.

La tela era già transitata presso Finarte a Roma il 20 maggio del 1985(lotto 411) senza destare sospetti, cambiando proprietà.
Numerose sono le opere chiesastiche di Antonio e sarebbe inutile enumerarle tutte.
Una grande concentrazione di tele da lui firmate o documentate è situata nelle chiese
di Chiaia. Per un elenco minuzioso di quelle napoletane rinviamo alle pagine della Napoli Sacra rivisitata nel 1985 dagli studiosi della sovrintendenza sotto la direzione di Spinosa.

La sua prima opera documentata è un Madonnina nella chiesa di Sant’Arcangelo a Baiano, citata dallo Strazzullo ed oggi dispersa ed una Madonna con Bambino in collezione privata, entrambe del 1731.
Sulla mensa dell’altar maggiore dell’Abbazia di Montecassino, riprodotta infinite volte in figurine devozionali e proveniente dal monastero di San Biagio d’Aversa, è collocata una Mater purissima(fig. 22), copia con minime varianti da un originale del De Matteis, distrutto dai bombardamenti, firmata sul retro Sarnelli 1737, una sigla che caratterizzerà a lungo prodotti frutto della collaborazione tra Antonio e Giovanni.

Nell’archivio di Ferdinando Bologna vi è un Cristo e l’adultera(fig. 23), di collezione privata napoletana, firmato Ant. us Sarnelli 1748, di elevata qualità, per il quale esiste una polizza di pagamento per venti ducati estinta il 9 gennaio 1749.
In provincia a Forio di Ischia, nella chiesa di S. Maria di Loreto vi è un S. Giuseppe(fig. 24), firmato Sarnelli, da me pubblicato nel volume Ischia Sacra.
A Sesso Aurunca, pubblicati dalla Buricco, vi sono, nella chiesa dell’Annunziata,  firmate e datate 1760, due grosse pale d’altare raffiguranti un’Assunzione della Vergine(fig. 25) ed un San Leone in gloria(fig. 26).

Nel museo del Sannio, a Benevento vi è poi uno splendido dipinto, dai colori vivacissimi, un’Incoronazione della Vergine(fig. 27), datata 1771, un anno particolarmente felice della sua produzione.
Tra i dipinti nelle chiese napoletane segnaliamo: un’Adorazione dei pastori in San Francesco degli Scarioni(fig. 28), un originale quanto esplicativo Ecce Homo(fig. 29) ed uno Sposalizio mistico(fig. 30) in S. Caterina a Chiaia, un’Immacolata e santi(fig. 31) ed un S. Pietro d’Alcantara(fig. 32) in San Pasquale a Chiaia, un Transito di San Giuseppe(fig. 33) in S. Antoniello a Portalba ed infine, molto importante, una Sacra Famiglia(fig. 34), firmata Ant. Sarnelli 1769 e nella quale compaiono i ritratti dei primi due allievi cinesi del Collegio, Giovanni In e Lucio Vu.
Antonio muore nel 1800 e le sue ultime opere risultano le due tele Vergine con Bambino e Gesù in gloria e santi provenienti dalla Sacra Famiglia ai Cinesi.

Tra il 1748 ed il 1751 Antonio e Giovanni eseguirono una serie di affreschi in palazzo Partanna, dei quali esistono poche tracce nell’attuale sede dell’Unione industriali di Napoli.
Meno copiosa la produzione di Giovanni, il quale nasce a Napoli il 23 giugno 1714 ed ivi morirà nel 1793.
La sua tela più antica è del 1738: una Vergine in collezione privata spagnola a Cartagena citata da Urrea Fernandez.

In provincia ricordiamo, pubblicata dalla Buricco, una Consacrazione della Vergine tra S. Anna, San Gioacchino e San Francesco(fig. 35), datata 1766 e conservata nella chiesa di S. Anna a Sesso Aurunca, nella quale “la figura di S. Anna trova corrispondenza con la santa che il fratello Antonio aveva dipinto nel 1754 per la chiesa dell’Ave Gratia Plena di Capua. Alla sua giovane figura si contrappone l’anziano Gioacchino, davanti al quale è posto San Francesco in relazione alla circostanza che alla chiesa era annesso un monastero di terziarie francescane. La scena si conclude con l’Eterno Padre verso il quale è innalzata la piccola Maria, il cui volto sembra essere preso puntualmente dal volto della Vergine Assunta che sei anni prima Antonio aveva dipinto nella chiesa dell’Annunziata. Una folla di angeli e cherubini corona la composizione”(Buricco).

Le sue opere più importanti sono conservate nella chiesa di S. Maria del Carmine e sono state eseguite in date diverse: gli episodi della vita del beato Franco(fig. 36 – 37) sono del 1751, mentre un San Gennaro e S. Irene (fig. 38) ed un San Gregorio che celebra la messa vengono realizzati nel 1774.
Incerta è l’attribuzione del San Domenico della chiesa della Santissima Maria di Caravaggio a Barra.

Le ultime opere firmate e datate da Giovanni, che morirà come abbiamo visto nel 1793, sono la Conversione di San Paolo, nella chiesa dei Padri della Missione ai Vergini e un San Giuseppe con Bambino nei locali dell’Arciconfraternita di San Giuseppe dei nudi, entrambe del 1787.

  
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6/9/2010
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