Cronaca
Le cartelle pazze di Equitalia Polis
di Antonio Tortora
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Da quello che percepiamo camminando per strada e ascoltando la gente che parla nelle piazze e sui marciapiedi delle vie principali della città c’è un annoso problema, in questi mesi giunto all’apice, che pare affliggere i cittadini contribuenti; un problema di cui, stranamente, tutti parlano tranne i media locali e nazionali, salvo eccezioni. Anche i politici, eletti dal popolo ma sempre intenti a perseguire fini divergenti da quelli indicati da coloro che li hanno votati, abbozzano e fanno finta di niente non dando, in tutti i programmi televisivi in cui si esibiscono e nelle numerose interviste che rilasciano sui più stupidi e ameni argomenti, alcuna concreta e doverosa risposta.
Ci riferiamo al modus operandi della società di riscossione Equitalia Polis che sta gettando scompiglio, sin dall’epoca in cui si chiamava Gestline ed era controllata dal gruppo bancario San Paolo Imi, nella città e nel resto della regione; si tratta di una delle 17 società partecipate che operano in tutta Italia, tranne in Sicilia, con una fitta rete di sportelli e che però si distingue per l’intento persecutorio con cui cerca di riscuotere tributi e multe in tutta la provincia napoletana ed anche nel resto della regione, in Molise, a Bologna, Padova, Rovigo e Venezia.
Basta recarsi presso uno qualsiasi degli uffici per rendersi conto della dimensione del problema. File disumane stazionano sin dall’alba e alcuni, stando a quanto denunciato dall’avv.Angelo Pisani (angelopisani.blogspot.com) leader dell’associazione Noi Consumatori, “cedono i primi numeri della fila, agevolando coloro che desiderano evitare disagi e lunghissime attese, ad un prezzo che varia tra i 10 e i 30 euro”. Ciò naturalmente non accade per colpa di Equitalia Polis tuttavia è proprio questa società che con i suoi comportamenti terrorizzanti e vessatori crea le condizioni necessarie a far verificare resse, preoccupazioni, danni economici e depressione sociale. Sono migliaia le persone che si accalcano, ogni giorno, agli sportelli per avere chiarimenti circa la propria posizione debitoria, per pagare eventuali tributi ma soprattutto per reclamare contro la prassi ormai consolidata di applicare fermi amministrativi (circa quattro milioni), ipoteche sugli immobili (circa duecentomila) spesso all’insaputa dei proprietari ed anche per importi inferiori agli ottomila euro e senza notifica di avvisi di mora, pignoramenti mobiliari (circa cinquemila), una discreta quantità di pignoramenti su conti correnti bancari in violazione della legge sulla privacy ed infine alcuni milioni di solleciti di pagamento parte dei quali senza fondamento alcuno; e questi sono solo dati parziali e non certamente definitivi elaborati da un apposito Osservatorio costituito su iniziativa dell’avv. Pisani e di Noi Consumatori.
Per tali ragioni anche gli uffici del Giudice di Pace sono stati presi d’assalto, negli ultimi anni, da cittadini indignati che hanno presentato una marea di ricorsi. Oggi non è più facile ricorrere in quanto con la nuova normativa entrata in vigore dal primo gennaio 2010 è necessario pagare, per ciascun ricorso e indipendentemente dagli importi contestati, trenta euro di contributo unificato unitamente a otto euro di spese forfettizzate fino all’importo di euro 1100; oltre questa cifra e fino a 5200 euro per avviare la procedura sarà necessario pagare all’ufficio del “magistrato onorario” e “non togato” settanta euro più otto euro di spese forfettizzate. Tutto ciò potrebbe apparire anticostituzionale in quanto se da un lato coloro che fanno ricorso per abitudine rinuncerebbero dall’intasare i Tribunali dall’altro i cittadini meno abbienti dovrebbero desistere dal far valere le proprie ragioni e il proprio diritto di difesa, in sede giudiziaria, di fronte a un ingiusto privilegio della Pubblica Amministrazione venendo meno la parità delle parti in contraddittorio oppure sarebbe costretto a versare il balzello che, in caso di vincita del ricorso, non avrebbe la possibilità tecnica di recuperare vista la complessità dell’iter burocratico. Già nel 2004 il legislatore introdusse l’obbligo di versamento di deposito cauzionale in caso di ricorso al Giudice di Pace ma la norma fu dichiarata incostituzionale per le ragioni succitate. Insomma è una situazione ingarbugliata da cui è difficile uscire.
Ma torniamo a Equitalia Polis che, al di là delle sacrosante perplessità maturate da parte dei cittadini letteralmente perseguitati e terrorizzati da ogni squillo di citofono e da ogni arrivo di plichi postali, da parte di tutte le associazioni di consumatori che hanno attivato appositi sportelli di consulenza e hanno elaborato modelli da utilizzare per i ricorsi nonché da parte di studi legali come Marino, Carlomagno e Pisani che hanno professionalmente scelto di difendere i contribuenti, è stata investita circa un anno fa da una bufera giudiziaria che ha visto nel mirino del pubblico ministero di Napoli Valeria Gonzalez y Royero e del giudice Maria Vittoria De Simone i vertici della società di riscossione fra cui l’ex presidente Attilio Befera, oggi direttore dell’Agenzia delle Entrate, Renato Scognamiglio, Antonio Cantalamessa, Antonio Scognamiglio, Mauro Bronzato, Marco Rossigni e Andrea Rigoni. Il reato ipotizzato è abuso d’ufficio derivante da iscrizione di ipoteche immobiliari per debiti fiscali inferiori al tetto stabilito dalla legge (ottomila euro), mancato controllo di servizio di notifica degli atti, addebito ai contribuenti delle spese di iscrizione e cancellazione ipotecarie. Dunque al di là delle note di colore riportate sulla stampa nazionale e relative alle “cartelle pazze”, di cui ciclicamente si parla superficialmente, come se fosse normale in un Paese civile l’essere perseguitato senza ragione e per banali errori, gli atti giudiziari danno forma e concretezza a reati gravi che, se confermati, potrebbero portare all’interdizione dai pubblici uffici di gran parte degli indagati. Anzi in caso di accoglimento delle accuse da parte del pubblico ministero le norme relative alla riscossione dovrebbero essere tutte riscritte. Ma il Tribunale semplicemente “non ha fatto nulla, non ha deciso, mentre il giudice De Simone è stato trasferito alla Direzione Nazionale Antimafia a Roma e il nuovo giudice neppure è stato nominato” è scritto in un documento redatto dai lavoratori di Equitalia Polis.
Qualcosa che non va nel sistema della riscossione potrebbe esserci, viste le recenti bufere giudiziarie che poi si arenano inspiegabilmente in “porti delle nebbie” da cui la verità definitiva tarda a uscire allo scoperto, mentre migliaia di contribuenti vanno a finire sul lastrico e innumerevoli aziende sono costrette a chiudere in un momento di crisi congiunturale che non ha precedenti; il tutto nella più completa indifferenza dei politici locali e nazionali sommamente concentrati sulle prossime elezioni . Non si può credere che nessuno ha pagato multe (in merito alle quali sono scoppiati molti scandali per autovelox modificati e limiti di velocità assurdi), tasse, imposte e tributi per tanto tempo; a causa dei furbi che sempre sono esistiti e sempre esisteranno nessuno può essere abilitato a sparare nel mucchio solo per far battere cassa a uno Stato che rischia la bancarotta ad ogni finanziaria, ciò indipendentemente da chi siede al governo.
D’altra parte con la nuova dirigenza di Equitalia Polis le cose non sono cambiate anzi si registra una crisi interna che ha visto costretti i Lavoratori Esattoriali Equitalia Polis e la Confederazione Sindacale Nuova Tutela a redigere un documento inviato ai ministri Tremonti e Brunetta, ai presidenti del Senato e della Camera Schifano e Fini, al Procuratore Capo della Repubblica di Napoli Lepore e ai pubblici ministeri Gonzalez specializzata in reati contro la Pubblica Amministrazione e Henry John Woodcock già titolare di numerose inchieste a carico di politici e personaggi influenti del mondo dello spettacolo, alla Procura Generale presso la Corte dei Conti, ad alcuni politici ed infine a giornalisti come Feltri, Mauro, Lindner e Gabanelli.
Il contenuto del documento fa emergere uno spaccato preoccupante di mobbing e soprusi attuati all’interno dell’azienda contro alcuni funzionari e quadri intermedi ( è ancora viva l’impressione del gesto estremo con cui il giovanissimo dirigente Giovanni Siragusa si lanciò nel vuoto dal 15° piano della sede di Equitalia Polis nel maggio scorso) messi sotto pressione da giochi di potere, avvicendamenti e scaricabarile continui per far sfuggire i veri colpevoli alle responsabilità che da più parti vengono contestate. Dall’ aprile del 2009 l’amministratore delegato della società è Benedetto Mineo “vicino all’ex governatore della Sicilia Totò Cuffaro e amico del Ministro di Giustizia Alfano”, presidente è Renato Mancini “dell’entourage del capogruppo PdL al Senato Maurizio Gasparri”, vice presidente è Pierpaolo Supino “stretto parente di un generale della Guardia di Finanza” mentre M.Mastrominico, “figlio del Presidente del Tribunale di Salerno”, è diventato responsabile del settore legale. Il fatto di dare incarichi a personaggi di così chiara fama potrebbe rappresentare una scelta eccellente; tuttavia ci si potrebbe trovare in casi palesi di conflitto d’interesse e nel documento si parla di volontà di “scaricare i vecchi e di nominare persone gradite ai poteri forti”.
I lavoratori esattoriali, ormai esasperati, chiedono “il commissariamento di Equitalia Polis in quanto la politica deve dare spazio ai giovani, valorizzandoli, e non spingendoli al macello” mentre l’avv. Angelo Pisani attraverso il Centro Studi diritti del contribuente di Noiconsumatori.it chiede “l’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta e la convocazione di un incontro con i rappresentanti delle istituzioni e delle pubbliche amministrazioni per la modifica della scandalosa normativa riguardante le procedure di riscossione”.
Tra problemi gravi interni all’azienda e abusi reiterati nei confronti di 15 milioni di cittadini colpiti con punte massime di errori e casi anomali ai danni dei contribuenti proprio nel Sud Italia, si registrano diffuse irregolarità, mancanza assoluta di trasparenza e violazione delle norme previste dallo statuto del contribuente; “di queste irregolarità – dice Angelo Pisani – il 40 per cento sono da considerare insanabili in quanto vengono violate più norme contemporaneamente” e già diversi giudici partenopei, sia dei tribunali ordinari che dell’ufficio del giudice di pace (Gattoni, Marzano, Salvatore e Mari) stanno dichiarando fuorilegge il fermo amministrativo sui veicoli per presunte multe non pagate e per cartelle esattoriali spesso mai notificate consentendo all’associazione Noi Consumatori (
www.noiconsumatori.org) di chiedere il risarcimento del danno esistenziale e turbativa della qualità della vita del cittadino vessato con condanne alla Società di 500 euro per i danni provocati e oltre mille euro di spese legali. Inoltre, avvenendo tutte le procedure tramite computer e non predisponendo accurati controlli a causa dell’ansia con cui si vuole riscuotere il presunto debito, dati errati dei contribuenti vengono diffusi nel circuito finanziario marchiando a tempo indeterminato soggetti che vengono identificati dalle centrali di rischio come “insolventi e cattivi pagatori” mettendo di fatto in difficoltà innumerevoli persone che si vedono precluse tutte le vie a mutui, prestiti e finanziamenti, in quanto già condannate prima ancora di potersi difendere.
Le tasse vanno pagate senza dubbio alcuno, anche se l’imposizione fiscale è decisamente troppo alta a fronte di servizi scadenti e incivili per un Paese industrializzato e patria del diritto (sanità da terzo mondo, scuola antiquata e con annosi problemi strutturali, giustizia con processi di lunghezza biblica, opere pubbliche faraoniche e inutili senza alcuna manutenzione per l’esistente, previdenza e welfare allo sbando e senza regole); tuttavia vanno pagate e l’Italia è piena di cittadini di buona volontà che fanno il loro dovere giorno dopo giorno. Dunque l’immagine di un Paese di evasori e di furbi costruita ad arte dai media lottizzati dal potere politico non può in alcun modo giustificare abusi e prepotenze su milioni di persone che, umiliate, sono costrette a pagare anche quanto non è dovuto per prescrizione dei tempi o per errori gravi, facendosi soffocare dalla morsa di un business fisco-riscossione nelle mani di oligarchie politico-bancarie che sfuggono al controllo degli stessi personaggi che hanno loro conferito poteri illimitati. Un qualunque privato che si comportasse in un modo simile verrebbe denunciato per usura e minacce e non si capisce perché nessuno faccia nulla per bloccare un sistema che sta mietendo vittime, anche innocenti, in una città dove una innegabile tensione sociale è sotto gli occhi di tutti.
Il Presidente di Equitalia Polis, da Roma, ci scrive la lettera che segue:Gentile Direttore,
in merito all’articolo pubblicato oggi su
www.napoli.com dal titolo “Le cartelle pazze di Equitalia Polis”, a firma di Antonio Tortora, si ritiene opportuno precisare quanto segue.
Equitalia Polis, società del Gruppo pubblico Equitalia, per legge ha il dovere di recuperare i tributi non pagati ai vari enti impositori, unici titolari del credito. In qualità di agente della riscossione non può ad alcun titolo pronunciarsi riguardo al merito e alla legittimità della pretesa debitoria nei confronti dei contribuenti.
Ciò premesso, è del tutto fuori luogo accusare Equitalia Polis di “intento persecutorio” e “comportamenti terrorizzanti e vessatori” riferiti alla “prassi ormai consolidata di applicare fermi…ipoteche…pignoramenti”, come riporta l’articolo. L’agente della riscossione, infatti, svolge la sua attività istituzionale di recupero dei tributi iscritti a ruolo in applicazione della normativa vigente. Le procedure cautelari vengono attivate soltanto dopo che i contribuenti sono stati avvisati in merito alla loro posizione debitoria e comunque mai prima che siano scaduti 60 giorni dalla notifica della cartella, così come prevede la legge.
Obiettivo di tutto il Gruppo Equitalia è ripristinare la legalità e non “affliggere i cittadini contribuenti”, come invece si legge nell’articolo, tenendo sempre presente che il recupero delle somme non pagate ai vari enti impositori è un atto di giustizia nei confronti di tutti i cittadini che pagano regolarmente le tasse.
Considerato il contenuto altamente diffamatorio dell’articolo, Equitalia Polis rende noto che ha dato mandato agli uffici legali di intraprendere tutte le azioni opportune al fine di tutelare l’onorabilità e l’immagine della società.
Distinti saluti
Il Presidente di Equitalia Polis
Renato Manzini
Poiché la lettera del Presidente di Equitalia parla di "contenuto altamente diffamatorio dell'articolo" e di aver "dato mandato agli uffici legali di intraprendere tutte le azioni opportune al fine di tutelare l'onorabilità e l'immagine della società", mi sembra doveroso precisare che l'articolo ha solo contestualizzato una serie di avvenimenti - peraltro già ampiamente riportati dalla stampa nazionale e locale, dai blog, dai social forum, dalle organizzazioni sindacali, dalle associazioni di consumatori e da innumerevoli altri media - che potevano apparire interessanti nel già critico panorama napoletano. La documentazione e le fonti di quanto raccolto e pubblicato recentemente anche da altre testate è a disposizione.Nessun intento diffamatorio, quindi, tanto che i dirigenti della società vengono definiti "personaggi di chiara fama" e frutto di "una scelta eccellente".Abbiamo solo posto l'accento su una situazione di grave malessere che serpeggia nella cittadinanza senza mettere in discussione alcuna il "dovere di recuperare i tributi non pagati ai vari enti impositori", scrivendo, anzi, che "le tasse vanno pagate senza dubbio alcuno".È certo però che i cittadini si sentono vessati e terrorizzati per l'applicazione di leggi non adeguate ai tempi ed alle situazioni. Cartelle pazze, errori di notifica, notifiche "fantasma" presso le case comunali, pignoramenti e addirittura vendite all'asta all'insaputa del contribuente non contribuiscono certo a sfatare queste sensazioni.Equitalia non può, evidentemente, "pronunciarsi riguardo al merito e alla pretesa debitoria nei confronti dei contribuenti" in quanto ha l'esclusivo compito di riscuotere. Dovrebbe, però, migliorare il proprio approccio col pubblico che - in fondo - è il suo vero "datore di lavoro": le innumerevoli file agli sportelli e all'interno degli uffici, operatori di sportello che non sempre riescono a fornire risposte esaurienti, strani personaggi che "vendono" precedenze andrebbero eliminate per far sì che, applicando le leggi in modo più riflessivo ed "umano" e dando informazioni cortesi, semplici, concise ed utili, il lavoro possa svolgersi in serenità per i contribuenti e per gli stessi operatori.S. C.