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Cronaca
Gudmorning London
Parte 10 - Il G20 a Londra: una metropoli in assetto di guerra
di Laura Bonetti
La settimana scorsa si e’ tenuto a Londra il G20. I leader dei venti paesi piu’ industrializzati si sono riuniti per discutere e cercare risolvere problemi che riguardano l’economia globale, deliberando un piano di “ricovero” e di sostegno finanziario. Per quest’occasione, Londra si e’ trasformata in una citta’ blindata. Centinaia di poliziotti si sono schierati per far fronte alle diverse manifestazioni che si sono svolte, prima, durante e dopo il summit.

In effetti non sono mancate le proteste. Alcune pacifiste, come quella organizzata vicino al quartier generale della Royal Bank of Scotland contro il Global warming, altre di natura riottosa. I giornali locali hanno riferito che proprio le contestazioni piu’ pericolose sono state organizzate da un gruppo di anarchici italiani, chiamato Guerriglieri Anomali, che si sono serviti dei moderni social network per allestire le manifestazioni londinesi. I principali target sono stati gli uomini d’affari della finanza, colpevoli, secondo i manifestanti, di aver generato la crisi grazie alla loro avidita’.

E’stato consigliato loro di evitare un abbigliamento troppo raffinato e di puntare su jeans e polo per non dare nell’occhio e per evitare di essere bloccati dai manifestanti e subire ritorsioni. Gli scontri piu’ pesanti sono avvenuti nei pressi della Banca d’Inghilterra, dove la polizia ha cercato di disperdere centinaia di manifestanti, che minacciavano gli agenti a cavallo lanciando bottiglie, e nei pressi della RBS, le cui vetrine sono andate in frantumi. Sempre in quelle zone, e’ stato trovato un morto, molto probabilmente deceduto per cause naturali. E’stata comunque aperta un’indagine per chiarire ogni possibile dubbio.

In ogni caso eventi come il G20 comportano una forte, tensione visto che il mondo sta attraversando un periodo molto instabile e che cosi’ tante persone hanno perso il posto di lavoro ultimamente. Sono soprattutto i giovani a vivere un malcontento visto che non si riesce a delineare per loro un futuro roseo. Bisogna pero’ sempre considerare il modo in cui si esprime il dissenso visto che, come cantavano i Beatles nella loro celebre Revolution: “Tutti vogliamo cambiare il mondo, ma se mi parli di distruzione, allora puoi contarmi fuori”.

Colonna Sonora:  The  Beatles,  “Revolution”

6/4/2009
  
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