Recensioni
“Spritz!”, il gusto avventuroso della vita
Il romanzo di Laura Ruzickova tra umorismo, fantasia e realtà
di Emanuela Cicoira
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Chiunque abbia un minimo di senso dell’umorismo e non apprezzi un romanzo solo se nasconde un trattato di filosofia teoretica tra le sue trame, legga “Spritz!”, prima uscita della collana ChickCult della casa editrice ARPANet.
Poiché l’autrice, oltre a essere molto brava, è anche padovana, nelle librerie del Meridione non lo troverete facilmente. Ordinatelo; prenotatelo; fatevelo portare dai parenti nordici (chi non ne ha?…): sarebbe una piacevole lettura in questi ultimi giorni di festa.
Il primo romanzo di Laura Ruzickova ha per titolo il nome di una nota bevanda veneta; per sottotitolo una frase riassuntiva (“Ho rubato un ritratto”) e un inciso tra parentesi che è tutto un programma (“ma per amore di un megabastardo”)… Perché d’amore si tratta, ma non certo solo di quello! Il libro, ben scritto, è uno spritz letterario saporito, con sapiente dosaggio degli ingredienti.
C’è l’arte, passione di cui Anita Cortivo, io narrante, è riuscita (quasi…) a fare una professione; c’è la suspense dell’intrigo internazionale tra trafficanti di antichità; c’è l’amicizia – quella vera, quella per cui subisci un’ingiustizia e ti piombano in casa quattro persone a gruppi di uno-due temendo di trovarti “più di là che di qua” – ; ci sono i problemi dei trentenni di oggi, il lavoro precario, l’affitto da pagare… E poi, per l’appunto, c’è la storia inconsueta e intrigante, funestata da equivoci d’ogni ordine e grado, tra la ventinovenne storica dell’arte e il bel funzionario della dogana comparso come d’incanto nella sua vita, colpevole di averle fatto perdere il lavoro (oltre che la testa) per un eccesso di zelo professionale.
Durante l’allestimento di una mostra, infatti, su suggerimento di una collega acida e maligna, Anita fa appendere un quadro straniero trascurando il giusto iter burocratico-legale, il funzionario non se la tiene, e il risultato è un licenziamento in tronco a pochi giorni dal nuovo contratto che avrebbe significato per lei il passaggio dalla precarietà alla stabilità lavorativa (di questi tempi, ragazzi…).
Ma l’apparizione improvvisa dell’inflessibile dottor Marzio Cattaneo è anche fonte di un secondo e più sconvolgente shock: questi si rivela la materializzazione sputata del soggetto di un quadro del XIX secolo sottratto da Anita – per innamoramento “artistico” fulminante – a un ex datore di lavoro dalla dubbia moralità, il frequentemente menzionato “Maialone” (abbiamo detto tutto). Quadro che la nostra nasconde ancora nel suo appartamento malgrado i sensi di colpa da attentatrice di beni culturali…
La bella Padova con le sue gallerie d’arte, gli antichi caffè, le osterie di tradizione, i localetti mondani; Padova gironzolabile in bicicletta tranne in caso di uragano, regno della soppressa e della pasta e fagioli, sciccosa femme fatale spaparanzata sotto i Colli Euganei, fa da sfondo al turbinio di vicissitudini tragicomiche che sconvolge la vita della protagonista – mica la fantasia supera poi tanto spesso la realtà!... E la protagonista ha un’ironia coinvolgente, una spontaneità colloquiale, una sfiga inenarrabile, e qualche chilo di troppo, pertanto riesce sempre simpaticissima.
Agli amici dello spritz, pronti a riunirsi Da Sergio (detto “Un metro de ombre”) quando si presentano questioni da discutere in emergenza, si aggiunge una carrellata variopinta di figure, allegro carnevale di Venezia in fiabeschi abiti moderni.
Sono un prestigioso avvocato gay, una coppia di promettenti imprenditori dell’arte, un’anatomopatologa romantica che dipinge fiorelloni giganti. Sono la matrigna approfittatrice Daniela, la “megaboss” sanguinaria “Bloody Mary”, l’antiquario belloccio “Ermanno l’Inarrivabile”, Satana, il rottweiler di mezza tonnellata mangiatore di telefoni cellulari. Non ultima la banda della briscola, ottantadue anni il più giovane, perennemente allocata nell’osteria di Sergio…
Ogni personaggio ha la sua storia, le sue particolarità, i sui segreti; punti forti e deboli. Come le persone, del resto. Roteano a perdifiato attorno al ben congeniato nucleo di questo scatenato girotondo narrativo. Se fossero un quadro, sarebbero la versione affollata e vestita della colorata giostra di Matisse – la penna della fantasiosa Laura sa dipingere…
E, nel finale, la quadratura del cerchio…