L'Opinione
Monogamia necessità o virtù?
I fondamenti culturali e biologici della stabilità di coppia nella specie umana
di Achille della Ragione
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Molti studiosi ritengono che la monogamia nell'uomo sia il prodotto unicamente di un'evoluzione culturale, perchè sin dalla notte dei tempi i nostri antenati hanno cercato di formalizzare le relazioni sessuali, dando luogo con la famiglia alla base del tessuto sociale. Vivere in coppia crea vantaggi per entrambi: protezione per la donna, collaborazione per l'uomo e, generando dei figli, si può avere assistenza nel lavoro ed un sostegno divenuti vecchi.
In epoca storica la monogamia, trionfante nella società borghese, è stata fortemente incoraggiata dal Cristianesimo che prima di farne un sacramento ne ha fatto una necessità in nome della non violenza, perchè la poligamia,se da un lato avrebbe favorito la fertilità e la riproduzione, dall'altro imponeva l'uso della forza da parte del maschio per procacciarsi e conservarsi le femmine. La dottrina cristiana sul matrimonio influenzerà il cammino dell'umanità perchè molti popoli anche di religione diversa trarranno ispirazione per regolare fecondità e rapporti tra i sessi.
I Vangeli non parlano di monogamia esplicitamente e sarà Paolo a farne un pilastro dell'organizzazione sociale in occidente, impregnando il matrimonio di una morale sessuofobica, che ha condizionato pesantemente la storia della Chiesa. Le sue affermazioni oggi appaiono come delle emerite e demenziali corbellerie, ma hanno trasformato il mondo più di tante teorie scientifiche o filosofiche. Per Paolo l'amore è una follia, una malattia, il prodotto di una mancanza, di un disordine; l'attività sessuale è una cosa vile. Nella Lettera ai Corinzi esclama:"Non toccare donna è cosa buona per l'uomo....colui che sposa la sua vergine fa bene e chi non la sposa fa meglio... il matrimonio è inferiore alla verginità Paolo è però costretto ad accettare la necessità del matrimonio, non solo per la riproduzione, ma anche per dare uno sfogo alla concupiscenza, egli ritiene che debba essere monogamico e non debba perseguire il piacere.
Nella lettera agli Efesini afferma: "L'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna ed i due formeranno una carne sola". All'inizio non si poteva ipotizzare che la nuova religione potesse imporre i suoi dettami in un mondo dominato dalla poligamia che imperava sia a Gerusalemme che a Roma. Ci vorranno quasi duemila anni prima che la monogamia diventi una realtà per l'Occidente. Il Cristianesimo conquisterà Roma e nel IV secolo diventerà ufficialmente religione di Stato. Il matrimonio si baserà costantemente su scelte fatte dalle famiglie senza che i futuri sposi si conoscano ed a volte addirittura quando sono ancora dei bambini. L'amore è un sentimento sconosciuto e per incontrarlo dovremo attendere il IX secolo per trovare nel Giuramento di Strasburgo, scritto nell'842, in una lingua precedente al francese per la prima volta il termine amur, che nel 1100 diventerà amour; ed è a partire da questo secolo che, mentre nel resto del mondo la poligamia domina incontrastata, in Occidente la monogamia si imporrà come modello vincente per gran parte della popolazione, fino ad anni recenti quando ha cominciato a scricchiolare per il disfacimento dei costumi e per la conquista da parte della donna di più ampi spazi di libertà.
I futurologi pontificano che la coppia stabile ha i giorni contati e sia destinata ad estinguersi per lasciare spazio a nuove forme di unione, dal sesso virtuale alla famiglia allargata; molti prevedono che tutti avranno più partner con la stessa disinvoltura con la quale oggi abbiamo più amici e le scoperte della scienza, dalla fecondazione assistita alla telematica, agevoleranno la gestione delle relazioni multiple. Un quadro tra fantasia ed allucinazione che potrà verificarsi solo e soltanto se saranno violate delle norme categoriche previste dalla biologia, che sono alla base della monogamia nella specie umana.
Una prima circostanza che spinge le coppie umane a divenire stabili, sviluppando caratteristiche che tendono a fortificare il rapporto, come la fedeltà e la gelosia, è legata al lungo periodo impiegato dai cuccioli... della nostra specie a divenire autonomi, un tempo paragonabile a quasi un terzo della vita, a differenza di molti altri animali, i quali, in periodo molto più breve, diventano adatti al concepimento ed in grado di procacciarsi il cibo. Tutte le coppie animali restano unite fino alla maggiore età dei discendenti, una regola rispettata anche quando non si tratta di coppia, bensì di un rapporto poligamico, come il caso del leone, che rimane in gruppo con le sue leonesse fino alla completa autonomia dei novelli re della foresta. Più consistente il secondo motivo: Il genere umano presenta infatti, per il perpetuarsi di un meccanismo di tipo omeostatico molto sofisticato e solo in parte conosciuto, una percentuale costante del 50% di maschi e di femmine.
Questo postulato biologico è alla base della monogamia della nostra specie. A lungo nei secoli scorsi si è data la colpa alla donna quando non generava un figlio maschio, poi si è creduto che era l'uomo attraverso i suoi spermatozoi a stabilire il sesso della prole; ma erano scoperte fallaci: a determinare una eguale e costante percentuale tra i due sessi presiede un mirabile meccanismo ancora del tutto sconosciuto. La presenza in una popolazione, come ad esempio quella italiana, di un maggior numero di donne è legato unicamente alla maggior durata della vita femminile, caratteristica costante in tutto il mondo.
Ma ha ben poca importanza se esaminando le classi di età più avanzate (oltre i 60-70 anni) troviamo più donne che uomini, l'importanza è che nell'età feconda vi sia un perfetto equilibrio tra i due sessi. Questa "armonia percentuale", necessaria per il quieto vivere delle famiglie, della società e degli Stati è tenuta sotto controllo in maniera a dir poco prodigiosa: infatti in periodi post bellici, quando i maschi diminuiscono, per una generazione nascono meno femmine.
Una scoperta recente è stata l'osservazione che gli embrioni abortiti spontaneamente, nelle prime fasi della gravidanza, sono più frequentemente di sesso maschile, di conseguenza il rispetto della percentuale paritaria non avviene al momento della fecondazione, quando contiamo 170 maschi per 100 femmine, bensì nel momento più significativo, il periodo di maggiore fertilità, tra i 20 ed i 35 anni. La prospettiva di poter a breve scegliere il sesso dei propri figli deve farci riflettere sulla circostanza che la scienza, con le sue incessanti scoperte, rende le nostre scelte sempre più difficili e che le chiavi del nostro destino sono in gran parte nelle nostre mani, se sapremo valutare correttamente i quotidiani cambiamenti provocati dal continuo progredire delle conoscenze.
Il poter leggere, grazie alle continue scoperte scientifiche, nel gran "libro" della natura le tracce inequivocabili di un ordine deve invitarci ad una profonda riflessione e la stupefacente maniera con la quale la natura programma il rapporto percentuale tra i sessi ne rappresenta uno degli infiniti esempi. Il Newton nel porre termine al suo "Philosophiae Naturalis Principia Matematica", una tra le più importanti opere dello scibile umano, non ritenne fuori luogo dissertare sugli attributi di Dio. Sia perciò permesso, ad un laico inveterato, blasfemo nei riguardi delle parole di un Padre della Chiesa, invitare tutti a meditare sulla certezza che tali delicati meccanismi è assolutamente improbabile che siano sorti per combinazione!
Per una più esauriente disamina dell'argomento consiglio di consultare su internet il mio saggio la Fecondazione in vitro: vantaggi attuali e rischi futuri