Cronaca
Il ritorno del Parlamento delle Due Sicilie
Sabato scorso, grande appuntamento al Maschio Angioino
di Angelo Forgione
I Napoletani e il Sud intero hanno bisogno di recuperare le proprie radici, la propria autoconsapevolezza, e vanno rappresentati di fronte alle istituzioni che da 150 anni li tagliano fuori dallo sviluppo. E proprio in nome di queste priorità che, dopo 150 anni dalla fine del Regno delle Due Sicilie, presso l’Antisala dei Baroni del Maschio Angioino è rinato il “Parlamento delle Due Sicilie”. Nelle intenzioni dei promotori dovrà essere uno “strumento” per la discussione dei problemi che interessano il mezzogiorno d’Italia e per inoltrare proposte costruttive e produttive a riguardo. L’evento ha riunito 100 meridionali convinti provenienti dalle antiche provincie duo siciliane e dagli antichi Sedili Napoletani, ma anche di emigranti all’estero, tutti in una sala riempita anche da giornalisti e curiosi.

Un’iniziativa dal grande significato storico-culturale confermata dal fatto che i promotori del Parlamento delle Due Sicilie hanno messo insieme uomini propositivi e di cultura dell’antico Regno, selezionandoli in base all’attaccamento alla propria terra già dimostrato negli ultimi anni con fatti concreti e riunendoli in 13 commissioni di lavoro o “ministeri”. Tra loro molti personaggi noti dell’imprenditoria, dello spettacolo e del professionismo napoletano e non.

Il rinato parlamento riprende da dove aveva lasciato nel 1860, con gli stessi simboli di allora appartenenti alle radici del sud solcate ogni giorno e non da qualcosa partorito dalle agenzie pubblicitarie moderne. Sarebbe quindi un grave errore confondere le insegne borboniche, le bandiere e le guardie borboniche viste al Maschio Angioino con il folklore partenopeo e tantomeno con una nostalgia per la monarchia napoletana. Bisogna invece inquadrare queste icone in un discorso di orgoglio per il passato di una Capitale e un territorio che corrono il rischio di  perdere la propria identità e farne l’esempio da proporre ai meridionali tutti per dimostrare che un grande passato meridionale c’è stato e deve esserci in futuro.

Gli obiettivi del Parlamento del Sud, rispettoso della Costituzione della Repubblica e senza intenti secessionisti, sono quelli di restituire proprio l’autoconsapevolezza e l’orgoglio attraverso la conoscenza della storia d’Italia, un paese dal quale quel sud ricco e progressista è stato tagliato fuori dopo essere stato spogliato delle proprie ricchezze, senza che oggi abbia una classe politica degna di rappresentarlo. Tutto questo passa attraverso l’avanzamento di proposte concrete di ciò che realmente si può fare per il Sud e la creazione di una classe dirigente che sia in grado di stabilire un dialogo con le Istituzioni, cosa che appunto manca al meridione dal 1860.

Il Parlamento avanzerà proposte concrete da sottoporre agli organi legislativi romani grazie agli strumenti previsti dalla Costituzione italiana, primo fra tutti l’articolo 50 in base al quale tutti i cittadini possono rivolgere petizioni alle Camere per chiedere provvedimenti legislativi o esporre comuni necessità.

La riunione di Sabato scorso è stata inaugurata con la benedizione del Parlamento officiata da Don Giuliano Lilli, parroco di Roccaravindola in provincia di Isernia. I lavori sono proseguiti con la presentazione dell’iniziativa e con gli interventi accorati di alcuni rappresentanti che hanno dato forza ai propositi e una forte dose di orgoglio ai presenti prima di ricevere la nomina ufficiale; infine, all’esterno di Castel Nuovo si è ripresa l’antica cerimonia delle insegne e dei simboli delle antiche provincie, ovvero la “mescolanza delle acque e delle terre delle Due Sicilie” secondo la quale si sono uniti gli elementi naturali che ognuno ha portato con se dalle varie regioni del meridione.

E allora bentornato al Parlamento delle Due Sicilie e arrivederci alla prossima riunione a Palermo.
18/1/2010
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