Cultura
"Sogni tra i fiori"
Un libro di Mariagrazia Buonauro
|
Text Size |
|
SOGNI TRA I FIORI
di BONAURO MARIAGRAZIA
Edito dalla CSA EDITRICE
Codice ISBN: 978-88-96703-03-8
Autore: MARIAGRAZIA BUONAURO
Titolo: SOGNI TRA I FIORI
Anno di Edizione: 2010
Numero di pagine: 128
Prezzo: 13,00
Mariagrazia Buonauro è nata e risiede a Marigliano, in provincia di Napoli.
Laureata con lode, a ventisette anni è entrata nel mondo della scuola ove ha insegnato Italiano e Latino, Filosofia e Storia.
Adesso è docente di materie letterarie presso il Liceo “ S. Cantone” di Pomigliano D'Arco ( NA). “Sogni tra i fiori” è il suo primo romanzo pubblicato.
***
Laura, una donna dolce e riflessiva, dopo aver cavalcato la tempesta per la fine di un amore e la vendita della casa, recupera la gioia di vivere. Quando la sua vita prende un nuovo corso, canta la sua storia che narra d'amore, magia, sogni e speranze in uno stile immaginifico e vibrante che tocca le corde più intime del cuore.
PROLOGO
Aprile 2009
Mi trovavo nel giardino della mia casa, in campagna.
Il sole stava tramontando in una giornata d’inizio primavera. Nuvole bianche galoppavano nelle praterie del cielo, tra le sue increspature; caracollavano leggere dietro i monti. Sembravano dipinte, così diafane e irraggiungibili.
Sergio, al piano di sopra, stava correggendo i compiti dei suoi studenti nello studio zeppo di librerie. Gli era piaciuto così: un ambiente ampio, stipato di libri, con un’intera parete a vetri che dava sul silenzio della campagna.
Nel giardino di fronte, oltre la staccionata, i bambini giocavano comicamente con il triciclo, facendo lo slalom tra le aiuole. Sentivo i loro gridi belluini, misti a risate argentine, e i rabbuffi feroci della mamma.
«Federì, Ferdinà, vi fate male, a mamma.»
«Mà non ti preoccupare.» Mi piaceva guardarli.
Salii la piccola rampa di scale. Andai a stendermi sul tessuto morbido del divano e rilessi la lettera di Sergio. Un tempo, quelle righe mi esplosero in testa, rifilandomi un’atroce sofferenza. Feci una fesseria.
Rivedendola, mi sembrava che fosse trascorso un secolo da quella volta. Quelle parole non mi facevano più né caldo né freddo. Le leggevo con sentimenti incolori.
Come potevo biasimarlo, quando anch’io avevo una storia pesante alle spalle?
Quanto desideravo rimuovere quei tempi! M’immaginavo immersa in un mondo diverso, liscio, tranquillo, soft.
Oh, accidenti! Avevo perso la ragione, quando l’avevo letta la prima volta. Lui non mi aveva parlato del suo passato e io avevo subito pensato al peggio. La gelosia è una bestia che ti azzanna con lunghi artigli, ti tormenta peggio di un martello pneumatico, ti stringe in una morsa e non ti dà pace. Mi allontanai da Antonio, il mio primo fidanzato, perché sposò un’altra, ma con Sergio pure presi una bella tegolata.
Avevo sempre pensato che la mia vita dovesse scorrere all’interno di uno schema predefinito, tradizionale: fidanzamento con un giovane perbene, di buona famiglia, matrimonio all’età giusta e figli, possibilmente due. Ero una sognatrice? Chiedevo troppo? No, volevo solo un amore semplice, una vita normale. Invece, avevo sprecato tempo e salute in una storia contorta, sbagliata. Che delusione! In seguito ero stata attentissima a non entrare più nei campi minati.
Quando all’orizzonte si presentò Sergio, fu subito amore. Pensai allora che la mia vita, dopo lo sgarro iniziale, potesse finalmente scivolare nel mio progetto, quello schizzo esistenziale che mi attraeva tanto; ma poco dopo scoppiò la bomba. Allora, era troppo difficile accettarlo. Non mi andava proprio giù.
Andai in cucina. Avevo voglia di un gelato con la crema, innaffiato di caffè. Il sapore era aromatico, delizioso.
Aspirai dalla finestra aperta i profumi primaverili. La fragranza dei fiori di campo era acre e dolce al tempo stesso; mi regalava una gioia segreta, inebriandomi di dolci illusioni. Guardai fuori e fissai un punto lontano per ritrovare me stessa nella tranquillità dell’aria. Il passato era andato e ci avevo messo una pietra sopra. Chiuso a chiave il baule dei ricordi, volevo solo sorridere al futuro. Dinanzi a me gli estesi prati verdi, chiazzati da infiorescenze selvatiche, potevano competere divinamente con un cielo sconfinato che a tratti diventava bruno.