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Cronaca
Gudmorning London
Parte 31: Would you like a brew?
di Laura Bonetti
A Londra ormai il cappotto si indossa quotidianamente e l’inverno ha deciso di ignorare l’autunno, rubandogli il posto con prepotenza. Le temperature sfiorano lo zero e il cielo e’cupo. Anche se non piove, il sole e’ timido e ormai non ha piu’ voglia di riscaldare Albione.

Alcuni inglesi sfidano il grigiore, sfoggiando colori accesi e cappelli di discutibile gusto. Altri invece di sera sfidano il freddo con una pinta di birra o con un bicchiere di whiskey, mentre di giorno si affidano alle “Brew”. Con questo termine, i locals chiamano principalmente gli hot drinks, ovvero, te’, caffe’ o cioccolato caldo. Le brew sono il toccasana di una lunga giornata di lavoro, la scusa per chiedere un appuntamento romantico o l’antidoto per calmare le acque in un meeting un po’ ostile. 

Chi degli “emigranti” e’ fortunato puo’ gustarsi un vero espresso in uno dei pochi café’ italo-londinesi, o meglio “Napolenglish”. Piccoli angoli di paradiso dove si ha la possibilita’ di immaginarsi nell’affollata via Toledo o nella panoramica Via Petrarca e godersi un buon caffe’, che rispecchi le canoniche tre “C”, molto care ai napoletani,  in tutta calma e in zone non turistiche. Gli altri dovranno accontentarsi del classico beverone d’asporto, dallo stesso colore del caffe’ ma dal dubbio gusto. Quest’ultimo ormai e’ diventato un accessorio di moda trecentosessantacinque giorni l’anno, e tende ad oscurare anche il rituale che da sempre accompagna la nostra cultura: gustarsi una tazzulella di caffe’ e farsi due chiacchiere con gli amici, apprezzando la vita “lentamente”, senza rincorrere il tempo.

 Colonna Sonora: Newton Faulkner, “People should smile more”

19/10/2009
  
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